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Catalogna, rajoy frena i secessionisti. ma ora si svegliano anche i baschi

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catalogna-votodi MARIETTO CERNEAZ

Secondo il “Sole 24 Ore” le elezioni catalane di domenica scorsa non “non sono state un plebiscito per l’indipendenza come avrebbe voluto Mas”, il quale però, nella conferenza stampa, a risultati acquisiti, ha detto il contrario. Eppure, per ridimensionare il risultato dei catalanisti, quasi tutti i giornali italiani scrivono che sì è stata ottenuta la maggioranza assoluta dei seggi, ma non quella dei voti.

Un dato che è vero, ma solo in parte forse, considerato che in quell’area che non è pregiudizialmente contro l’idea di un referendum, che permetta ai catalani di esprimersi sul proprio futuro, ci sono partiti che, senza ottenere seggi, hanno però ottenuto voti. E’ il caso di Uniò. Vediamo, dunque, come è finita domenica:

Junts pel Sí: 1.610.546 voti (39,6%): 62 seggi
Ciutadans: 726.939 voti (17,89%): 25 seggi
PSC: 515.683 voti (12,69%): 16 seggi
Catalunya Sí que es Pot: 361.680 voti (8,90%): 11 seggi
PP: 344.806 voti (8,49%): 11 seggi
CUP: 333.657 voti (8,21%): 10 seggi
Unió: 102.160 voti (2,51%): 0 seggi

Che significa questo? Che al 39,6% di “Junts pel Sì” e all’8,21% di CUP non si commetterebbe peccato ad aggregare anche il 2,51% di Uniò, col risultato che chi è favorevole ad avviare un processo indipendentista (perché permettere di svolgere un referendum per l’indipendenza va considerato come un atto che va in quella direzione) raggruppa il 50,32% dei consensi.

Aldilà dei meri numeri, rimane davvero impensabile che si riescano a trovare scuse pretestuose per ridimensionare la vittoria dei secessionisti. Ammettiamo, che gli indipendentisti abbiano raccolto “solamente” il 47,81%. E allora? Se la democrazia è fatta di numeri e maggioranze, i vari democratici unionisti dovrebbero starsene zitti, visto che Cameron ha accettato il referendum scozzese quando lo Scottish Nationa Party godeva di un 44% circa dei consensi (anche nel Canada è accaduta la stessa cosa col Québec). Oppure ancora, visto che Rajoy fa il bello e il cattivo tempo in Spagna con una maggioranza, ottenuta alle scorse elezioni, pari al 44,63%. Inoltre, gli indipendentisti catalani hanno vinto in 907 Comuni su 942! E se la democrazia è rappresentativa, ed è rappresentata dai seggi ottenuti col voto, ebbene 72 seggi su 135 non rappresentano una maggioranza legale?

Eppure, Rajoy – il cui partito ha subito una batosta – non ne vuole sapere. Ieri, ha dovuto esternare la sua e ha detto: “Pronto al dialogo sì, ma restando nella cornice della legalità”. Il riferimento è chiaramente riferito alla “legalità costituzionale”, che non prevede alcuna decomposizione della Spagna. Eppure, legale – ma forse ancor più è legittimo – che chi ha vinto le elezioni, dichiarando esplicitamente che se avesse raggiunto la maggioranza assoluta avrebbero iniziato un percorso secessionista, possa e debba provarci, anche nel rispetto di chi li ha votati.

Come ha scritto ieri il direttore, gli indipendentisti han vinto, hanno imboccato la strada maestra, ma non sarà in discesa. Certamente è così. Il fatto, però, che la valanga di consensi indipendentisti abbia risvegliato anche i baschi, non è un brutto segnale: “La Spagna ha presentato come un problema il voto catalano, ma non si rendono conto che il problema sono loro. Hanno un problema in Catalogna, ma lo hanno anche in Euskadi”. Lo ha detto il premier regionale dei Paesi Baschi, Inigu Urkullu che, proprio domenica scorsa ha rivendicato l’«autogoverno» per la sua regione. 

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1 COMMENT

  1. anche Catalunya si que es Pot potrebbe essere favorevole al referendum per garantire il diritto dei cittadini ad esprimersi, anche se poi probabilmente non farà campagna per il si, ma nella migliore delle ipotesi lascerà libertà di voto.

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