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Nella battaglia per l’indipendenza ognuno ha un ruolo

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di ALESSANDRO MORANDINI

ruolo indipendentiDiscutendo di politica ci si può limitare al commento dei sondaggi o al commento dei voti ottenuti dal partito a cui si pensa di dover consegnare la propria speranza di indipendenza. Criticando,  puntualizzando qualcuno arriva ad immaginare di spostare, con il proprio intervento, con le proprie prese di posizione, i consensi.

Nell’istituzione degli indipendentismi padano-veneti si sarà già notato che queste espressioni di pensiero magico (credere di poter determinare conseguenze fuori della portata della propria influenza) non mancano. Soprattutto sono abbastanza frequenti gli appelli ai politici perché prendano decisioni diverse da quelle che stanno prendendo. I politici più importanti, quelli che hanno un ruolo importante nella Lega Nord, quelli di Indipendenza Veneta, chi guida l’iniziativa triestina, i tirolesi, Lucio Chiavegato ed altri sono costretti a prendere le decisioni fidandosi prevalentemente di se stessi. Alcuni di loro ascoltano i militanti, leggono gli interventi più acuti, valutano le posizioni degli intellettuali. Ma infine tendono a fidarsi molto del proprio intuito perché pensano che sia proprio grazie a quello che hanno avuto successo nel partito o nel movimento, ed in certo senso hanno ragione. Ma il politico, come ciascuno di noi, non è un agente perfettamente razionale: fidandosi quasi esclusivamente delle proprie doti intuitive prima o poi è costretto a sbagliare. Quando i suoi errori vengono a galla la sua superbia viene messa a dura prova, anche se senza di essa non avrebbe potuto guidare un partito o azioni collettive.

Non tutte le persone che si occupano di politica sono impegnate nella lotta per il potere all’interno di un partito, nella guida di un movimento (e c’è  sostiene che quasi tutti i partiti siano ormai ridotti alla dimensione di stato nascente o di movimento a causa del peso che ha assunto la televisione e, con essa, la personalizzazione della politica) o in altre similari iniziative. Tra queste persone alcune sono preparate, colte e possono contribuire positivamente all’evoluzione di un movimento, al consolidamento di una istituzione, al successo di un partito. Ma come possono contribuire se non vengono ascoltate? Come possono contribuire se chi ha potere nell’istituzione, nel partito, nel movimento quasi mai prende in considerazione ciò che hanno da dire?

Non raramente, come già si è detto, queste persone, spesso intelligenti, si riducono al ruolo di consiglieri o sovrastimano le loro opportunità di influenza ed il loro potere. Quasi sempre non sanno come funzionano i partiti, non sono abbastanza coraggiose, non sono eroi e quindi o non sanno far funzionare il partito o non sono capaci di generare un movimento. Come possono dare consigli sul potere se sono la testimonianza vivente di come si fa a non ottenere potere? Io penso che il compito di ogni persona che usi la sua formazione, il suo bagaglio culturale, la sua intelligenza per dare un contributo alle riflessioni sulla lotta politica non sia quello di sostenere questa o quest’altra corrente, questo o quest’altro leader, questa o quest’altra fazione. E non sia neanche quello di dare consigli ai politici o di immaginarsi politici. Tutte queste attività sono utili se vengono esercitate all’interno di una organizzazione, per avere consensi e potere, o con il fine esplicito di aggregare un nuovo movimento.

Mi permetto di evidenziare come sia cambiato il tenore di alcuni interventi da quando la Lega Nord aveva nei sondaggi poco più del 3 per cento ad oggi, quando viaggia intorno al 9. Correre sempre dietro alle mode, accusare gli altri di avere poco coraggio e poi non impegnarsi nella lotta per il potere, proporre elenchi di banali suggerimenti senza dover pagare in prima persona le conseguenze di eventuali errori non sono gli atteggiamenti propri di uno studioso; sono gli atteggiamenti di non pochi studenti.

Penso che il nostro compito (e con nostro intendo dire quello di chi studia ed analizza i problemi sociali e politici contribuendo in questo modo alla lotta indipendentista) non sia né quello di criticare, né quello di imbeccare le persone che si sono conquistate l’onere di prendere le decisioni che vincolano tutti i militanti di un partito, che orientano e motivano tutti gli attivisti di un movimento, che precisano le regole generali  di una istituzione. E’ ingiusto lodare i politici quando hanno successo e criticarli quando si scopre che hanno sbagliato. Tutti i politici importanti fanno cose grandiose e, quindi, commetteranno prima o poi grandi errori. E tutto ciò non succede a chi posta i propri commenti su facebook e non si spinge più in là.

Il compito di ogni persona che si occupa seriamente di scienze sociali è quello di precisare il contesto ed indicare i meccanismi sociali che possono intervenire con maggiore probabilità; e di farlo nel modo più chiaro e semplice possibile (ed è il lavoro più difficile); così come il buon economista spiega per quale motivo ogni intervento dello stato molto probabilmente diminuirà la ricchezza e l’equità di una società.

Poi ciascuno di noi deciderà se aderire alle lotte promosse dalle diverse organizzazioni che costituiscono l’istituzione degli indipendentismi veneto-padani, sapendo che privare l’istituzione di battaglie vere contro lo stato italiano significa aver perso, tutti insieme, in partenza; e sapendo che partecipare direttamente ad ogni vera battaglia è una esperienza che accresce anche la conoscenza.

 

 

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