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Catalogna, salvate il “soldato” artur mas

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artur_masdi ENZO TRENTIN

Nella prima metà del 1900 uno dei massimi matematici, il ceco Kurt Friedrich Godel, dona all’umanità la più grande rivelazione scientifica, il teorema d’incompletezza: in questo teorema si dimostra che, dato un certo sistema, vi sono sempre proposizioni che non possono essere dimostrate rimanendo all’interno dello stesso sistema. La mente umana, ad esempio, si muove in un suo universo, ed è intrinsecamente incapace ad intendere quello che si colloca al di fuori del suo sistema. Ecco perché al sofista greco che si dichiarava bugiardo, ancora oggi non sappiamo se credere o meno. Alla stessa stregua noi non sappiamo, oggi, se la magistratura spagnola voglia veramente incriminare: Artur Mas, presidente della Generalitat de Catalunya, la vicepresidente del governo catalano, Joana Ortega e l’assessore all’educazione, Irene Rigau, e se costoro saranno veramente delle vittime, o si cerca solamente di farle passare per tali.

Abbiamo ricontattato Roberto S. (giornalista veneto che vuole godersi serenamente l’anonimato visto che oggi è in pensione) trasferitosi a Barcellona da oltre 27 anni, che già avevamo consultato in un’altra occasione [VEDI QUI], per chiedere la sua opinione sulla questione.

Domanda: Davvero i nostri “eroi” rischiano di uscire dalla scena politica per mezzo della magistratura?

Risposta: Dal mio punto di vista si tratta di una grande commedia. Oggi, in Spagna come in Italia, nei partiti politici tradizionali si vive come in una corte rinascimentale zeppa di eunuchi e ruffiani, in cui nessuno fa carriera senza l’appoggio dell’altro. Si dimenticano i favori e si ricordano le offese. Tutti si precipitano a pugnalare chi cade, ma quando la situazione non è chiara nessuno osa fare un passo per paura delle conseguenze. La politica, in ogni caso, è ciò che Dio ha scelto in abbondanza: la tempesta ed il combattimento. Le vittorie sono solo rinvii fino all’attacco successivo.

– E allora?

In questa politica niente è mai quello che sembra, e nessuno è mai chi dice di essere. I partiti politici spagnoli non sono diversi da quelli italiani: grande corruzione ed immensa sete di potere. Bisogna guardare a quello che fanno come a un enorme acquisto di tempo, per rimandare ad un futuro quanto più lontano possibile il redde rationem (La locuzione latina che tradotta letteralmente, significa rendi conto. È tratta dal Vangelo secondo Luca 16,2). Se davvero ci fosse un cambio della guardia con forze politiche nuove, questi vecchi personaggi potrebbero essere chiamati a rispondere del loro operato, ed ovviamente non verrebbero trattati con i guanti. Poi c’è da tener presente che la magistratura spagnola non è migliore di quella italiana. I tempi del suo operare sono biblici. Non ci credete? Osservate come è stato perseguito Jordi Pujol che ha confessato pubblicamente l’esportazione illegale di capitali all’estero. È stato processato? No! Avete sentito che c’è l’idea di farlo? No! La sua autodenuncia è servita solo a far passare il messaggio subliminale: “sono tutti uguali. A che serve votare?”.

– Sì va bene, e allora?

Allora secondo me stanno “beatificando” Artur Mas, che passando per vittima sale nei sondaggi, mentre chi è indipendentista da sempre: la Esquerra Republicana de Catalunya (ERC), sta leggermente scendendo.

– A che serve questa manovra?

A favorire il progetto di Artur Mas & Co. consistente nel creare un grande raggruppamento di partiti con i quali andare alle elezioni anticipate. La gabola sta nel fatto che in tale Rassemblement i voti dati ai singoli partiti non emergerebbero. Non si potrebbe, in altri termini, verificare l’effettiva consistenza e quindi il seguito elettorale dei singoli “soci”. È per questo che l’ERC non vuole questa operazione e chiede che ogni partito, pur coalizzato, si presenti in modo da raccogliere i voti secondo il proprio merito. Oriol Junqueras sa benissimo che se ogni formazione politica verifica l’effettivo seguito di cui gode, molti degli attuali partiti sparirebbero. E se arrivano gli “altri” (sicuramente ERC e Podemos) qualcuno potrebbe dover “pagare il conto”. Salviamo, dunque il “Soldato Ryan” Artur Mas facendolo passare per vittima quando invece e complice dello stesso sistema di potere.

– Ma è una politica da retrobottega, un gioco degli specchi non è vero? 

Certamente! Del resto non è un gioco nuovo. Già in passato ci sono stati dei “catalanisti” che in realtà operavano all’incontrario. È il caso di Francesc Cambó i Batlle (1876–1947) è stato un politico spagnolo. Di orientamento conservatore. Fondatore e leader della “Liga Regionalista”, oltre che ministro di diversi governi spagnoli.

Nel 1901 fondò la “Liga Regionalista della Catalogna” un partito conservatore, e venne eletto consigliere del Comune di Barcellona. Eletto deputato per Barcellona nel 1907, poi fu sconfitto nel 1910. Cambó propose lo statuto dell’autonomia per risolvere il “problema catalano” ma dovette accettare la “Mancomunidad” come soluzione di compromesso. Dopo la morte di Enric Prat de la Riba, divenne lui il principale esponente della Liga Regionalista. Divenne ministro di due governi spagnoli: nel 1918 come ministro del Fomento (sviluppo), e nel 1921 come ministro delle finanze. In entrambe le occasioni presidente del governo era Antonio Maura. Non riuscì a farsi eleggere nel 1931, quando vide la nascita della Seconda Repubblica Spagnola, emigrò all’estero, visto che in Catalogna il partito della sinistra “Esquerra Republicana de Catalunya” vinse le elezioni e formò la nuova autonomia catalana creando la “Generalitat de Catalunya”. Entrò un’altra volta in parlamento nel 1933, ma non nel 1936. All’inizio della Guerra Civile Spagnola, Cambó ripiegò all’estero. Inizialmente non era a favore della giunta militare che salì al potere, però temendo che venisse instaurata una repubblica di base socialista, sentì il bisogno di finanziare con un apporto cospicuo i nazionalisti spagnoli. Non è quindi vero che i “catalanisti” hanno sempre rifiutato il potere di Madrid.

rajoy mano tesaOriol Junqueras conosce la storia, e sa benissimo che se andrà alle elezioni l’ERC (che oggi, ad onta del suo nome, conta nelle sue fila le più disparate provenienze politiche. Tra queste anche gli anarchici) farà il pieno di voti, perché il suo partito, a differenza degli altri, è sempre stato indipendentista.

È un gioco di specchi che potrebbe essere in atto anche in Veneto, con le incarcerazioni inopinatamente materializzate mesi orsono con il caso del cosiddetto “Tanko n° 2”. È una constatazione che si potrà fare circa 30 giorni prima delle elezioni regionali del 2015, quando saranno depositate le liste dei candidati. Si vedrà in quell’occasione che vuole “monetizzare” l’illegittima carcerazione e per quali fini.

– Tuttavia ha ragione Mariano Rajoy quando dice che i circa 2.305.000 ottenuti dal recente pseudo referendum sono pochi?

Solo in parte. In primo luogo, perché si è votato sino al 23 novembre, quindi la cifra definitiva dell’affluenza non è quella, ma sarà più elevata. Poi è vero che da un lato ci sono cittadini che sapendo che si trattava praticamente di un sondaggio non si sono mossi. C’è anche da considerare che hanno votato i sedicenni che normalmente non esercitano questo diritto.

– Insomma una situazione di stallo?

Sicuramente! Ma per i politicanti va bene così, perché intanto hanno “acquistato” altro tempo. E ne passerà dell’altro anche se andranno alle elezioni anticipate con un Rassemblement come quello che ha in mente Artur Mass. Infatti cosa faranno dopo? Dichiareranno l’indipendenza? Ne dubito! Diranno che vogliono indire un referendum, ma il Tribunal Constitucional sentenzierà che è illegale, e intanto il tempo continuerà a passare. Quindi incriminare Artus Mas & Co. non è altro che un artificio per creare la vittima che intenerirà quella parte del popolo meno incline alla riflessione ed al voto ponderato. Ma non si tratta di una vittima. Si tratta di un anello del sistema. O, se volete, di un collaborazionista. Non dimentichiamo che la stampa spagnola ha già ventilato come anche Artur Mas sia nelle stesse condizioni di Pujol: pare che anche lui abbia esportato illegalmente capitali all’estero. Insomma non bisogna fidarsi delle persone oneste. Dalle mie parti, a volte, ci si fida di alcuni amici. Quindi in fondo in fondo è meglio non fidarsi di nessuno.

– L’indipendentismo non ha nulla da guadagnare quindi?

In realtà non tutto il male verrà per nuocere. Se da un lato è vero che l’indipendenza della Catalunya non è vicina, perché buona parte della classe dirigente catalana, per salvaguardare se stessa, asseconda il vento indipendentista, ma intimamente non vuole sconvolgimenti; è altrettanto indiscutibile che in Europa, già dopo il referendum scozzese, nulla è più come prima. A mio modo di vedere basta solamente non farsi abbagliare da quello che io per semplicità di linguaggio definirei semplice propaganda alla Joseph Goebbels. Infine La gente deve capire che deve prendere il potere in proprio, e che non lo deve delegare a nessuno se non sotto costante e rigoroso controllo, perché nessuno quanto il popolo può fare gli interessi del popolo stesso: della mamma ci si può fidare ciecamente, ma è da imbecilli credere che un perfetto estraneo eletto al potere possa essere così generoso e altruista da fare gli interessi degli estranei che lo hanno eletto, anziché i propri.

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