Ha detto il ministro Padoan: “Siamo tutti d’accordo che c’è la necessità e l’opportunità per il mondo assicurativo di dare un grande contributo allo sviluppo del Paese, questo è un principio condiviso dal governo. Bisogna studiare misure, e le stiamo considerando, con alcuni principi base di semplicità e trasparenza che sono fondamentali”. In occasione di una riunione dell’associazione di categoria delle assicurazioni (ANIA), il ministro dell’Economia ha annunciato che prossimamente saranno adottate misure per incentivare le assicurazioni a “dare un grande contributo allo sviluppo del Paese”.
Padoan parla di misure ispirate a “principi base di semplicità e trasparenza”. Posto che la via più semplice e trasparente consiste nella rimozione di vincoli legislativi e regolamentari e non nella definizione di ulteriori norme ad hoc per incentivare questo o quel comportamento da parte degli operatori, Padoan ha aggiunto che si tratterà di misure “molto specifiche”, affermando poi: “Andiamo avanti lungo la strada che abbiamo iniziato a intraprendere, con dettagli che il governo approfondirà con la legge di stabilità che ci aspetta tra poco”.
Ora, più si va nello specifico, più si perde per strada la semplicità. Quella di ingarbugliare anche le cose è l’arte tipica della burocrazia, che nella complicazione trova spazi sia per accrescere la propria influenza, sia per sollevare se stessa da ogni responsabilità.
Già in occasione dell’ultimo aumento della tassazione su fondi pensione e casse previdenziali (a proposito di riduzione delle tasse di cui (stra)parlano Renzi e Padoan), venne istituita una sorta di mancia sotto forma di credito di imposta per investimenti effettuati in determinati settori (sempre genericamente riferiti all’economia reale). Le disposizioni attuative si fecero attendere mesi e mesi, con un plafond di crediti di imposta di 80 milioni annui (ossia briciole), che, per essere fruibili, richiedevano gravosi e complessi passaggi burocratici.
La cosa non deve stupire. Come scrisse Ludwig von Mises, i burocrati “non sono ansiosi di trovare la soluzione più appropriata a ogni problema. La loro preoccupazione principale consiste nell’essere conformi a leggi e regolamenti, a prescindere dal fatto che siano ragionevoli.”
Detto in modo meno elegante, la preoccupazione principale dei burocrati è pararsi il culo. Cosa che risulta tanto più facile quanto più norme e regolamenti sono minuziosamente dettagliati. Per cui dubito ci sia da avere tanta fiducia nei risultati dello studio in corso a Via XX settembre e dintorni.
Pochi regolamenti e semplici , va benissimo.
Conditi con una concorrenza libera.
Cittadini attenti ed informati.
Infine delle associazioni di tutela dei consumatori efficienti.
Padoan, infine, a vendere uova fresche nei mercatini rionali del molise.
Occorre fare alcune considerazioni. I recenti casi di “furbetti del cartellino” in amministrazioni pubbliche davano sempre lo stesso risultato, circa il 50% dei dipendenti si assentava dagli uffici eppure gli uffici andavano avanti benissimo, evidentemente in ogni amministrazione pubblica c’è il doppio dei dipendenti pubblici necessari.
La cosa è evidente raffrontando l’Italia con la vicina Svizzera, in Svizzera c’è un dipendente pubblico ogni 60 abitanti, in italia ogni 17. Con la stessa percentuale svizzera l’Italia dovrebbe avere 1 milione di dipendenti pubblici, ne ha 4 milioni.
Questa massa di dipendenti pubblici è stata assunta in cambio di voti, (loro e della famiglia, so che in Val d’Aosta si viene assunti in Regione o al casinò di Saint Vincent a patto di portare almeno 10 voti), per dare lavoro secondo le teorie di keynes o le due cose insieme.
E’ evidente anche che non c’è lavoro per tutta questa massa di dipendenti pubblici mantenuta a suon di tasse sulla parte produttiva del paese. Ecco che allora, per mantenere una parvenza, la burocrazia si espande, si inventano nuovi adempimenti burocratici, non si fa ricorso alle tecnologie telematiche.
Oltre al danno delle tasse spropositate per mantenere i parassiti anche il danno della burocrazia da terzo mondo.
Come ho già detto altre volte, sperare che la cosa si risolva è sperare nei miracoli, significherebbe milioni di dipendenti pubblici licenziati, pensionati sociali, baby pensionati, pensionati d’oro, pensionati pubblici, falsi invalidi senza pensione o con pensione molto ridotta, una bomba sociale e una massa di voti con cui nessun partito vuol confrontarsi.
Rimane solo l’indipendenza.