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Caso mose, dalli all’untore! ma il sistema è marcio. veneto indipendente

Da leggere

di PAOLO BAMPO

galan carrozzellaLa celebre incitazione, che veniva lanciata contro i presunti  seminatori di peste,  mai ha avuto maggior valenza come nella realtà attuale relativa al caso “mose”. In tale contesto ci siamo nuovamente accorti che politici furbetti ed imprenditori senza scrupoli manovrano alle spalle e sulle spalle del cittadino (ma guarda te che novità). Ciò constatato, oggi sbattiamo in galera un paio di personaggi illustri, di cui si presumono alcuni illeciti e così siamo pronti a ripartire domani con la coscienza sollevata, nel  il solito tran tran, certi che non succederà più nulla di grave e che il sistema risulterà finalmente risanato (!?). Pia illusione o sciocca presunzione? Non lo so, ma il sistema ci ha fornito qualche capro espiatorio e noi siamo tutti felici di poter sfogare il nostro risentimento sullo sfigato di turno.

La realtà è che l’attuale è un mondo ipocrita, la società italiana è ipocrita. L’Italia è come il Colosseo delle fiere affamate, dei cristiani indifesi alla loro mercé e dei romani sovraeccitati ed urlanti con il pollice all’ingiù: ci ha insegnato ad essere deboli con i forti e forti con i deboli, ad essere pronti tanto ad osannare il leone in scranno, quanto a decapitarlo alla prima difficoltà. Purtroppo il peggio è che l’Italia ha creato circoli viziosi nei quali gran parte degli elementi marciscono anche solo per contatto, magari inconsapevolmente o nella convinzione di essere nel giusto. Galan, che molti giustizialisti oggi vorrebbero sul patibolo, godeva delle ampie simpatie proprio di molti di quelli che oggi, con il medesimo entusiasmo, lo condannano. Ma la partita scomoda del Mose va chiusa! …e se per chiuderla l’ex governatore deve pagare: paghi per tutti e chiudiamola là! Sbatti il mostro in prima pagina, tanto lui ha le spalle forti e se, per caso, riuscisse a dimostrare la propria estraneità ai fatti contestatigli, di sicuro saprà riprendersi (sic!!!). Non so se tutto ciò sia giustizia, non so se sia ipocrisia, ma l’impietosa foto che ritrae il noto politico in carrozzella, mentre va verso un amaro destino, a molti ha fatto scoppiare un urlo di gioia da stadio. Vista invece la fiducia, pressoché nulla, che ho verso la magistratura a me, sinceramente, fa paura il destino di Galan, perché non so e non saprò mai, se sia realmente colpevole o, di contro, sia invece innocente.  Non potrò mai fidarmi di una sentenza qualunque essa dovesse essere, visto che i giudici, prima condannano uno e poi altri giudici lo assolvono con formula piena,  non applicando  le leggi, ma interpretandole, spesso a seconda delle simpatie politiche.

Mi dispiace anche per tutti i servi sciocchi che non capiscono che, con Galan, non muore per nulla un sistema marcio e che la velocità con cui la Camera ha dato l’autorizzazione agli arresti dovrebbe  quantomeno far riflettere sul perché si voglia mettere frettolosamente una pietra sopra alla questione. Non dimentichiamo, infatti, che,  guarda caso, tale autorizzazione è giunta proprio in un Paese in cui la giustizia invece, va sempre a rilento. Chiediamoci quanti siano i personaggi coinvolti in quella inchiesta e quante siano le vicende collegate, o quante siano le Regioni in cui la macchia d’olio potrebbe espandersi. No, no,anzi, non chiediamoci niente; meglio chiudere tutto e subito. 70 anni di pseudo democrazia italica dimostrano che il male si rigenera grazie ad un impianto costituzionale che lo permette e non solo perché ci sono tanti uomini corrotti. Un ministro ladro del governo romano, da qualunque parte della penisola giunga, se “furbeggia” , non lo fa in quanto  ministro e neppure perché è nato ladro, bensì perché è parte del sistema romano in cui è normale sentirsi dire: “tutti lo fanno” e “questa  è la consuetudine” o ancora: ”se non lo faccio io, lo fa qualcun altro”.

Roma ha distrutto i valori sociali. Roma ha permesso la crescita di un modello istituzionale marcio e di un corpo giudicante tanto irresponsabile quanto intoccabile. Non saranno neppure nuove (ulteriori) elezioni a modificare questo  stato di cose. Veneti volete una classe politica sana, che risponda a voi invece che a  Roma ed ai suoi partiti?  L’unica via di scampo non è un nuovo capo del governo italiano, ma uno Stato diverso da quello italiano. Lo Stato indipendente del Veneto è la risposta più credibile. Il più delle volte una nave affonda perché è marcia ed anche cambiando comandante, fosse anche il più valente del mondo,  affonda egualmente. Solo in una nuova realtà statuale sarà possibile quindi piantare nuovi paletti, nuove regole e attivare controlli credibili a favore di una società che da Roma ha preso e può prendere, solo il peggio.

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