di GIACOMO PROPERZJ*
Dragoni, ussari, granatieri della Guardia Consolare (poi Imperiale), soldati di tutti i generi, anche nelle variopinte uniformi della Repubblica Cisalpina, popolavano a quei tempi Milano, assembrandosi nei caffè e nei teatri, arricciandosi i baffi al passaggio delle donne, spendendo con generosità la diaria, ascoltando commossi le orchestrine dopo aver bevuto il cattivo vino lombardo, puzzando per non essersi lavati da mesi e continuando, imperterriti, a non farlo.
I teatri, numerosi, maleodoranti e sprovvisti di servizi, animavano le serate, sia nei settori più popolari che in quelli più elevati. La gente li frequentava non solo per lo spettacolo ma anche per il ridotto e il gioco d’azzardo che vi si praticava. Persino alla Scala si giocava non poco e gli Ufficiali dell’Esercito francese vi passavano intere nottate ostentando le belle divise e corteggiando le signore in una confusione di classi sociali che, sino allora, non si era mai vista. Accanto
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