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Brasile, irruzione della polizia in casa dei simpatizzanti di Bolsonaro

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di MARIETTO CERNEAZ

Il “socialismo del XXI” secolo si sta allargando come un tumore in metastasi in tutto il centro-sudamerica. Dopo la caduta del Perù e della Bolivia, gli scriocchiolii del Cile e della Colombia, l’obbiettivo principale è il Brasile di Jair Bolsonaro, specialmente da quando Lula è stato riabilitato alla competizione politica.

Continua, insomma, a stringersi il cerchio della magistratura brasiliana (punta di diamante dell’Internazionale socialista) attorno ai simpatizzanti del presidente della Repubblica, accusato di spargere fake news sulla regolarità delle elezioni: la polizia federale, un paio di giorni fa, ha fatto irruzione nelle residenze e negli uffici del cantante Sergio Reis e del deputato Otoni de Paula.

Entrambi sono sospettati di aver incoraggiato “l’eventuale commissione del reato di incitamento alla popolazione a compiere atti violenti e minacciosi contro la democrazia, lo Stato di diritto e le sue istituzioni, nonché contro membri dei Poteri”, hanno riferito gli inquirenti attraverso una nota apparsa su alcuni media.

Reis, un popolare cantante e produttore agricolo, recentemente aveva convocato uno sciopero nazionale dei camionisti per chiedere al Senato di approvare il ritorno al voto cartaceo, un cavallo di battaglia di Bolsonaro.

De Paula, membro del Partito sociale cristiano (Psc), ha invece chiesto alla popolazione di mobilitarsi contro i giudici della Corte suprema, il prossimo 7 settembre, Festa dell’Indipendenza, quando sono previste nuove manifestazioni a favore di Bolsonaro.

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