di ALBERTO MASCIONI
La demenza senile di Joe Biden era palesemente evidente già prima del suo insediamento alla Casa Bianca.
Negli ultimi quattro anni le condizioni cognitive del Presidente sono vistosamente peggiorate, ma la stampa igienica ha continuato a negare, a minimizzare, a nascondere una scomoda realtà per la loro narrazione dominante.
Questa vicenda ricorda molto la favola del vestito nuovo dell’imperatore. Per chi non la ricordasse, narra di un imperatore che fu imbrogliato da un abile sarto che gli fece credere di confezionargli un abito che di fatto non esisteva. L’imperatore ci cascò e i suoi cortigiani non osarono dire all’imperatore che era stato imbrogliato e si sperticarono in lodi al sovrano per lo splendido abito, di fatto inesistente.
Così l’imperatore, ad abito ultimato, uscì come mamma lo aveva fatto, tra la folla per farsi ammirare dal suo popolo e nessuno, nonostante l’evidenza, osò dire quello che vedeva: e cioè che l’imperatore era completamente nudo. Lo fece un bambino e dal quel momento gridarono tutti: il Re è nudo, è nudo!
La negazione dell’evidenza sulle drammatiche condizioni mentali di Biden, ancora una volta, rimarca che il cancro della nostra società moderna è un’informazione oramai completamente inaffidabile, completamente partigiana e per nulla credibile e che però ha l’enorme potere di condizionare le masse. Una situazione che abbiamo in Italia da molti anni ma mai avrei pensato che questo pericoloso cancro si diffondesse anche negli Stati Uniti.
Comunque alla fine, anche se ben orchestrate e diffuse capillarmente, le menzogne crollano perché come disse un altro Presidente, Abraham Lincoln (uno tutt’altro che rimbambito) «Si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo».
Bisogna solo avere pazienza. Tanta!
Tanta? Quanta? Non è che Lincoln in questo caso si sia sbagliato?
Io ricordavo l’aforisma con “sempre” al posto di “molto tempo”. Quindi si potrebbero ingannare pochi per sempre o tutti per poco tempo, ma non tutti per sempre. E in questa formulazione non vedo errori; mentre nell’altra diventa fondamentale cercar di quantificare il “molto tempo”. Siccome mi pare che l’efficacia e la durata dell’inganno dipendano molto dai mezzi tecnologici e psicologici con cui lo si attua, l’innegabile evoluzione che questi hanno avuto rende plausibile un sensibile allungamento dei tempi e un serio annichilimento delle volontà di resistergli.
È pur vero che quei mezzi sono disponibili anche a chi lo contrasta, l’inganno; o, per lo meno, gli sono noti e perciò confutabili. Ma con ingegno e sforzi sempre maggiori.
Pane per i denti del “miglioverde”, quindi…