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Banche e sindacati, i paladini della mediocrità

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di MATTEO CORSINI

Il settore bancario è notoriamente quello nel quale si registra il più alto tasso di adesione dei lavoratori dipendenti a organizzazioni sindacali. Il sindacato con più iscritti nel settore bancario è la FABI, all’interno della quale il segretario generale è Lando Maria Sileoni, un signore che ha iniziato a fare il sindacalista a 17 anni e che suppongo non possa dire di avere maturato una grande esperienza operativa in filiale o in un ufficio di banca.

Come è noto, il settore è in crisi da anni, dato che l’evoluzione tecnologica, unitamente a una corsa ad aprire sportelli ovunque nei primi anni Duemila, ha portato ad avere un eccesso di capacità produttiva che non è ancora stata riassorbita nonostante l’uscita dal lavoro di circa 60mila bancari nell’ultimo decennio. La duratura e profonda crisi economica ha fatto il resto.

Essendo quello del lavoro un costo dei più rigidi, è evidente che vi sia la necessità, a maggior ragione considerando i rapidi cambiamenti dello scenario competitivo, di renderlo più flessibile. Finora è stato fatto mediante l’uso estensivo dei fondi esuberi (ossia prepensionamenti) e dei contratti a termine per i più giovani.

I sindacati hanno difeso a spada tratta per lo più i lavoratori senior, che costano il doppio dei neoassunti e spesso non hanno una produttività proporzionalmente doppia (anzi), come peraltro avviene in tutti i settori.

Di fronte all’ipotesi, già adottata in via sperimentale, di introdurre contratti a retribuzione ibrida, ossia dando un ruolo maggiore alla componente variabile a fronte di una riduzione della componente fissa, Sileoni esprime un fermo rigetto: “Legare la retribuzione annua all’andamento del budget della filiale, agli utili delle banche o alla capacità dei singoli di vendere specifici prodotti rischia di disallineare l’intero comparto. Chi lavora per una banca in utile guadagnerebbe molto di più e noi non vogliamo creare due velocità retributive, una riservata ai lavoratori della banca in utile e un’altra no.”

Pensate che stranezza: un’azienda che va bene arriverebbe a pagare meglio i suoi dipendenti rispetto a una che perde soldi. Tutto ciò sembra intollerabile per Sileoni. Molto meglio una sana mediocrità, un livellamento delle retribuzioni (inevitabilmente verso il basso) e guai a fare differenze tra chi rende di più e chi rende di meno. Però poi non ci si stupisca se le cose non vanno proprio benissimo.

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2 COMMENTS

  1. La Globalizzazione ha introdotto vari pensieri di cambiamento in un mondo in continua evoluzione, ma purtroppo non sono stati capiti e fortemente combattuti invece di ragionare e seguire le possibili soluzioni per cambiamenti favorevoli alla riduzione dei costi della vita in modo concorrenziale.
    Il mondo del passato si era sviluppato prevalentemente sul Capitale, ossia sulla speculazione finanziaria in modo che la produzione sia Industriale che Artigianale ancor prima delle tasse, doveva onorare le speculazioni del Capitale sugli investimenti.
    Ciò permetteva ai possessori di Capitali di vivere di rendita senza lavorare, con il bene placido delle Nazioni che beneficiavano sui costi maggiorati dei prodotti che accrescevano il valore del Prodotto Interno Lordo e relativi maggiori introiti delle tasse.
    Il cambiamento per chi ha voluto adattarsi dopo la crisi in continua evoluzione, ha visto una notevole riduzione del Potere speculativo dei Capitali che in conseguenza della deflazione Monetaria hanno accusato gravi perdite di cui molte costrette al fallimento, riversando le perdite sui risparmiatori, mentre i Governi stavano a guardare rinnegando la Sicurezza bancaria sui depositi dei Capital dei risparmiatori.
    La soluzione più azzeccata conseguente alla crisi che ha visto derubare tante famiglie, auspica un cambiamento per garantire il lavoro e nello stesso tempo sfruttare al meglio i risparmiatori, suggerisce nell’unirsi in Associazioni o Cooperative di Capitali al di fuori delle Banche e promuovere lo sviluppo industriale o artigianale secondo le proprie forze di Investimento Associate allo sviluppo di soluzioni innovative ai bisogni della Comunità.
    Vi sono tantissimi progetti innovativi formulati sul risparmio che i Governi non concordano perché andrebbero a ridurre il PIL aumentando il divario fra PIL e Debito Pubblico che attualmente ha raggiunto livelli di non ritorno.
    In sostanza, quello che farebbe bene alla Comunità non va bene per il sistema Economico impostato dalle Politiche Economiche e lavorative dello Stato.
    Le garanzie: Con lo sviluppo delle Associazioni in matrimonio fra il capitale dei Soci e lo Sviluppo Industriale, diversamente dalle Società per Azioni, beneficiamo del lavoro garantito secondo le capacità professionali dei Soci ed inoltre: sugli addizionali benefici provenienti dai bilanci di chiusura annuali ripartiti fra i Soci secondo la partecipazione finanziaria. Auguri. Anthony Ceresa Italia International Association.
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