Il governo catalano ha annunciato i risultati del referendum questa notte, verso le due:
– Sí: 2.020.144 (90,09 %)
– No: 176.565 (7,87 %)
– En blanco: 45.586 (2,03 %)
– Nulo: 20.129 (0,89 %)
Insomma, il 90% di quanti hanno partecipato ieri al referendum non autorizzato da Madrid ha scelto “Sì” all’autodeterminazione della Catalogna. Stando a quanto riferito dal portavoce dell’esecutivo regionale, Jordi Turull, sono state 2,26 milioni le persone – su oltre 5,3 milioni di elettori – che hanno partecipato alla consultazione referendaria e 2,02 milioni (il 90%) quelle che hanno risposto Sì alla domanda: “Vuoi che la Catalogna diventi uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica?”. Sono 176.000 le persone che hanno votato “No”.
E ora? Quali saranno gli scenari politici futuri? Ecco le ipotesi:
Primo, la dichiarazione unilaterale di indipendenza è l’obiettivo dichiarato del “processo”, ma senza un accordo con Madrid appare la strada meno praticabile e quella con le maggiori insidie per l’ordine pubblico e la sicurezza.
Secondo, le elezioni regionali anticipate, con la rinuncia alla dichiarazione unilaterale di indipendenza: darebbero ai catalani la possibilità di rafforzare il peso del voto indipendentista, ma il fronte rischierebbe di spaccarsi tra Pdecat ed Erc, principali partiti catalani, fra cui potrebbe aprirsi una corsa fatta di calcoli elettorali e distinguo.
Terzo, le elezioni nazionali anticipate: Mariano Rajoy esce con le ossa rotte da questa vicenda, ha dato una pessima immagine all’estero con l’uso della forza e non è comunque riuscito a impedire il referendum. Ma fra i partiti nazionali prevale la considerazione che non sia il momento di votare, né il Ppe, né il Psoe, né Podemos sono pronti a una nuova consultazione e si sono trovati anche in imbarazzo nella gestione della vicenda catalana.
Quarto, la via diplomatica: non sembra la possibilità più concreta, al momento, viste le distanze politiche e le violenze di piazza, ma c’è il modello basco come riferimento per un progresso dell’autonomia catalana. La ricerca di un compromesso fra Madrid e Barcellona è tuttavia al momento estremamente difficile.
L’indipendenza Catalana sarà avversata sia da Madrid che dall’Unione Europea in tutti i modi. Il problema è che così facendo anche chi è indeciso passerà dalla parte degli indipendentisti. L’avversione è facile da comprendere, la Catalogna come la Padania (ma in misura molto minore) regala un mucchio di soldi alla Spagna, la concessione dell’indipendenza aprirebbe il liberi tutti in Europa a partire dai Paesi baschi, ai fiamminghi belgi e via via vari paesi francesi fino ovviamente alla Padania. La Padania è il problema maggiore: mantiene l’Italia e l’Italia è la grande malata dell’Unione Europea, senza i soldi padani l’Italia va a gambe all’aria in 48 ore, se l’Italia fallisce allora fallisce l’Euro e l’Unione Europea. Questo spiega l’atteggiamento di Rajoy che non persegue un disegno, come spiegato in un altro articolo ma semplicemente viene diretto dall’estero con il risultato di essere un elefante in un negozio di cristalli. Quello che accade in Catalogna è la prova generale, hanno visto che se fanno finta di nulla (come ha sempre fatto l’Italia con la Padania) si ottiene solo di far avanzare la cose fino al referendum. Temo che in Italia ci sarà un giro di vite su tutti i siti indipendentisti e sui movimenti.
Quinto :
protesta fiscale e uso delle criptovalute.