di PAOLO LUCA BERNARDINI
Liberilibri ha tra i suoi titoli una bella edizione italiana del Common Sense di Thomas Paine, tradotto con acribia da Carla Maggiori, con una puntuale introduzione di Pietro Di Muccio de Quattro (Senso comune, pp. 89, € 13). In questo modo si viene a colmare una grave lacuna nei classici del pensiero politico tradotti in lingua italiana.
Il libello di Paine venne pubblicato per la prima volta, anonimo, nel gennaio 1776. Divenne immediatamente un best seller: se ne vendettero, prima della fine del secolo, qualcosa come 500.000 copie, quando la popolazione delle tredici colonie, ora divenute indipendenti, non superava i 2 milioni e mezzo. Fu un testo che seppe infiammare la penna di Thomas Jefferson, e la spada di George Washington. John Adams ebbe a dire che senza la “pen of Paine”, la stessa “sciabola di Washington si sarebbe alzata invano”.
La sua stessa influenza fu duratura, tanto che le sue idee a favore dell’abolizione della schiavi
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