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Bezzecca, quella vittoria patriottarda decantata dagli italiani

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di ETTORE BEGGIATO

La retorica patriottarda italiota pretende di far passare come una vittoria strepitosa quanto è accaduto a Bezzecca (Tn) il 21/7/1866 protagonista il “nostro”, anzi il “loro” Giuseppe Garibaldi.

Sentiamo come descrive l’episodio il grande Gilberto Oneto sul suo “L’iperitaliano”, pagina 212 :  “Il 13 luglio Garibaldi è a Storo, diretto alla Val Chiese. Il 16 viene respinto da Cimego. Occupa il forte di Ampola e, poi, il paese di Bezzecca. Qui il 21 luglio viene attaccato da Kuhn (generale austriaco n.d.a.), che mette in fuga i garibaldini. Garibaldi riesce a fatica a riorganizzare i suoi reparti, evitando una rotta disastrosa grazie soprattutto al fatto che gli avversari sono a corto di uomini e che si contentano dell’obiettivo raggiunto di rallentare l’avanzata nemica.

Quella che viene descritta come la sola vittoria italiana della guerra, in realtà è stata una beffa giocata da 4.000 austriaci discesi arditamente da alcuni passaggi scoscesi a 8-10.000 garibaldini. Garibaldi ha pagato questa vittoria mediatica con la perdita di 2.382 uomini contro 188 austriaci.

 Il 10 agosto La Marmora lo toglie d’impaccio inviandogli l’ordine di rientrare. Garibaldi risponde  con un laconico telegramma che è diventato un sacro orpello del patriottismo italiano. “Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco”. Avrebbe fatto meglio ad aggiungere. “Meno male!”. A Trento non sarebbe mai arrivato: sono troppe le sue perdite, troppe forte è la difesa guidata dal generale Kuhn”.

Sull’atteggiamento delle valli trentine è interessante riportare quanto scrive Pierangelo Giovanetti sull’ Avvenire del 12 luglio 2005: “Nemmeno quando si passa all’arruolamento forzato la gente risponde, anzi fa di tutto per defilarsi e non partecipare. Arruolatori si spingono fin nei più sperduti paesi con proclami che contengono le cose più allettanti,  si legge nei rapporti della polizia italiana di frontiera, nessuno dei nostri abitanti di confine però si farebbe convincere …”.

E il pretore di Condino, compilando il suo rapporto ai superiori scrive:

A Bondone invece di distribuirsi per le case, i garibaldini pretendevano di essere alloggiati nella Chiesa, ed anzi penetravano nella stessa, suonarono l’organo, e si diedero a ballare … A Storo le loro braverie si estendevano piuttosto ad azioni disoneste e scandalose verso l’altro sesso. Al mangiare bevere senza pagare il conto, ed a altre insolenze di minore entità. Quando abbandonarono il Distretto lasciarono dappertutto una triste impressione. In quanto ho potuto finora rilevare non avvenne nessuna dimostrazione di simpatia versi i garibaldini, ed anzi la popolazione è compresa di orrore a sentire le azioni commesse contro quieti cittadini”.

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