Cominciata la fuga di banche e società dalla Catalogna, spaventate dalla prospettiva dell’indipendenza. Il consiglio di amministrazione della multinazionale Gas Natural Fenosa ha deciso, in una sessione straordinaria, di trasferire la propria sede legale da Barcellona a Madrid. Lo hanno riferito fonti del settore. La decisione è legata alle ricadute del referendum. E CaixaBank, il principale istituto bancario catalano, ha annunciato questa sera, al termine del consiglio di amministrazione, che trasferirà la sede legale a Valencia, “a causa dell’attuale situazione politica e sociale in Catalogna”.
Molte le imprese pronte ad andarsene. Ieri era stato il Banco Sabadell, terza banca catalana, ad annunciare il trasferimento della sede ad Alicante, nella regione autonoma della Valencia. Medesima intenzione, secondo quanto scrive El Mundo, avrebbe anche Abertis (multinazionale del settore infrastrutture di trasporto e tlc). Mentre altri importanti gruppi, molti stranieri, attendono l’esito della plenaria di lunedì. Una dichiarazione di indipendenza della Catalogna significherebbe l’uscita dall’Ue, come ha ribadito ieri Pierre Moscovici.
La battaglia politica tra Madrid e Barcellona diventa così anche una battaglia economica. Il governo spagnolo ha adottato un decreto per agevolare l’uscita dalla Catalogna di imprese che temono una dichiarazione di indipendenza. Il decreto permetterà alle imprese di spostare la sede sociale in un’altra regione senza sottoporre la decisione al voto degli azionisti.
Il commissario Ue all’Economia, Pierre Moscovici, ha avvertito che “una Catalogna indipendente non sarebbe membro dell’Unione europea, perché l’Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna”. Aggiungendo che lo strappo tra Barcellona e Madrid “è una vicenda dolorosa che va trattata dagli spagnoli. Risolverla non spetta né a Parigi né a Bruxelles né ad altri”.
L’agenzia Fitch, intanto, ha annunciato di essere pronta a tagliare il rating catalano, affermando che le tensioni tra Catalogna e governo centrale “potrebbero peggiorare nel breve periodo” e portare a eventi “imprevedibili” come possibili impatti sui “fondi di liquidità” cui la Catalogna fa ricorso per finanziarsi. L’indipendenza della Catalogna avrebbe un ampio impatto negativo dal punto di vista del merito di credito per un vasto numero di emittenti bond in Spagna e nella regione. Lo sottolinea Moody’s in un report. Sebbene l’agenzia di rating ritenga più probabile che la Catalogna resti nel Regno di Spagna e non diventi uno stato indipendente, “la situazione resta fluida e la secessione non può essere esclusa nel lungo termine”.
Nel mentre, il prefetto spagnolo in Catalogna Enric Millo ha “chiesto scusa” alla popolazione per le violente cariche della polizia domenica contro i seggi del referendum. “Ho visto le immagini e so che ci sono persone che hanno ricevuto percosse, spinte, e che c’è ancora una persona in ospedale, posso solo chiedere scusa a nome degli agenti che sono intervenuti” ha detto alla tv pubblica Tv3. E un giudice di Barcellona ha ordinato l’avvio di una inchiesta sull’accaduto. Il magistrato ha deciso di indagare, dopo una denuncia del governo catalano, sull’operato della polizia in 23 centri elettorali nei quali risultarono ferite 130 persone e ha invitato la procura, che aveva definito proporzionato l’uso della forza da parte degli agenti spagnoli, a “non minimizzare la gravità” dei fatti.
Il ‘Parlament’ va avanti: riconvocato martedì per valutare l’approvazione della dichiarazione di indipendenza, sfidando lo stop di Madrid. La sessione – vietata per lunedì dalla Corte costituzionale spagnola – si terrà martedì e prevede all’ordine del giorno solo la relazione del governatore Puigdemont, per evitare nuovi stop. Il rinvio a martedì, scrive El Pais, serve al governo catalano per prendere tempo e negoziare una soluzione non traumatica con Madrid. Carles Puigdemont tira dritto, dunque, sordo a qualunque monito. (Ansa)
I cittadini catalani dovrebbero tenersi i soldi in tasca.
Ottenuta l’indipendenza, continuano a tenerseli in tasca per orientare ogni decisione politica.
Per l’intanto chi vuole può fare versamenti volontari nelle casse catalane.
Non in banca, naturalmente.
Condivido l’idea di richiedere contanti agli sportelli delle banche in fuga e chiudere i rapporti in essere.
Purtroppo, non son consci ne della loro reale forza, ne delle motivazioni per le quali conviene una secessione.
Hanno saputo parlare alla pancia dei catalani con argomenti tanto peristaltici che avrebbero fatto impazzire anche uno stitico.
Hanno ottenuto un seguito incredibile e di gran valore se non fosse stato ingannato con soli argomenti redistributivi della loro ricchezza e tanta altra inconsistente fuffa.
E’ triste doverne prendere atto. Questo perché l’energia delle manganellate vibrate anche contro zia Maria con la sua borsetta di finta pelle ancora disturba i miei pensieri.
L’accozzaglia socialista, alla quale va solo il merito di aver avuto il coraggio di sfidare le istituzioni, vuole solo creare un nuovo stato. Un luogo liberato dalla chiatta corona centralista solo per costruire un altro luogo centralista in scala minore, ma scommetterei molto più efficiente nel tribolare il prossimo.
Se Madrid+Ue+BCE agevolano lo spostamento delle banche basta solo una ritirata di depositi per disciplinare le banche in fuga.
Le banche sono istituzionalmente sempre in insolvenza controllata ed interdipendenti abbondantemente. Basta che un 10% dei depositanti ritiri o chieda di giro-contare i depositi “en effectivo” presso altra istituzione neo-domestica ..eeh Crack!
La valuta Euro funzionerebbe benissimo (come in Montenegro) non c’è bisogno di coniare altra fiat cartastraccia. Ciò anche per il fatto che il debito pro-quota catalano sarebbe da onorare con quella carta.
Con una sospensione sostanziale delle imposte dirette ed indirette (Soprattutto dazi Accise ed IVA, visto che pure la Ue fa la schifiltosa), tempo 60 gg ,e la Corona inginocchiata implorerebbe perdono.
Questi comportamenti di Madrid &Co. non sono dimostrativi della forza, ma della debolezza di ritenere la secessione una cosa seria quando sarebbero tenuti a considerare la stessa come un’ennesima pacifica azione folcloristica.
Quando lo stato scisso ti da un assist così non saperne approfittare è fatale.
Le aziende farebbero domanda in “carta da bollo” per tornare accompagnate da una valanga di altre.
Ma queste armi in mano piccolo-socialista sono inutili. Perché i socialisti non sanno che redistribuire ciò che depredano. Non hanno altra aspirazione che spendere gruzzoli ed energia produttiva presente e futura per somministrare la democrazia del servilismo e del paternalismo, proprio come comanda il DNA di ascendenza.
Tutto ciò serve comunque come esperienza necessaria per chi, speranzoso di liberarsi della moglie satrapa, si tagli il pisello in nome della propria arroganza cognitiva.
L’ignoranza economica dei leader catalani frustrerà ogni tentativo sostenibile di secessione unilaterale (giacché concordata non potrebbe mai essere concessa).
Meditate indipendentisti italiani di ogni regione padana o rispettabile schiatta veneta, meditate!
Se fossi catalano e l’indipendenza (non so come) fosse riuscita, ex post mi sentirei solo relativamente meglio, ma già ora so che continuerei essere un inappagato protestante libertario.