Cosa ne sarà del confine tra Irlanda e Irlanda del nord dopo la Brexit? Nessuno sembra saperlo esattamente e dal governo di Londra non arrivano proposte concrete per risolvere uno dei problemi più spinosi legati al divorzio dl Regno Unito dall’Unione europea. Nei negoziati la questione irlandese ha la massima priorità, e lo ha ribadito ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk nel suo incontro con il primo ministro irlandese Leo Varadkar.
Il polacco ha spiegato che è chiaro ormai che il governo britannico non accetterà un “confine doganale regolamentare sulle coste del mare d’Irlanda”, così come l’inclusione dell’Irlanda del Nord nel mercato singolo europeo, perché questo per gli unionisti significherebbe una separazione de facto dal Regno Unito. Bisogna tuttavia rispettare le posizioni di entrambe le parti, ma nel frattempo, ha dichiarato Tusk a Dublino, “ci aspettiamo che il Regno Unito proponga una soluzione realistica e concreta per evitare un ‘hard border’ ”, o non ci sarà nessun progresso nelle negoziazioni della Brexit.
Durante l’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Varadkar ha dichiarato che stava aspettando “ulteriori dettagli” da parte del primo ministro inglese Theresa May.
Il mese prossimo sarà il ventesimo anniversario dell’accordo del venerdì santo (Good Friday Agreement), il più importante accordo di pace tra il governo del Regno Unito e quello d’Irlanda. “Bisogna rispettare la decisione democratica presa dalla Gran Bretagna di lasciare l’Unione europea nel 2016, così come bisogna rispettare la decisione democratica dell’Irlanda presa nel 1998, con tutte le sue conseguenze”, afferma Tusk secondo cui “il rischio di destabilizzare la fragile pace deve essere evitato ad ogni costo.”
Questa settimana Tusk ha presentato agli Stati membri le linee guida per le relazioni e i rapporti futuri e il testo dovrà essere approvato al prossimo Consiglio europeo previsto per il 22 e 23 marzo. “Sicuramente non potremmo essere d’accordo su tutto. Ma in situazioni problematiche, gli amici si supportano a vicenda. Per i 27 Paesi membri, ciò è particolarmente vero quando si parla di Brexit” per Tusk secondo cui “qualsiasi passo indietro rispetto agli impegni presi fin’ora comporterebbe un concreto rischio nel progresso delle negoziazioni”.
A considerarlo dall’esterno, se la Scozia che desidera un nuovo referendum per l’indipendenza mancata di poco nel precedente, non sembra che se ne potrebbe avvantaggiare in vista del suo obiettivo se oggi si opponesse a Londra a proposito della brexit… affare da seguire…