«Ci sono due cose infinite, diceva Einstein, l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi». Di sicuro ce ne sono sempre meno sull’universo economico e finanziario guidato dalle banche centrali e dai governi.
Secondo una stima della J.P Morgan nell’eurozona ci sono più di €1.5 trilioni di debito con più di un anno che danno rendimento negativo. Non solo i governi ora chiedono denaro in prestito ma, pure, che i prestatori si accollino una perdita. Per avere un rendimento positivo bisogna acquistare obbligazioni tedesche e danesi di almeno sei anni, mentre quelle olandesi, austriache, svedesi e finlandesi a cinque anni. E col trend in atto si prevede che il club dei paesi a tasso negativo si allargherà. Interesse negativo significa prestare denaro pagando una penale per avere il privilegio di finanziare i governi. In che buco nero di stupidità siamo entrati? Qualche esperto, involontariamente spiritoso, precisa che se l’inflazione cresce meno velocemente del rendimento dei titoli, si guadagna in termini reali. Reali? Di reale non c’è più nulla, tutto nell’economia è ormai surreale. I titoli, ovviamente si possono vendere realizzando, in caso di aumento dei corsi, un capital gain. Ma è assurdo che il diritto di migliorare il reddito futuro o di accumulare una sostanza per la vecchiaia con i propri risparmi si sia trasformato in azzardo.
Ma una spiegazione a tutto questo c’è. Nel mondo reale l’interesse negativo esiste solo in caso di guerra o di altri eventi catastrofici, quando per salvare il proprio capitale si è disposti a pagare una penale per tenerlo al sicuro evitando di perderlo completamente. Se, oggi, molti investitori prestano denaro rimettendoci, significa evidentemente, che si aspettano una catastrofe economica. Non c’è altra spiegazione razionale. Quelli che una volta erano strumenti finanziari di massima affidabilità si sono trasformati in una sorta di opzioni call, con relativo pagamento di un premio. Il rischio di un collasso economico viene coperto con l’acquisto di bond svizzeri o di paesi nordici relativamente stabili come Germania, Danimarca e Finlandia su cui, appunto, si paga il premio. I titoli sovrani sono diventati dei derivati e le banche centrali che li acquistano degli hedge funds. Il risparmio gestito è ormai finanza da disperati e la ricerca spasmodica di rifugi finanziari conferma che tutti gli stimoli monetari sono falliti e che il sistema economico globale è in pericolo. Basta, del resto, considerare la deflazione nei mercato delle materie prime e dei prezzi industriali che segnala la fase di crack up del ciclo economico.
L’anno scorso la Banca Centrale Europea ha fatto un capolavoro di stoltezza imponendo un tasso negativo del -0.20% sulle riserve oziose delle le banche, ossia sui depositi che detengono presso l’istituto di emissione. E’ una tassa, tuttora operante per incentivarle a prestare denaro. Doveva essere una manovra espansiva ed invece è recessiva. Esempio: supponiamo che un’azienda italiana per acquistare un’azienda spagnola si faccia prestare denaro da Unicredit. L’azienda italiana paga gli azionisti di quella spagnola versando il denaro alla banca Bilbao. E’ possibile che il denaro rimanga in Unicredito dove gli azionisti spagnoli hanno un conto. Poiché il denaro non lascia mai il sistema bancario e dopo essere stato parcheggiato nei conti correnti di queste banche si trasforma in deposito presso la BCE, non può sfuggire alla tassazione del -0,20%. Dunque, il denaro versato dai nuovi azionisti italiani alla Bilbao o all’Unicredit passando dai conti correnti ai depositi, si trasforma, per le banche, in patata bollente di cui liberarsi subito. Ma se il denaro viene prestato all’industria, come la BCE vorrebbe, ci risiamo, perché si trasforma in deposito soggetto a tassa. Pertanto alle banche non resta che ridurre i loro depositi e per farlo l’unica soluzione è investire il denaro in titoli sovrani acquistandoli direttamente dalla BCE. Insomma tutte le strade portano a Roma: il sistema bancario finisce sempre con l’acquistare i titoli dei governi insolventi e facendo ribassare i tassi, ne facilita l’indebitamento. Invece di dare risorse alle industrie gliele sottrae col risultato di aggravare la depressione. Siccome parte di questi titoli ora dà rendimenti negativi, le banche li offrono alla clientela e comprano strumenti finanziari ad alto rendimento ma a più alto rischio aumentando così quello sistemico. In tutto questo giro non viene creato un euro di ricchezza netta.
Gli interessi negativi stanno provocando tutta una serie di incentivi perversi. Come nell’esempio, invece di incoraggiare le banche a investire nel settore industriale, incentivano ancora di più investimenti finanziari e speculazioni di ogni tipo che un tasso determinato dal mercato non permetterebbe mai. Investitori istituzionali, prudenti come fondi pensione e assicurazioni, in assenza di rendimenti, sono costretti, per finanziare pensioni e premi a diversificare il portafoglio in azioni aumentandone il rischio da cui per statuto dovrebbero rifuggire.
E’ mai possibile che nelle conferenze stampa di Mario Draghi i giornalisti economici non hanno mai il coraggio di fare obiezioni elementari come queste? Perché non gli contestano chiaro e tondo che gli interessi negativi sono una grave patologia finanziaria che demolisce la classe media, destabilizza i mercati e provoca distorsioni enormi? Perché non si fanno promotori di un serio dibattito monetario per spiegare alla collettività il dramma in atto? Altrimenti saranno i professionisti di slogan e del lancio di coriandoli ad attribuirsi il contradditorio.
Come la pianificazione statalista, anche quella monetaria porta al caos perché provoca sempre effetti esattamente opposti a quelli prefissati. Se lo stato impone un prezzo basso su mele e pere per aumentarne il consumo, non sarà più conveniente produrle e scompariranno dal mercato. Allo stesso modo le banche centrali fanno scomparire il risparmio che deve finanziare l’industria. Il risparmio non è altro che capitale che le banche raccolgono dalla collettività: il suo prezzo, come per le mele e le pere, dipende dalla domanda e dall’offerta e non può mai diventare negativo per il diktat delle banche centrali.
I banchieri centrali fanno errori, non li correggono ma vi perseverano per cui prevediamo che i tassi diventino ancor più negativi. Dopo averci portato nel deserto, come Thelma e Lousie nel film omonimo, premeranno sull’acceleratore verso il precipizio. Il che porta alla domanda finale: come è possibile che la macchina monetaria mondiale resti nelle mani di guidatori come questi?