di GIANMARCO LUCCHI
Il gigante americano dei media Bloomberg torna alla carica per quanto riguarda la questione catalana. Dopo un duro editoriale del mese scorso contro il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, in cui si stigmatizzava la non volontà a fornire una soluzione politica della controversia tra la Spagna e la Catalogna, ieri nelle pagine di opinione dell’influente agenzia statunitense di notizie politiche ed economiche si spiegava che il “voto simbolico” previsto in Catalunya per domenica 9 Novembre “ha ora un ulteriore livello di legittimità”, pur essendo stato sospeso provvisoriamente per la seconda volta dalla Corte costituzionale spagnola.
“Il Partito Popolare di Spagna, che negli ultimi anni ha combattuto le aspirazioni autonomistiche della Catalogna, ha “dimostrato di essere così schifosamente corrotto e non ha il diritto di dire a nessuno cosa deve fare “, ha osservato in un articolo intitolato “La corruzione in Spagna potrebbe lasciare libera la Catalunya”.
“Gli argomenti giuridici a favore e contro l’indipendenza catalana fanno parte di un fine dibattito su due principi contraddittori enunciati nella Carta delle Nazioni Unite: integrità territoriale e autodeterminazione”, continua l’articolo firmato dallo scrittore, con sede a Berlino, Leonid Bershidsky.
“I catalani potrebbe sostenere che i loro diritti sono stati riconosciuti e poi calpestati da Madrid. Nel 2006, entrambi i rami del parlamento e la Catalogna hanno votato nel referendum per il nuovo Statuto di autonomia della regione, che poi è stato firmato dal re Juan Carlos. Il documento riconosce alla Catalogna, che rappresenta il 16% della popolazione in Spagna, il 19% del PIL e il 21% degli enti di ricerca e sviluppo, un ampio autogoverno e e un’autonomia fiscale non molto diversi da quelli che la Scozia è in procinto di realizzare dopo il suo referendum per l’indipendenza non vincente”, ha proseguito l’articolo pubblicato su Bloomberg View.
“Se questi poteri (previsti dello Statuto) fossero stati attuati, oggi probabilmente non ci sarebbe nessun problema di secessione. Tuttavia, il Partito Popolare, allora all’opposizione, quando è arrivato al governo ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro lo Statuto. Così, quattro anni dopola sua approvazione, la Corte ha annullato 14 capitoli della legge e ne ha stravolti altri 27. Ha sentenziato che la Catalogna non aveva alcun diritto di chiamarsi una nazione, solo “nazionalità” in virtù della Costituzione spagnola. Inoltre ha dichiarato incostituzionale l’estensione dei poteri fiscali alla Catalogna. Nell’articolo si spiega che proprio Mariano Rajoy, dopo il suo arrivo al potere nel 2011, ha guidato le iniziative contro l’auto-governo catalano. “E ora sappiamo che durante il suo governo sono avvenuti episodi di corruzione sempre più dilagante”.
Nel testo dell’agenzia americana si fa riferimento anche al caso Pujol, il padre storico dell’autonomismo catalano accusato di aver trasferito all’estero ingenti capitali e si parla di “una battuta d’arresto per la campagna indipendentista. E tuttavia le malefatte di Pujol impallidiscono di fronte agli episodi ripetuti di corruzione per i quali Rajoy è stato costretto a chiedere scusa”.
E conclude il testo: “Ora per l’uomo che ha fatto di tutto per negare ai catalani più autonomia la situazione si è ribaltata. E per lui mantenere il paese unito sarà più difficile di quanto lo sia stato per il primo ministro inglese David Cameron UK: Rajoy non è più attendibile e i catalani ora hanno una grande occasione per fare la storia ai danni di un sistema politico corrotto che però ha negato il loro diritto a essere nazione”.
ma se rajoy non è più credibile, i politici di roma???? se tanto mi dà tanto, noi abbiamo maturato un super diritto alla secessione!!!!