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Bundesbank: e li chiamano bilanci solidi

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di MATTEO CORSINI

Dopo anni di politiche monetarie fatte di tassi negativi e acquisti di migliaia di miliardi di titoli a lunga scadenza, le banche centrali si trovano a fare i conti con bilanci imbottiti di attività (i suddetti titoli) che generano interessi (anche quando non negativi) inferiori ai costi delle passività (per lo più le riserve bancarie generate comprando sempre i suddetti titoli), avendo dovuto alzare i tassi mediamente di 4 punti percentuali dopo che l’inflazione dei prezzi al consumo si è ostinatamente rifiutata di essere temporanea, come pure i banchieri centrali avevano sostenuto per buona parte del 2021 e inizio 2022.
Se i titoli in questione fossero valutati a bilancio al loro prezzo di mercato, le minusvalenze sarebbero di gran lunga superiori al patrimonio netto, il che, nel mondo reale, equivale a trovarsi in una situazione di insolvenza.
E’ vero che le banche centrali sono nella condizione di detenere il monopolio legale di emissione di moneta, il che significa che possono contabilmente sistemare una carenza di passività come e quando vogliono. Ma incrementare ulteriormente la base monetaria sarebbe una mossa contraria ai tentativi di rimozione degli stimoli degli anni scorsi.
Sia come sia, e nonostante la contabilizzazione a costo ammortizzato della maggior parte dei titoli in portafoglio, la corte dei conti tedesca ha paventato la possibilità che la Bundesbank necessiti di una ricapitalizzazione, che formalmente graverebbe sul bilancio dello Stato. Il patrimonio netto a fine 2022 era pari a 5,5 miliardi, senza considerare minusvalenze non contabilizzate per 133 miliardi.
Di fronte a questi numeri, appare quanto meno priva di pudore l’affermazione da parte della stessa banca centrale che considera “solido” il proprio bilancio. E’ del tutto evidente che se la contabilità dovesse fornire una rappresentazione veritiera della situazione economica e patrimoniale, tutto risulterebbe tranne che un bilancio solido. Dopo anni di politiche ultra-espansive, in cui ci siamo sentiti ripetere fino alla noia che occorreva combattere la deflazione e che gli effetti dei provvedimenti erano nettamente positivi, diversi nodi stanno arrivando al pettine.
Nel mondo fiat si può anche ripianare quelle perdite, ma a costo di inflazionare ulteriormente la moneta.

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