di GIANLUCA MARCHI
Gli indipendentisti catalani hanno vinto le elezioni di ieri, ma non hanno stravinto. Dei cinque scenari possibili, che anche il MiglioVerde aveva pubblicato ieri, si è realizzato quello di mezzo: le forze politiche favorevoli all’indipendenza, Junts pel Si e Cup, hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento catalano (72 su 135), ma non la maggioranza assoluta dei voti espressi, essendosi fermatisi poco sotto il 48%. Tutti gli altri partiti che entrano nella nuova assemblea parlamentare in ordine sparso, mettono comunque insieme il 52% e rotti dei votanti. Al fronte indipendentista, che nella lista unitaria JxSi, alleava Convergenzia de Catalunya, il partito del presidente uscente Artur Mas ed Esquerra repubblicana, il movimento di Oriol Junqueras, in termini numerici per passare il 50 per cento sono mancati i voti di Uniò, il vecchio alleato di Mas uscito dalla federazione che si chiamava appunto CiU. Uniò non ha conquistato seggi ma ha raccolto il 2,51% dei voti e se, come qualcuno prevede, dovesse dichiararsi favorevole al processo di distacco, allora il fronte indipendentista salirebbe al 50,27% dei voti espressi e potrebbe rivendicare anche di avere superato anche questo ostacolo.
La grande affluenza alle urne, con oltre il 76% dei votanti, limite mai raggiunto alle elezioni catalane, per certi versi era stata interpretata dagli analisti come la possibilità di vittoria degli unionisti, che negli ultimi giorni sono stati sollecitati da Madrid a votare per scongiurare il pericolo di secessione. Ciò è stato vero solo in parte: come abbiamo già sottolineato la mobilitazione dei contrari all’indipendenza ha prodotto una maggioranza dei votanti teoricamente contraria all’indipendenza (ma bisognerà capire come si porrà effettivamente Podemos), ma una minoranza in Parlamento per effetto della legge elettorale. Resta da sottolineare che il grande sconfitto è il Partido Popular del premier Mariano Rajoy, che pure negli ultimi giorni aveva tentato il tutto per tutto facendo anche un appello in lingua catalana, che per lui deve essere stato un vero contorcimento di budella.
Come avevo già avuto modo di scrivere nei giorni precedenti al voto, il mancato raggiungimento del 50% più uno dei votanti da parte dello schieramento favorevole al Si consentirà agli indipendentisti di governare la Catalogna, ma potrebbe rendere più difficile il percorso di distacco dalla Spagna che Artur Mas ha ipotizzato si debba realizzare in un anno e mezzo. I prossimi mesi saranno comunque tutti da vivere e il presidente uscente, a urne ancora aperte, ha già detto che la Catalogna intende sedersi a un tavolo con le istituzioni spagnole, con la Commissione Ue e con i rappresentanti dei Paesi Europei per decidere insieme “ciò che è meglio per tutti”. A voto ormai acclarato Mas ha dichiarato:”Nelle prossime settimane metteremo le basi per l’indipendenza dalla Spagna. Non cederemo: abbiamo vinto con quasi tutto contro, e questo ci dà una forza enorme e una grande legittimità per portare avanti questo progetto. Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”.
Insomma, l’indipendenza della Catalogna non è una cosa che si realizzerà domattina, ma un percorso frutto di negoziati che non saranno affatto facili. Nessuno, ragionevolmente, poteva pensare a qualcosa di diverso al netto della spinta emotiva di questi giorni. Se e quando verrà, il nuovo Stato catalano sarà il risultato di un percorso lungo e non certo in discesa. Ma quanta invidia per i catalani che hanno avuto la possibilità di esprimersi e di decidere per se stessi. Noi lombardi, noi padani, dopo venticinque anni siamo ancora qui “schiavi” dello stato italico, in condizioni persino peggiori del passato e senza la prospettiva che le cose possano cambiare. Amen.
Caro GLM io sono molto più ottimista sul percorso dei Catalani per ottenere l’indipendenza, in quanto il 48% di Mas e Cup è stato ottenuto nonostante le minacce del governo spagnolo ed il terrorismo mediatico di giornali e Tv, dove ad esempio è stato detto e prospettato tra l’altro che in una Catalogna indipendente; non ci sarebbero stati soldi nelle banche; che In vista delle elezioni camion trafugavano l’oro presente nelle banche della Catalogna; che ci sarebbero code interminabili ai bancomat; che la Catalogna sarebbe fuori dall’europa e fuori dall’euro; che ci sarebbe un’inflazione del 40% che ridurrà i Catalani sul lastrico; che il Barcellona F.C. sarà escluso dal campionato spagnolo, ed inoltre è stata prospettata la minaccia più ridicola (visto il residuo fiscale della Catalogna), che lo stato centrale non verserà più i fondi per il funzionamento della cosa pubblica.
Pertanto il 48% è stato un risultato eccezionale.
Inoltre credo che una volta descritti tutti i punti del percorso, detto che saranno disponibili i 16,5-17 Miliardi di Euro/anno in più (residuo fiscale che attualmente viene derubato dallo stato centrale spagnolo) e soprattutto se il futuro Stato Catalano una volta indipendente sarà prospettato con una gestione ad es. stile Svizzera, la percentuale di favorevoli all’indipendenza crescerà notevolmente.
P.S. Per chi dice che la costituzione spagnola non permette la secessione faccio presente che in Spagna il 27 luglio 1977 è entrato in vigore il “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” ratificato il 27 aprile 1977 Patto nel quale all’Art. 1 si afferma che:
1. Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi
decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro
sviluppo economico, sociale e culturale.
2° P.S. (l’i-taliglia lo ha ratificato 15 settembre 1978 e lo ha adottato il 15 dicembre 1978)
La differenza tra noi e loro è tutta racchiusa in una frase di Artur Mas “Stiamo scrivendo la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”.
Loro lo sanno che stanno scrivendo la storia, lo sanno perfettamente, i nostri invece non l’hanno mai capito che potevano entrare nella storia, per questo si sono accontentati di un posticino da ministro o da onorevole a Roma e resteranno per sempre dei signor nessuno, delle nullità, se non dei traditori.