“La Cdp non è un soggetto del governo, consolidato nel bilancio dello Stato, bensì un organismo con decine di azionisti privati”. Personalmente ritengo che molto spesso le cose non funzionino anche per via della tendenza a far prevalere la forma sulla sostanza. Si tratta di una tendenza molto accentuata in chi si appella al “legalese” e ai burocrati in genere.
La Cassa Depositi e Prestiti ha per decenni utilizzato il risparmio postale per fare prestiti agli enti locali. Negli ultimi anni è iniziata una sua trasformazione che la sta progressivamente portando a essere un veicolo utilizzato dal governo per fare interventismo (in stile IRI) senza che ciò abbia riflessi sui conti pubblici. Il passaggio fondamentale per ottenere questo risultato (che, peraltro, accomuna l’Italia agli altri principali partner europei, a cominciare da Francia e Germania) è stato cedere il 20 per cento della Cassa Depositi e Prestiti, in modo tale da non risultare consolidata nel bilancio dello Stato.
In pratica, prima il Tesoro era azionista unico di CDP; per deconsolidarla dal bilancio dello Stato, il 20 per cento è stato ceduto a una pluralità di fondazioni bancarie. Le stesse fondazioni bancarie sono soggetti formalmente di diritto privato, ma nella sostanza sono per lo più dominate dalla politica locale. In pratica, la CDP è formalmente privata, ma agisce in base all’indirizzo del Tesoro (che nomina i vertici) e ha come soci “privati” dei soggetti per lo più controllati o pesantemente influenzati dalla politica.
Quindi Antonio Patuelli, presidente dell’ABI e autore della frase riportata all’inizio, può anche considerare “di mercato” l’ipotesi di interventi della CDP a favore delle banche, ma ciò è vero solo nella forma, non nella sostanza.
Pensavo che CDP fosse governativa al 100%.
Questi sono miserabili trucchi che danno la misura degli intenti e del modo levantino di operare dei vari governi.