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“che mal de có”: intervista col vava, l’artista delle parodie in bermagasco

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di LEONARDO FACCO

Vava77, conosciuto in terra orobica come Ol Vava”, al secolo Daniele Vavassori è un artista  delle parodie in bergamasco. Attraverso spezzoni di film, interviste e canzoni si diverte a prendere in giro – sul suo canale Youtube – personaggi e costumi dell’era moderna.

L’ultima sua creazione è in grande stile, visto che ha coinvolto i più noti artisti bergamaschi, Roby Facchinetti compreso, per dar vita al remake dialettale di “We are the world”, famoso brano musicale  del 1985 scritto e composto da Michael Jackson in collaborazione con Lionel Richie, prodotto da Quincy Jones e inciso dagli USA for Africa.

La versione bergamasca, si intitola “Che Mal De Có” (che ha superato le 400.000 visualizzazioni in meno di una settimana) ed è una raffinata presa per i fondelli delle cosiddette “fighe di legno” (Mezze fighe), che nella terra di Arlecchino si apostrofano come “i mese fighe”.

Allora Vava, “Che Mal De Có” sta inanellando ascolti su ascolti. Il pezzo è datato, ma tu hai dichiarato che è una delle “canzoni della tua vita”, per quale ragione?

L’infanzia lascia sempre il segno e anche sul fronte musicale ci sono quelle canzoni che ti sono rimaste dentro e non ti lasciano più. ‘We are the world’ è di certo una di quelle che dal punto di vista dell’impatto globale si possono contare sulle dita di una mano. Tra l’altro il caso vuole che la mia band preferita negli anni sia diventata i “Queen”, anch’essi legati fortemente al progetto benefico del 1985 per la loro partecipazione esplosiva al Live Aid nel luglio di quell’anno.

Rivisitare mastodonti di questo tipo non è cosa facile, soprattutto se lo vuoi fare in dialetto e con linguaggio colorito. Ho seguito l’istinto però, come faccio sempre e mi sono limitato a raccontare uno spaccato sociale senza la pretesa di fare scuola a nessuno. Mettere insieme tanti artisti legati a Bergamo, ma così eterogenei fra loro, è stata la mia scommessa che si è trasformata in un’esperienza indimenticabile. Ognuno ha dato tutto nella propria interpretazione, dai musicisti che hanno riarrangiato e risuonato il brano, ai cantanti solisti, fino al coro.

Il tuo successo, oltre al talento cristallino che ti appartiene, è senza dubbio dovuto anche all’uso del dialetto, della lingua locale insomma. Il bergamasco, purtroppo, lo si parla, e scrive, sempre meno. Da dove arriva questa tua passione?

Come molti della mia generazione ho assimilato il bergamasco soprattutto in casa dei miei nonni che fra loro parlavano in dialetto. In dialetto potevi dire cose che prendevano un altra forma, altri colori e questa cosa mi ha sempre attratto. Il dialetto è una cosa importante se visto anche e soprattutto in un ottica di apertura, non di chiusura. Conoscere il proprio dialetto è il modo migliore per rimanere in contatto con le radici, ma è chiaro che non basta. è molto bello quando nell’inevitabile mischiarsi delle culture riusciamo a tenere in vita e perché no, a trasmettere le nostre radici. I giovani non si devono vergognare del dialetto, ma devono vederlo come un’arma in più nel proprio arsenale culturale.

 Non c’è il rischio che il bergamasco finisca solo per diventare uno strumento linguistico da macchiette, un cimelio che serve solo a far ridere una parte della comunità in cui sei cresciuto?

Ben venga che il bergamasco venga usato anche così. Non lo vedo un problema, ognuno sceglie come parlare o come raccontarsi. È però importante che si parli e che non si inneschi la miccia della vergogna nel parlarlo. Nei paesi per fortuna ci sono ancora ampi margini di ‘recupero’; non è la stessa cosa in città e mi chiedo se questo impoverimento culturale possa portare alla scomparsa della nostra lingua. Il Dialetto DEVE essere portato nelle scuole!

Grazie all’arte, altre lingue locali hanno prosperato, si pensi al romano, al siciliano, al napoletano, al veneto e hanno trovato ospitalità su palcoscenici di livello nazionale, anche grazie ai mass media. Il bergamasco, viceversa, si riduce sempre più a nicchia. Credi impossibile un’inversione di tendenza?

L’inversione di tendenza è difficile perché i media sono dei monopoli che guardano ai bacini che fanno loro più comodo e si parla di numeri. Per fortuna da quando la rete ha praticamente ‘distrutto’ o quasi il vecchio modo di concepire la comunicazione, le cose sono cambiate… ahimè non abbastanza. In ogni caso se metti insieme contenuti efficaci il tuo messaggio in qualche modo riuscirà ad arrivare comunque… non è solo la lingua che fa un prodotto.

Divertentissimi i tuoi corsi di bergamasco-inglese. A parte l’aspetto comico, hai avuto qualche altro riscontro critico?

Il BergamEnglish, cioè le miei improbabili lezioni di Inglese-Bergamasco hanno una doppia valenza: quella di far sorridere e quella di dare alcuni rudimenti sulle due lingue passando attraverso il sorriso. In molte occasioni mi sono arrivati messaggi in cui mi si ringraziava perché magari un componente della famiglia era riuscito ad apprendere qualche parola nell’una o nell’altra lingua.

Il testo di Che Mal De Có è, senza dubbio, politicamente scorretto, rispetto agli standard oggi in circolazione. Ti han già dato del sessista?

Chi sa leggere o almeno capire e ascoltare si renderà conto che non è così. Quelle che nella canzone io chiamo Mezze Fighe esistono e sono una tipologia di persone che tutti nella vita abbiamo incontrato. Detto questo io non punto il dito, non amo bacchettare o fare moralismi, o almeno mi piace pungere con lo strumento che amo usare; le mie parodie.

A questo proposito nella canzone sono presenti anche cantanti donne, proprio perché la categoria delle Mezze Fighe non è affatto amata nemmeno dalle Donne con la D maiuscola.

Domanda classica, ci anticipi qualche idea in merito ai tuoi progetti futuri.

Non ho idea di cosa farò prossimamente. Navigo sempre a vista e i progetti di solito nascono da un giorno con l’altro.

Brao Vava, auguri, e grasie per ol to tép!

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TRADUZIONE TESTO IN ITALIANO:
Avevamo 15 anni, ma le vedevi passare con i più grandi che possedevano già una Golf.
Non ci sono storie, è sempre stata così: certe ragazze non vanno in giro a piedi.
Passano gli anni e noi siamo ancora qui. Lascia perdere, però ci vediamo ancora bene.
Non sono cambiate, le teste sono sempre quelle…è tutto il resto che cade a pezzi.

Che mal di testa le mezze fighe, si scelgono un poco di buono con i soldi e le finte amiche.
Sono proprio insulse, giorno e notte allo specchio. Piuttosto di mostrarvelo lo vendo su eBay.

Smettila stupido; che se non era per me saresti lì ancora a fare su e giù con la mano.
Che brava la ‘’signora’’, è proprio una di cuore, peccato che solo a guardarla ti si svuoti il conto corrente.

Sono ancora in circolazione, non più così avvenenti.
Non ridono mai, sono un po’ ingessate e anche un po’ rafferme.
Te lo garantisco, vanno in giro solo con gli stolti. Piuttosto di mostrarglielo lo vendo su eBay.

Un mio amico esclama: ‘’dai, ora glielo do’’
Meglio avvicinarsi con una Porsche se non vuoi che ti sputi addosso.

Avanti, procurati un paio di occhiali così potrai scorgere la loro faccia sotto un chilo di trucco.

Sono fuori di testa le mezze fighe. Non combinano nulla tutto il giorno e avanzano pure pretese. Andatevene imbecillone, cresciute a pane salame. Piuttosto che darvi corda lo vendo su eBay.
Che mal di testa le ‘mezze fighe’, si scelgono un poco di buono con i soldi e le finte amiche.
Sono proprio insulse, giorno e notte allo specchio. Piuttosto di mostrarvelo lo vendo su eBay.

Che mal di testa le mezze fighe, si scelgono un poco di buono con i soldi e le finte amiche.
Andatevene imbecillone, cresciute a pane salame. Piuttosto che darvi corda lo vendo su eBay

Sono fuori di testa le mezze fighe. Non combinano nulla tutto il giorno e avanzano pure pretese.
Sono proprio insulse, giorno e notte allo specchio. Piuttosto di mostrarvelo lo vendo su eBay.

TESTO BERGAMASCO:
A ‘m gh’ia 15 àgn, ma t’i vedìet a passà fò
Coi piö gràncc che in mà i gh’ia zamò l’Golf
A nn’è mia de bàle, a l’è sèmper stàcia issé,
i bèle tùse i va mia n’giro a pé

I pàssa i àgn e pòta a m’sè amò ché
Làssa sta’, però ‘m ga èt amò bé
A i è mia cambiàde, i có i è semper chèi
L’è töt ól rèst che l’salta vià a tochèi

Che mal de có i mèse fighe, i càta fò ü rangotàm cói sólcc e i finte amìse
A i è pròpe löse
Dé e nòcc denàcc a’ spècc
Piötòst te l’ mànget fò sö Ebay che fàghel vèt

Desmèt ignorànt, che se l’era mia per mé
Co’ la mà te fàet amò innàcc e ‘ndré
Che bràa la sciùra, l’è pròpe öna de cör
Ma adóma a ardàga a l’ta sa svöda ‘l cönt

I è n’giro amò, i è piö issé fighe, i grégna mai i ga ü bastù n’del cül, i è ‘mpó stantìde
A’ mé te l’garantése, i va ‘nsèma ai papagài
Piötòst a l’ mànge fò sö Ebay che fàghel vèt

Al salta sö ü mé amìs e l’dìss: “dai mé ga l’dó”
M’è ‘ndaga n’vèrs col Porsche, se no i te spüda adòss

Dom, dom, dom va a comprà i ögiài
Che almeno issé ta pö vardà ól müs
Sóta ü chilo de tröch

I è fò de có i mèse fighe, i tira n’sèma ön càsso töt ól dé, po’ i ga i pretése
Passì fò terése, cressìde a pà e salàm
Piötòst a l’ mànge fò sö Ebay che daga a trà

Che mal de có i mèse fighe, i càta fò ü rangotàm cói sólcc e i finte amìse
A i è pròpe löse, dé e nòcc denàcc a’ spècc
Piötòst a l’ mànge fò sö Ebay che fàghel vèt

Öh, la miseria!!!

Che mal de có i mèse fighe i càta fò ól rangotàm cói sólcc e i finte amìse
Passì fò terése, cressìde a pà e salàm
Piötòst a l’ mànge fò sö Ebay che daga a trà

I è fò de có i mèse fighe, i tira n’sèma ön càsso töt ól dé, po’ i ga i pretése
A i è pròpe löse
Dé e nòcc denàcc a’ spècc
Piötòst a l’ mànge fò sö Ebay che fàghel vèt

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6 COMMENTS

  1. Se facciamo l’impossibile oggi per salvare tutte le specie vegetali o animali che sono sopravvissute, perché mai non dovremmo salvare tutte le lingue che sono appartenute ai popoli e ne sono l’anima… a meno che non si miri a distruggerli appiattendoli nell’indistinto di comodo, operazione cui si sono dedicati dall’unificazione di quest’Italia in poi tutti quelli che si sono piazzati a Roma pensando di pontificare attraverso la scuola dall’asilo all’università con metodi brutali o derisori.
    Nonostante i miei quarant’anni milanesi con frequentazione della val Brembana, da veneta non ho imparato né il milanese né il bergamasco perché sono lingue che appartengono a chi ci vive, ed è giusto così… a ciascuno il suo e se lo tenga caro come un patrimonio che gli appartiene, nonostante gli sfottò dei presunti saccenti…

    • Giusto paragone. Esattamente, bisogna fare di più per la tutela e rivitalizzazione delle lingue locali. L’unica cosa è che queste lingue non sono appartenute, ma ancora appartengono, perché sono ancora parlate dalla gente. Anche se sempre di meno.
      E il primo passaggio per una tutela, sarebbe proprio il riconoscimento da parte delle istituzioni. Che manca ancora, o meglio è fatto solo in alcuni casi creando discriminazione. Se la lingua locale fosse presente in ambito pubblico, come è fatto in altre parti del mondo, sarebbe più facile impararla anche per chi viene da fuori e sarebbe anche strumento di integrazione. Solo il mio parere…

  2. Se inveci de parlar semper de dialet, a comencii a ciamar-la cond el so nom, lengua lombarda, ind la variant bergamasca, forsi al vutariss a cambiar i robe… La va tutelada perqè a l’è una lengua diferenta de quella italiana, e miga un dialet de l’italian…

      • Inveci segond mi a l’è anca una quistion de come ta la ciamet, miga nomà quell senz’olter, ma quell qe l’è la pianifegazion lenguistega al serviss propi a la tutella e la revitalizazion de la lengua. Se a sem rivads ind qella situazion qì, a l’è propi perqè de tutella ge n’è staita miga. Anzi i lengov locai ai enn semper staite tratade come “miga-coltura”. Allora “parlar-i e basta” a l’è miga assee per invertir la situazion adess. Sedenò a sarissom miga rivads qiqinsì… El parlar-i a l’è una riceta justa, ma se g’è miga de trasmission intra i jenerazion, la roba la va a finir.

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