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Caro salvini, deciditi: o come pasquale paoli o novello bonaparte

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di GIANFRANCESCO RUGGERI

paoli-bonaparteCredo che tutti gli indipendentisti, veri, presunti, eventuali o ipotetici che siano, dovrebbero essere sottoposti ad un test psicoattitudinale, specie se sono destinati a ricoprire una qualsiasi carica, quand’anche si trattasse soltanto del pur sempre ambito posto di guardiano dei cessi: si sa, in i-taglia conta la poltrona, quale che sia, purchè ci sia!

Parlo di un test pisco attitudinale che con un taglio un po’ più giornalistico potremmo riassumere con: “sei un Pasquale Paoli o un Napoleone Bonaparte?”

Napoleone lo conoscete tutti, i libri di scuola e le televisioni lo descrivono come un grande, quando in realtà è stato un grande guerrafondaio che ha portato morte e distruzione dall’Atlantico a Mosca, dall’Egitto alla Scandinavia, più o meno lo stesso teatro d’operazioni dei nazisti. Per di più era a capo di una famelica combriccola (con due c!!! l’italiano è proprio una lingua strana) di ladri e di predoni a confronto dei quali Attila era un principiante. Hanno rubato di tutto di più, sia sotto forma di rapina a mano armata, di furto con destrezza, passavano i “liberatori” e sparivano i capolavori, sia sotto forma di tasse, ci informa infatti Gabriele Cortolti nel suo ottimo I lombardi contro l’italia di Napoleone, che nel 1813 più della metà delle tesse raccolte nel cosiddetto Regno d’Italia erano destinate alla Francia, il 20% circa girato in contanti a Parigi, il 30% circa speso per mantenere l’esercito ovviamente a servizio di Napoleone. Tutti sforzi inutili dato che alla fin fine l’impero napoleonico è crollato miseramente a Waterloo.

Non è però il giudizio storico o morale che ci interessa, voglio basare il mio test solo sul rapporto tra Napoleone e la nazione corsa. I Bonaparte si erano infatti battuti prima contro l’occupazione genovese e poi contro l’invasione francese e in gioventù anche il futuro imperatore ha continuato la tradizione famigliare, odiando i francesi, credendo nell’indipendenza della Corsica, fino al punto di scrivere nel 1787 con riferimento alla sua isola occupata dai francesi: “Quando la patria non è più, un buon patriota deve morire”. In realtà ha proseguito la sua carriera militare nell’esercito degli odiati francesi, ha dovuto scappare dalla Corsica insieme alla famiglia accusato di tradimento ed è infine diventato l’imperatore di quegli stessi “uomini che per virtù dovrei invece odiare” come aveva scritto sempre nel 1787.

Pasquale Paoli non è invece così conosciuto, per lo meno al di fuori del mondo indipendentista, ma è il vero eroe corso, non per niente è considerato il padre della patria o come si dice in corso, u babbu di a patria. Con lui la Corsica si è completamente liberata dai genovesi ed è divenuta una repubblica indipendente tra il 1755 e 1769, anno della conquista francese. Non domo, nel 1793, ci riprova e approfittando della rivoluzione in corso in Francia proclama di nuovo l’indipendenza della sua amata isola, ma si tratta di una parentesi di libertà ancor più breve, perchè nel 1796 Paoli è costretto a rifugiarsi a Londra dove morirà nel 1807.

È evidente la differente natura dei due personaggi, entrambi nati indipendentisti hanno poi preso strade ben diverse e mentre Paoli è rimasto fedele all’ideale di libertà e di indipendenza che ha caratterizzato tutta la sua vita, Napoleone è stato presto attratto dal desiderio di potere, fino a diventar l’imperatore di chi aveva odiato, per di più con un’aggravante: nel corso della sua avventurosa parabola ha creato mille repubblichette e mille staterelli, in pratica ha giocato a Risiko con mezza Europa, ma si è dimenticato di creare una repubblica o un regno di Corsica indipendente, da affidare ad un parente, ad un amico o anche solo da porre sotto il suo diretto comando.

Prescindendo da ogni considerazione di natura morale e limitando il giudizio alla sola coerenza politica in materia di indipendentismo, ho il sospetto che di piccoli Bonaparte ce ne siano in giro parecchi ed è per questo che tantissimi presunti indipendentisti dovrebbero essere sottoposti al test “sei un Pasquale Paoli o un Napoleone Bonaparte?”

Se però posso fare un nome vorrei “mandare in nomination” Matteo Salvini e sottoporlo subito al test: mi dicono però dalla regia che non è qui, sembra sia a Viterbo. Ma cosa ci fai li benedetto ragazzo? Sono alla festa patronale! Bene, ma cosa ci fai li? Viva le tradizioni, le culture e le diversità, contro ogni tentativo di omologare, cancellare, dimenticare. Giusto, ma anche i Dayak  Bakumpai del Borneo o gli Aymara delle Ande hanno fantastiche tradizione che vanno tutelate, però tu non sei un antropologo a spasso per il mondo, sei il segretario della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania! Non dovresti preoccuparti di più, che ne so, di quanti milanesi ancora sanno parlare milanese, di quanti bambini lo stanno imparando?

Ma non è tanto saperti alla festa patronale di Viterbo che mi lascia perplesso, il primo vero campanello d’allarme è stata la tua autocandidatura alle primarie del centro destra. Capisco che piaci, capisco che hai preso 300.000 preferenze e hai salvato la Lega portandola al 6%, mentre attorno a te tutto il centro destra crollava. Ti sarà venuta l’idea di fare il colpaccio, di cogliere l’occasione e prenderti tutto il mazzo, capisco che nel vuoto post berlusconiano tu possa pensare di essere il Renzi del centrodestra e ti sia balenata l’idea di fare una fulminea scalata come la sua, per di più ti chiami Matteo anche tu, capisco, ma tutto ciò è molto napoleonico!

Per di più se fai una cosa del genere mi costringi persino a solidarizzare con Tosi e ce ne vuole! A costo di farmi venire l’orticaria non posso che dire “povero Flavio”, perché gliene hanno dette di tutti i colori quando andava in giro a dire “lo faccio io il candidato alle primarie”, poi arrivi tu, dici la stessa pirlata, di fatto gli freghi il posto,ma nel tuo caso nessuno ha osato aprir bocca, tutti zitti. Ma povero Flavio!

Non contento, dopo che le primarie sono state messe un po’ da parte, ecco che riparti con la fantasia e ti inventi un qualcosa che non si è ancora capito bene cosa sia, ma che si chiama “Meridionali per Salvini”. Ma cos’è che ci devi fare con sta roba? Ma cos’è che devono fare i meridionale per te? Vanno a farti la spesa? Ti puliscono l’auto? Scherzi a parte, cos’è che i meridionali devono fare per te che non lo possano fare i padani? Scusa, ma non vedo differenza tra i Meridionali per Salvini e i Francesi per Bonaparte, però noto che né in Scozia si sono inventati gli Inglesi per Salmond, né in Catalogna hanno organizzato gli Spagnoli per Mas o Junqueras.

Aggiungiamoci poi la Lega Sud o come si chiama e uno veramente ha l’impressione che tua sia sulle tracce del Bonaparte, così come a lui non bastava la Corsica, a te sembra non basti la Padania, nonostante sia un bel po’ più grande della Corsica. Poi è sicuro che domenica a Cittadella ci parlerai di secessione, di indipendenza, il Pasquale Paoli che c’è in te uscirà alla grande, ma non è quello che dirai domenica che mi preoccupa, è dove sarai martedì o mercoledì che mi spaventa.

Caro Matteo non devi forse decidere chi sei e cosa vuoi? Magari sarò limitato io e con me molti altri padani, ma non s’è ancora capito se sei un novello Pasquale Paoli che cerca solo di spiazzare gli avversari con abili manovre diversive, fin troppo abili, o se sei un novello Bonaparte che aspira al suo piccolo impero?

Un consiglio da amico, òcio a fare il Bonaparte perchè Waterloo è dietro l’angolo, insomma è meglio essere u babbu di a patria che rischiar di far la parte del babbo di …

Ps: povero Flavio, povero…

 

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4 COMMENTS

  1. Ruggeri, dopo le lacrime di coccodrillo di Calderoli lei si aspetta una dichiarazione indipendentista (autentica) da Salvini?
    Sicuramente a Cittadella faranno a gara a chi la spara più grossa in un crescendo di balle da distribuire a quei poveretti (o ai confacenti della casta belleriana) che i proclami se li bevono da 20 anni.
    Salvini e la “dirigenza” leghista sono talmente occupati dai Marò, dall’apertura di sezioni al sud, dai nuovi polli da spennare che non si sono neanche ricordati (volutamente?) del 15 settembre 1996, Po e Venezia.

    Intanto tifiamo Scozia, che S.Andrea ci aiuti

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