Come è noto, alcune regioni del Centro e del Nord (prime tra tutte Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) hanno richiesto allo Stato, anche dopo consultazione referendaria, un ampliamento dell’autonomia, seguendo quanto prevede l’articolo 116 della Costituzione. In estrema sintesi, l’obiettivo è trattenere sul territorio più risorse derivanti dalle tasche dei cittadini di quelle regioni.
E’ inevitabile che ciò crei allarme ad altre latitudini. Per esempio, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha scritto al presidente del Consiglio, affermando, tra le altre cose:
- “Ciò che preme alla collettività da me rappresentata e che desta grandi preoccupazioni in tutto il Meridione, è di evitare che nell’ambito del procedimento ex art. 116 terzo comma Costituzione, vengano pregiudicate le ragioni di solidarietà sociale, perequazione, redistribuzione e assicurazione del giusto mantenimento dei livelli essenziali delle prestazioni a favore di tutti i cittadini”.
Non stupisce la presa di posizione di De Luca (condivisa, peraltro, da tutti i politici meridionali di qualsiasi parte politica, anche se chi è all’opposizione ha oggi vita più facile nell’esternare contro l’autonomia).
Non è una novità che i saldi tra dare e avere siano generalmente da sempre sbilanciati a danno di chi chiede maggiore autonomia. Per esempio, nel 2016 gli le uscite superavano le entrate, richiedendo quindi un trasferimento per ocmpensare la differenza, in Campania (-12 miliardi), Calabria (-10,8 miliardi), Puglia (-10 miliardi), mentre nella sola Lombardia il residuo fiscale ammontava a 56 miliardi.
A costo di semplificare, lo stato sociale nelle regioni meridionali è interamente a carico delle regioni centro-settentrionali. C’è perfino chi, come lo Svimez, la cui unica funzione a me è sempre parsa quella di dare una veste pseudoscientifica alle rivendicazioni del meridione su risorse prodotte altrove, si spinge ad affermare:
- “Le Regioni del Nord non sfidano solo la legge e la Costituzione, vanno contro i loro stessi interessi”.
Inevitabilmente la parola “solidarietà” in tutte queste lagnanze è usata ampiamente. Meno usato è il termine “parassitismo”, ma la sostanza, quando una parte è strutturalmente prenditrice e l’altra è suo malgrado pagatrice, non vedo come possa essere diversa.
Che danno infinito è stata l’unità d’Italia per i cittadini padani
Infinito ancor di più oggi, con gli pseudopadani al governo
La storia occorre conoscerla, fu un danno più per il meridione più che dei padani.
Poi le cose cono cambiate.