La notizia non ha avuto eco sui giornaloni, ovviamente, ma i parlamentari britannici hanno espresso il loro voto finale sull’attivazione dell’Articolo 50, la parte del trattato dell’Unione europea riguardante i paesi che vogliono andarsene. Ma quali sono i prossimi passi e quali gli ostacoli? Lo abbiamo chiesto al nostro corrispondente James Franey.
Efi Koutsokoska: Allora, James, che cosa succederà? Theresa May è pronta a innescare l’Articolo 50?
James Franey: “Il voto di ieri fa parte della parte conclusiva del processo nel sistema parlamentare britannico. Ora passerà alla Camera dei Lord e poi tornerà alla Camera dei Comuni. Ora è possibile che ci sia una sorta di ‘ping pong’ fra le due camere se non concordano sul contenuto del testo, ma è alquanto improbabile. Perché? In Gran Bretagna è ancora in corso il dibattito su una camera alta non eletta – se ricordate i Vote Leave inveivano contro i burocrati non eletti a Bruxelles. È quindi altamente improbabile che la Camera dei Lord voglia innescare un dibattito sulla propria esistenza cercando di ritardare o addirittura bloccare l’attivazione dell’Articolo 50”.
Efi Koutsokoska: Un altro grattacapo per la premier ora è la Scozia, che ha simbolicamente votato contro la Brexit, e un nuovo sondaggio mostra che il 49 per cento della popolazione scozzese è a favore dell’indipendenza, il 3 per cento in più del sondaggio precedente. Nicola Sturgeon è pronta a fare questo passo?
James Franey: “Nicola Sturgeon in realtà minaccia di fare questo passo da due anni. Ha detto che se ci fosse un cambiamento sostanziale e materiale della situazione, la Scozia potrebbe tenere un altro referendum sull’indipendenza. Ora penso che il Partito nazionale scozzese dirà che uscire dall’Unione europea e uscire dal mercato unico risponde a questi criteri. Non dimentichiamo che la Scozia ha votato a stragrande maggioranza per rimanere, per cui gli elettori scozzesi si sentiranno trascinati fuori dall’Unione europea contro la loro volontà. Secondo la stampa scozzese, potremmo vedere la leader del Partito nazionale scozzese e prima ministra Nicola Sturgeon decidere di indire un secondo referendum in occasione della conferenza del partito a metà marzo”.