La Catalogna si prepara domani a votare, sia pure in modo del tutto informale, per rivendicare il diritto di poter decidere sul suo futuro politico rispetto alla Spagna, come è accaduto in Scozia: un voto in sostanziale violazione dei divieti imposti dal governo centrale di Madrid, che con due successivi ricorsi giudiziari ha fatto dichiarare incostituzionale qualsiasi consultazione popolare sull’indipendenza. Ma soprattutto il secondo divieto sembra aver sortito l’effetto opposto, e la mobilitazione dei catalani negli ultimi giorni è aumentata, con migliaia di volontari che hanno improvvisato dei veri e propri call center civici per convincere il numero più alto possibile di persone a partecipare. E quindici nuove personalità internazionali si sono unite all’appello ‘Let Catalans vote’ per chiedere che i catalani possano votare in una consultazione sull’indipendenza dalla Spagna per decidere il loro futuro politico. Tra questi anche due fra i massimi intellettuali italiani: il Premio Nobel, Dario Fo, e lo scrittore Andrea Camilleri.
La campagna a favore del voto si è conclusa a Barcellona con un atto a cui hanno preso parte decine di migliaia di persone. “Domenica dimostreremo che presto la Catalogna sarà un Paese libero e indipendente”, ha gridato alla folla Carme Forcadell, presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana.
Il governo centrale a Madrid ha reagito alla notizia della disobbedienza civile catalana facendo scrivere dal prefetto della Catalogna una lettera alle autorità locali – inclusi i direttori delle scuole pubbliche – che ricorda loro “l’importanza” di rispettare e far rispettare le sentenze del Tribunale costituzionale. La violazione è punibile, per i componenti del governo regionale, con il divieto di ricoprire uffici pubblici. Ma nonostante tutto, sembra probabile che solo pochi fra i destinatari delle missive accolgano l’invito.
In teoria il governo spagnolo potrebbe ordinare alla polizia o alla Guardia civil di intervenire nei seggi o almeno in alcuni di essi, ma è cosciente del fatto che questo finirebbe col provocare una mobilitazione popolare ancora maggiore di quella, già straordinaria, delle ultime settimane. Senza contare gli effetti negativi a livello di immagine internazionale per il Paese. Le dichiarazioni in proposito dei ministri dell’Interno e della Giustizia di Madrid sono rimaste sul filo dell’ambiguità, ma hanno lasciato intendere che l’uso della forza dovrebbe essere evitato. La polizia locale della Catalogna potrebbe invece intervenire, secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Interno catalano, soltanto se ci fosse un ordine della Procura, eventualità da lui stesso considerata “remota”.
Per cercare di schivare eventuali azioni coercitive da parte di Madrid, il governo regionale catalano si appella al fatto che non solo la consultazione di domani non è giuridicamente vincolante, ma che oltretutto sarà gestita da volontari della società civile e non da funzionari pubblici. Sono 41.000 volontari dovrebbero rendere possibili le operazioni di voto in centri pubblici e privati di 942 comuni sui 947 di cui è composta la Catalogna.
Il manifesto ‘Let Catalans vote’, presentato lo scorso sabato, insiste sul fatto che “il modo migliore di risolvere i legittimi contrasti interni è il ricorso agli strumenti della democrazia”. Così, i venticinque firmatari fanno notare che “impedire ai catalani di votare appare in contrasto con i principi ispiratori delle società democratiche”. Il governo di Madrid ha fatto dichiarare incostituzionale il voto sull’indipendenza di carattere consultivo previsto per domani. Ma la mobilitazione popolare, sostenuta dal governo regionale, non si è fermata e domani dovrebbe tenersi comunque un “processo partecipativo” di massa, in pratica una consultazione referendaria informale di valore politico.
Oltre a Fo e Camilleri, nella lista spiccano il linguista e filosofo americano Noam Chomsky; il grande calciatore olandese Johan Cruyff, il dissidente cinese Wuer Kaixin, leader delle proteste di Tian’anmen; lo scrittore sudafricano Ronald Kasrils, attivista anti-apartheid ed ex Ministro; lo scrittore pakistano Tariq Alì, attivista per i diritti umani; il blogger e dissidente cinese Hu Jia, premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo e il giornalista Ignacio Ramonet, ex-direttore de Le Monde Diplomatique.
I nuovi firmatari si vanno così ad aggiungere agli altri 10 che già avevano dato il loro sostegno lo scorso sabato: i premi Nobel per la pace Desmond Tutu e Adolfo Pérez Esquivel, il regista Ken Loach; la sociologa Saskia Sassen; il pensatore Richard Sennett; lo scrittore António Lobo Antunes; il critico letterario Harold Bloom; Bill Shipsey, fondatore di Art for Amnesty International; l’ispanista Paul Preston; e il diplomatico americano Ambler Moss. (GiornaleRadioRai)