Le elezioni in Catalogna del 27/09/2015, e il referendum del 18/09/2014 per l’indipendenza della Scozia, hanno dato spazio agli indipendentisti autoctoni per elaborare le più diverse speculazioni politiche, ipotizzando più scenari istituzionali.
Gilberto Oneto in questo articolo [VEDI QUI] ha affrontato alcuni aspetti oggettivi della questione per la quale il Potere è pronto ad attivare ogni mezzo, anche il più subdolo, (lo si è visto sia in Scozia che in Catalogna) per restare in sella. E non a caso secondo Max Weber occorre non confondere scienza sociale e politica sociale per lavorare sul fenomeno del Potere. Weber distingue così la Potenza (Macht, con significato di forza) ossia la “possibilità che ha un individuo o un gruppo di imporre la sua volontà con la forza agli altri”, dal Potere di cui ci occuperemo più estesamente altrove.
Alcuni pseudo-indipendentisti autoctoni pronosticano ora di imitare i catalani per dare “l’assalto” alle istituzioni italiane, ed indire elezioni o referendum per legittimare un pronunciamento di autodeterminazione. Tuttavia, per realizzare ciò sia in Veneto come in Lombardia, ci si dovrebbe oggi sintonizzare con individui assai “tiepidi” come Roberto Maroni e Luca Zaia ambedue della Lega Nord.
Restringendo l’analisi al Veneto, si è indotti a credere che lo pseudo-democratico, pseudo-federalista e pseudo-indipendentista Luca Zaia ed il suo politicamente omologo Presidente del consiglio regionale: Roberto Ciambetti (si tratta delle stesse persone della Lega Nord che recentemente hanno assunto una posizione ambigua su un documento che riproponeva il referendum per l’indipendenza del Veneto consentendo la dichiarazione del Consigliere sedicente indipendentista Antonio Guadagnini: «hanno preferito non sottoscrivere il documento per ragioni di opportunità, sono sostanzialmente e moralmente con noi». [VEDI QUI]. Insomma si tratta della voglia di farsi forte di un eventuale pseudo-democratico esercizio dell’opinione popolare per avere “argomenti” di contrattazione – non già dell’esercizio della sovranità popolare – con lo Stato da cui gerarchicamente dipendono.
A minare la credibilità dei protagonisti succitati interviene lo Statuto della Regione Veneto [VEDI QUI] che prevede solo un tipo di “sovranità popolare”: l’Art. 26 – Referendum abrogativo; mentre l’Art. 27 – Referendum consultivo non è deliberativo ed è già stato cassato dalla Corte costituzionale. Si veda la Legge regionale 16/2014 che avrebbe comunque l’ostacolo della raccolta dei fondi necessari al suo svolgimento: 14 milioni di Euro che malgrado gli strombazzamenti mediatici di alcuni presunti leader indipendentisti è stato impossibile raccogliere.
Non bastasse, c’è l’«Art. 25 – Referendum. 1. La legge regionale disciplina i limiti di ammissibilità, il procedimento, le modalità attuative e gli effetti del referendum. Il giudizio sulla ricevibilità e sulla ammissibilità delle richieste di referendum è di competenza della commissione di garanzia statutaria.»
Ovvero, sono loro: i “rappresentanti”, che dettano le regole senza nemmeno aver avuto il “democratico” buon gusto di farle approvare da quel “popolo sovrano” di cui al Comma 2 dell’art. 1 della Costituzione. Tsz! Ancora una volta è dimostrato che la democrazia rappresentativa non è democrazia, ed è moralmente ed eticamente inaccettabile, perché presuppone che gli altri: i “rappresentanti”, decidano per noi stessi.
È di questi giorni poi l’adesione del gruppo del Movimento 5 Stelle all’intergruppo referendario “Parola ai Veneti” [VEDI QUI] promosso dal rappresentate in Consiglio regionale di Indipendenza Noi Veneto: Antonio Guadagnini. Salgono così a 31 i consiglieri regionali che hanno aderito. «Di questo diritto – ha poi sottolineato l’esponente di INV – sia il Governo nazionale, sia quello regionale devono essere garanti, assicurando entro il 2020 lo svolgimento del referendum per l’indipendenza del Veneto».
Ma cosa dice il Consigliere Manuel Brusco: «Da sempre il M5S appoggia i referendum popolari consultivi per dare la possibilità di espressione ai cittadini. Per quanto riguarda il tema specifico la visione del M5S, molte volte descritta nel blog di Beppe Grillo, è quella degli Stati Uniti d’Italia, composta da macro-regioni con forti autonomie locali e strumenti di democrazia diretta sul modello svizzero. Nel caso Veneto appoggiamo in particolare i principi di autodeterminazione, sapendo che il Veneto si trova stretto da due regioni, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, a Statuto speciale. Perché – ha concluso Brusco – il Veneto non possa godere di autonomie da sempre concesse a territori vicini e simili per storia e tessuto sociale, è una domanda alla quale si deve dare risposta.» Ciò nonostante, nella stessa occasione, Guadagnini ha dichiarato: «So bene che il M5S non è favorevole all’indipendenza del Veneto…».
Ovverosia inventano bugie per convincerci della loro verità. Una girandola di parole contraddittorie fatte apposta per confondere le idee all’elettorato. Vediamone alcune:
- Si parla di democrazia diretta sul modello svizzero, e si sorvola sul fatto che il referendum consultivo in Svizzera non esiste.
- Si lascia credere d’essere favorevoli all’autodeterminazione, ma si indicano le autonomie delle Regioni a Statuto speciale.
- Si dichiarano favorevoli a macro-regioni con forti autonomie locali sottacendo che nel caso della CH si è difronte a Cantoni indipendenti e federati.
- Ci si affida, infine, alla “garanzia” del Governo nazionale, quando l’esperienza di Scozia e Catalogna ha dimostrato che i maggiori avversari dell’indipendentismo sono proprio gli attuali Stati per mezzo dei politici detentori pro tempore del Potere.
- Siamo alla constatazione di manifestazioni antidemocratiche e fasciste che Giovanni Gentile sintetizzò così: «Lo Stato è tutto e l’individuo è niente».
Che la via catalana e scozzese sia ardua da percorrere in Veneto è dimostrato anche dal fatto che queste entità godono già di un’ampia autonomia. Che tale autonomia ha consentito ad una classe politica di selezionarsi, sperimentarsi e forgiarsi eticamente. Si può trascurare il fatto che Alex Salmond si è dimesso non appena conosciuti i dati ufficiali sfavorevoli del referendum scozzese? Possiamo ignorare il fatto che Artur Mas ha indetto elezioni anticipate per le quali ha accettato di porsi al quarto posto della lista elettorale privilegiando l’esito elettorale alla sua rielezione alla Generalitàt de Catalunya? Come si superano gli eterni giochi partitici, laddove il CUP catalano (JPS 63 deputati e CUP 10) ha già detto: «Mas è prescindibile», e dunque di non volere una rielezione del Presidente centrista, ed ha aggiunto che una dichiarazione unilaterale di indipendenza non è possibile subito perché le due liste non hanno ottenuto il 50% dei voti?
Possiamo dimenticare che i veneti ed i loro pseudo-leader indipendentisti si sono, negli anni, distinti per le lotte intestine e fratricide? Per la creazione e dissoluzione di partiti e partitini autonomisti, federalisti ed ora indipendentisti? Per non aver mai elaborato nessun serio progetto istituzionale?
Detto poi en passant, il 27/09/2015 in una pubblica riunione di indipendentisti tenutasi a Mestre (VE), Davide Guiotto fondatore di Raixe Venete e quindi organizzatore della “Festa dei Veneti” di Cittadella (PD), ha dichiarato d’essersi pentito d’aver indirettamente favorito la rielezione di Luca Zaia alla Regione Veneto per mezzo della sua candidatura nelle fila di Noi Veneto Indipendente/Indipendenza Noi Veneto con Zaia. (Lista Zaia)
A queste constatazioni può calzare quanto segnala il saggista Gianluca Marletta a proposito di un “Kabhar” (un detto) attribuito ad Alì – il nipote del Profeta – che pare evocare questi nostri tempi, come tempi ultimi: «Poi comparirà una ‘gente debole ed irrilevante’, con i ‘cuori duri’ [crudeli] come pezzi di ferro, essi sono i ‘Compagni dello Stato’, non rispettano nessuna alleanza, né patto alcuno…»?
Eppure un “foedus” istituzionale, prima ancora di ogni elezione o referendum dovrebbe essere l’elemento unificante. Lo strumento attraverso il quale controbattere la Potenza della partitocrazia italiana; l’appoggio internazionale su cui essa può contare, e che si è visto dispiegato nelle vicende scozzesi come in quelle catalane. Si aggiunga che un serio progetto istituzionale risulterebbe funzionale a raccogliere quella massa di cittadini che si è vista sfilare per le vie di Barcellona, e che in Veneto oggi rappresentano un miraggio. Come ignorare che le “regole” fissate a priori acquieterebbero ogni contenzioso e rivalità personale e di partito? Perché trascurare l fatto che i risultati scozzesi e catalani sono il frutto di decenni di serio e duro lavoro?
Il Potere, secondo Max Weber, presenta altre forme ideal-tipiche, tra le quali la Herrschaft ovvero il carismatica, che si fonda sul riconoscimento del carattere straordinario, a volte sacro, di un individuo i cui “poteri” sono l’elemento su cui poggia un gruppo sociale nuovo (o un popolo): è il caso del profeta biblico, l’unto del signore, o il capo guerriero, o, all’epoca dei partiti democratici di massa, il capo politico con forte magnetismo personale (di lì a poco tale ideal-tipo weberiano troverà un suo tragico inveramento storico nelle figure del Duce e del Führer). I lombardo-veneti, invece, hanno sperimentato i danni materiali e psicologici arrecati dalla cialtroneria di Umberto Bossi e della sua Lega Nord.
Per tutto quanto qui pubblicato, non c’è in noi l’illusoria speranza in un mondo migliore per mezzo di questo modo di fare politica, e non abbiamo pudore a confessare che ci sentiamo nello stato d’animo che descrisse Bertolt Brecht: «Quindi sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati».