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Cambiamento climatico: una balla per succhiare una montagna di soldi nostri

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di FORTUNATO NARDELLI

Il cambiamento climatico è un pretesto per rastrellare un imponente flusso di denaro pubblico, attraverso il quale esercitare un potere globale controllando la fonte vitale essenziale di una società avanzata: l’energia.

Proviamo a vedere perché? Un’impresa del genere deve necessariamente prevedere una emergenza che possa creare allarme nell’opinione pubblica e giustificare interventi pesanti e costosi da parte dei governi. Per rafforzare la credibilità dell’emergenza viene rassicurata la popolazione che la scienza è concorde nell’affermare la criticità della situazione. Per rendere più efficace la comunicazione, viene specificato anche un colpevole ben preciso, la CO2, e fatta ricadere la responsabilità della sua produzione sull’uso dei combustibili fossili.

Affinché tutto questo entri bene in testa alla gente, si potenzia la comunicazione a senso unico sui media e, se non bastasse, si finanziano gruppi organizzati di giovani che protestano per strade e piazze per l’imminente fine del mondo causata dai fossili e contro coloro che vogliono “portargli via il futuro” perché non vogliono azzerarne l’uso.

Se questo è la sintesi della narrazione corrente, voglio ora passare alla descrizione dei fatti reali.

Partiamo dal presupposto scientifico. L’allarme climatico è basato su una teoria che individua la causa del riscaldamento globale nella CO2 e nell’effetto serra. Ma dal punto di vista scientifico questa ipotesi si dimostra insufficiente e inappropriata.

Vediamo poi la logica delle soluzioni messe in campo fino ad ora la loro fattibilità. Credo di aver ampiamente evidenziato coma le soluzioni tecnologiche che sono state imposte al mercato per raggiungere zero emissioni, sono fisicamente e tecnicamente irraggiungibili.

A fronte di risultati inesistenti, quali sono i costi? I governi occidentali da 24 anni hanno intrapreso politiche di mitigazione della CO2, dai costi stratosferici. Dal 2000 ad oggi si sono spesi 5 trilioni (5000 miliardi) di dollari all’anno per un totale di 120 trilioni di dollari, e ne sono in programma altri 250 di qui al 2050. Il risultato di questa spesa folle è sostanzialmente zero.

Riepilogando: E’ stata costruita un’emergenza planetaria con basi scientifiche decisamente incerte. Ma il pazzesco sforzo finanziario e il peso degli interventi coercitivi sull’energia e sulla mobilità, che penalizzano per lo più le classi più disagiate, sono realtà incontestabili.

Allora credo che sia legittimo almeno porsi la domanda: Finanziare migliaia di miliardi di dollari è al servizio dell’ecologia globale, o è l’ecologia al servizio della finanza globale?

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