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Friuli, anziché secedere dall’italia vuol staccarsi da trieste

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di ENZO CATTARUZZI* 

Una cosa pare certa: sarà un banco di prova per tutti gli autonomisti. Nel suo piccolo il Friuli potrebbe fare qualcosa di grande. La raccolta di firme per il referendum per sganciare il Friuli da Trieste è terminata e le carte sono state consegnate.

Ora si attende l’ok finale della Regione per iniziare la corsa alle urne. Il primo cittadino di Rivignano, Mario Anzit, rivisitando gli studi di uno dei padri dell’autonomia friulana, Tiziano Tessitori avvocato come lui, ha lanciato la sfida prontamente raccolta da tutti gli autonomisti veri o presunti della nostra patria.

Una proposta completa che mira all’Autonomia vera del Friuli, a un’amministrazione più morigerata nei compensi e che intende accendere l’entusiasmo, che fu dei padri fondatori, in tutti i cittadini. Ma cosa succederebbe se il referendum ottenesse il risultato positivo della popolazione? E soprattutto l’economia avrebbe vantaggi? Innanzitutto, è bene affermare che se passasse il referendum le Province friulane e Trieste resterebbero nella stessa regione.

La soddisfazione per entrambe le realtà sarebbe sicuramente grande, poiché darebbe a entrambe la possibilità di gestire in proprio le varie identità, autogestendosi, scontri atavici verrebbero a cessare e la collaborazione potrebbe avere maggior forza. Qualcuno dice che se non si riesce a portare in casa friulana i cittadini di Sappada, figurarsi un disegno così alto e nobile.

Altri, malignando, dicono che è una proposta che di tanto in tanto esce per dare visibilità e contenuti a un’idea rispettabile ma forse fuori dalla storia, visto che siamo in Europa e sarebbe meglio restare uniti. Oppure che sono iniziative solo per mettere in evidenza alcuni personaggi, che hanno in mente di candidarsi alle prossime elezioni regionali.

Maldicenze fuorvianti che percorrono il nostro Friuli che, si sa, in queste cose non è mai stato unito e i triestini dicono che i furlani faranno tutto loro, compreso il nulla di fatto al referendum. Sapendo che anche la Città metropolitana è stata una trovata per raccattare consensi da parte di un gruppo dirigente, ma che di fatto allo status dei triestini non porta bori.

Insomma la partita del Referendum Friulexit è appena agli inizi e la proposta tecnicamente è stata ben pensata e costruita. Ora bisogna vedere se ai friulani interessa e se porta vantaggi oltre al consolidamento della nostra identità. Certo agita le acque della politica che di fatto è stata presa in contropiede, che con gran parte della cultura dominante non vede di buon occhio l’iniziativa.

Una cosa però è certa: nel segreto dell’urna i cittadino si esprimerà liberamente e forse potrebbe dare il via a una rivoluzione per un cambio non solo di status o identità di due realtà. Forse potrebbe mettere in moto il ricambio di una classe dirigente che snobbando l’evento pare poco attenta. A patto però che se il referendum passa, la classe dirigente sappia cosa fare. Il Regno Unito insegna.

* Articolo tratto da http://www.ilfriuli.it/

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3 COMMENTS

  1. E prima ancora erano una provincia dell’impero romano, quindi?. I popoli devono appropriarsi del proprio destino, se hanno i tributi, altrimenti, e se pensano solo ai schei, continuino pure a a brontolare contro il “padrone” di turno.

  2. Capito ‘na beata fava. Chi vuole seccedere da cosa e per quali motivi?

    Quel che est chiaro è che comunque non si tratta, ovviamente, di seccedere da quel che andrebbe reciso: fallitaglia. Contenti loro….

    • Comunque, cosa buona per il T.L.T..La regione, magari autonoma, è stata una invenzione itagliana per isolare e contrapporre veneti a friulani ( divide et impera) , una volta erano provincie delle Venezie.

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