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Carte di credito, debiti degli americani e ingiustizie pianificate

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di MATTEO CORSINI

In ogni proposta per imporre limiti minimi o massimi al prezzo di beni o servizi, il proponente si appella alla benevolenza verso le persone economicamente in difficoltà, sostenendo che il sacrificio imposto agli offerenti tali beni o servizi consentirebbe agli stessi di ottenere comunque risultati economici adeguati o “giusti”.
Da ultimo, Erin Lowry si preoccupa dalle colonne di Bloomberg Opinion dei debiti che molti consumatori americani stanno accumulando sulle loro carte di credito. Debiti destinati ad aumentare tra Ringraziamento e periodo natalizio alle porte. Ciò che Lowry ritiene inaccettabile sono i tassi di interesse praticati su queste carte, che talvolta superano il tasso annuo del 30%.
  • Disturba il fatto che si consenta alle banche di avvantaggiarsi nei confronti di persone in condizioni finanziarie vulnerabili.” Né le sembra accettabile osservare che “stanno semplicemente comprando più di quanto possono permettersi“. Quindi porre un tetto ai tassi di interesse al 15% o al 18% farebbe sempre guadagnare le banche dando un po’ di respiro ai consumatori“.
Chiaramente dal punto di vista logico queste argomentazioni non valgono nulla. In primo luogo, nessuno impone, a chi compra mediante carta di credito, di farlo anche se i tassi sono così elevati. In secondo luogo, perché porre il tetto al 15% o al 18%? Per qualcuno potrebbe essere ancora un tasso troppo elevato. Se valesse il principio di mettere tetti ai tassi, allora perché non abbassare ancora il livello, magari fino ad azzerarlo? In effetti un provvedimento del genere consentirebbe ai debitori di “respirare” ancora meglio.
Va da sé che le perdite su credito subite dagli emittenti delle carte in caso di mancato pagamento da parte dei titolari delle stesse non preoccupano Lowry. Né pare prendere in considerazione l’ipotesi che, mettendo un tetto ai tassi, l’offerta di carte di credito diminuirebbe, tagliando fuori proprio i debitori che Lowry vorrebbe tutelare. Un effetto in realtà neanche troppo difficile da prevedere.
Fare queste (quasi banali) osservazioni non significa compiacersi nel vedere persone non riuscire a far fronte ai propri debiti. Ma non è imponendo per legge un sacrificio ai creditori che si può risolvere il problema. Anzi, si finisce per incentivare ancora di più l’assunzione di debito senza riflettere adeguatamente sulle conseguenze delle proprie azioni. Per di più, come scrisse Leonard Read:
  • Quando si richiede equità come sostituto di ciò che può essere ottenuto in uno scambio volontario, chi la chiede, consapevolmente o meno, insiste su ciò che segue naturalmente e logicamente: un’economia pianificata.” Il che sarebbe l'”istituzionalizzazione dell’ingiustizia“.

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