Il leader socialista Pedro Sanchez ha giurato come primo ministro, all’indomani della bocciatura con un voto di sfiducia del conservatore Mariano Rajoy, e immediatamente si trova ad affrontare una delle patate più bollenti per un leader iberico: la questione catalana. Il presidente della Catalogna, l’indipendentista Quim Torra, gli ha immediatamente chiesto colloqui.
Sanchez, un economista 46enne senza esperienza di governo, ha fatto uno spettacolare ritorno sulla scena politica. Ma ora si trova un compito arduo di fronte, dovendo guidare un governo di minoranza con il sostegno di forze che vanno dall’estrema sinistra di Podemos ai separatisti catalani.
Il giuramento è avvenuto nel Palazzo Zarzuela, vicino Madrid, alla presenza del re Felipe VI. Era presente anche il premier uscente, Rajoy, rovesciato ieri con uno storico voto di sfiducia: è la prima volta nella Spagna democratica che un premier viene sostituito con queste modalità. “Prometto di servire con fedeltà nei compiti assegnati all’incarico di primo ministro, con coscienza e onore, con lealtà al re e di rispettare e aver rispettato la Costituzione come legge fondamentale dello stato”, ha detto il nuovo capo di governo. Per la prima volta un premier ha giurato senza una Bibbia e un crocifisso. Il leader socialista dovrà ora indicare i nomi del suo governo e solo quando questi saranno pubblicati sulla gazzetta ufficiale iberica, nei prossimi giorni, entrerà nel pieno delle sue funzioni.
Il giuramento di Sanchez, casualmente, è stato quasi contemporaneo a quello dei membri del nuovo esecutivo catalano, avvenuto a Barcellona, che innesca la fine dell’amministrazione diretta di Madrid, imposta dal governo Rajoy dopo il fallito tentativo di secessione. “Primo ministro Pedro Sanchez, parliamo, affrontiamo la questione, prendiamoci il rischio, noi e voi”, ha detto Torra, rivolgendosi direttamente Sanchez.
Torra è uno stretto alleato di quel Carles Puigdemont presidente separatista destituito e pereguito per aver tentato la spallata indipendentista. “Dobbiamo sederci allo stesso tavolo e negoziare, tra governo e governo”, ha affermato il nuovo capo dell’esecutivo di Barcellona. “La situazione – ha proseguito – non può continuare così per un altro giorno in più”.
Sanchez, per quanto all’opposizione di Rajoy, fu molto critico con il tentativo di secessione catalana come leader dell’opposizione. E sostenne la decvisione di Rajoy, a ottobre dello scorso anno, di imporre il governo diretto di Madrid. Ora, però, ha trovato al fianco della sua mozione di sfiducia nei confronti di Rajoy i separatisti nel parlamento nazionale e ha detto di voler “costruire ponti” con il nuovo governo regionale. Sanchez, con la mozione di sfiducia, ha posto fine a sette anni di potere del 63enne Rajoy, in un momento di forte instabilitàè politica in tutta Europa e di avanzata dei movimenti populisti e anti-europeisti.
Il nuovo premier iberico, tuttavia, ha promesso il rispetto di Madrid dei suoi impegni di riduzione del deficit come “principale priorità” e ha anche sostenuto che rispetterà il budget 2018 stilato dal governo Rajoy. (AFP)