di DANIELE VIMERCATI
Questo editoriale, firmato dal compianto Daniele sotto il titolo “Un popolo, il suo giornale”, apparve il 15 settembre 1996, in occasione del grande raduno leghista sul Po, nel numero unico del Nord. Voleva essere l’esordio di un progetto editoriale che, come spiega il suo stesso ideatore, si sarebbe realizzato solo a certe condizioni, condizioni che purtroppo non si concretizzarono. Da allora sono passati oltre 18 anni, la Padania, intesa come quotidiano di via Bellerio (che proprio domenica ha cessato di esistere), ancora non era stato concepito ed anzi venne pensata proprio perché Il Nord non riuscì a vedere stabilmente la luce. Da allora verrebbe da dire che molta acqua è passata sotto i ponti, ma sostanzialmente per quest’area del Paese non è cambiato nulla, anzi semmai la situazione è peggiorata. L’articolo di Vimercati – a parte i riferimenti a personaggi nel frattempo usciti di scena – è ancora attuale. E se vogliamo a posteriori denuncia anche la miopia di certa classe imprenditoriale che allora non volle impegnarsi per sostenere il progetto di dare una vera voce al Nord e ha mantenuto lo stesso atteggiamento anche dopo. Coi risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti. Anche molti di costoro hanno avuto paura di una Padania indipendente. (g.l.m.)
Chi ha paura della Padania indipendente? Milioni di italiani, senza dubbio. Tra essi, i furbi di ogni genere che da anni prosperano alle spalle dello stato assistenziale.
Ormai li conosciamo bene: sono dipendenti pubblici imboscati con la complicità dei partiti, falsi invalidi che dopo tante chiacchiere e denunce prendono ancora la pensione; e poi faccendieri e palazzinari ingrassati per anni a nostre spese, forestali calabri, cozzicari pugliesi che ricevono fondi statali senza aver mai pagato una lira al fisco, commessi delle Camere e cortigiani dei ministeri, nonché i mille pennivendoli sfaccendati della Rai di Roma e i funzionari corrotti degli uffici tributari. A guidare questo esercito di patriottici profittatori c’è inoltre una lunga galleria di volti noti dell’italico museo degli orrori, da Silviopellico Scalfaro a Balanzone Prodi, da Poliziotto Napolitano a Turacciolo De Mita.
Tutti costoro hanno paura, anzi una fifa blu, della Padania indipendente.
Ma noi, cari lettori, noi che abitiamo al Nord e campiamo del nostro lavoro o di una pensione duramente guadagnata fino all’ultima lira, noi che viviamo in una casa pagata col mutuo o in affitto a prezzi di mercato, noi che vediamo i nostri soldi sparire in tasse o in benzina a duemila lire o in titoli che hanno perso il 30 per cento in un anno, noi poveri fessi perché mai dovremmo aver paura della Padania indipendente? Che cosa ci può capitare di peggio, rispetto a questo stato esoso e sprecone, a questa classe politica inetta e (tuttora) corrotta, a questo sistema fondato sul sopruso e sulla raccomandazione, arrendevole con gli immigrati clandestini, lassista con i delinquenti abituali (politici compresi), compromesso con la mafia e brutalmente autoritario con i cittadini che lavorano e mantengono la baracca? No, cari lettori, noi temiamo, assai più dei contraccolpi della secessione, la conservazione di questo stato, di questo sistema, di queste facce. Se lo tengano bene in mente gli Scalfaro, i Prodi, i Napolitano, i Berlusconi: al Nord cresce di giorno in giorno il numero di coloro che non sono più disposti a tollerare la Prima Repubblica riveduta e corrotta, che vogliono aria nuova, facce nuove, uno stato nuovo, una libertà nuova.
L’avete notato? Ai vertici di partiti e istituzioni italiane, ormai, sono tornate vecchie conoscenze provenienti dai partiti responsabili dello sfascio, protagonisti assoluti della distruzione delle virtù civiche e dello spirito di unità nazionale che oggi comicamente invocano, con toni deamicisiani, per salvare l’Italia, la loro Italia. Ormai ci sono ragioni fondate per dire che questo stato è irriformabile; e allora – anche se preferiremmo sbagliarci, e ci piacerebbe credere in un federalismo possibile, alla svizzera o alla tedesca – diciamo chiaro e tondo che è meglio romperlo, questo stato, piuttosto che tenerselo così com’è.
Intendiamoci: “Nord” non è un manifesto secessionista. Il giornale che oggi vi mostriamo, in formula ancora provvisoria, con meno della metà delle pagine previste per la versione definitiva, privo del notiziario quotidiano e interamente dedicato alla manifestazione del 15 settembre sul Po, non è il giornale della secessione. È il giornale del Nord, il quotidiano della Padania che comincia a riconoscersi come comunità di cultura, di interessi, di tradizioni: comunità tollerante e pacifica, ma esasperata, pronta a dialogare con il resto d’Italia, ma decisa a contare, aperta alla collaborazione con le aree vicine, ma convinta del proprio diritto a decidere in autonomia il proprio futuro. “Nord” vuol essere l’interprete di quest’area geo-economica omogenea, estesa dall’arco alpino ai primi contrafforti dell’Appennino, vuole dar voce a un popolo che non l’ha mai avuta. Un popolo che muove i primi passi dell’autocoscienza e che vanta elementi di “identità nazionale” molto più evidenti di quelli dell’Italia, una presunta nazione che a dispetto del Metternich non è neppure un’espressione geografica (la Pianura Padana è ben distinta dalla Penisola Appenninica) e ancor oggi attende, come ai tempi del D’Azeglio, che si facciano gli italiani.
Si dice che in Italia esistono troppi giornali. In realtà esistono troppi giornali identici fra loro, sedicenti di destra o di sinistra, tutti asserviti ai grandi gruppi finanziari – Fiat o Fininvest, De Benedetti o Caltagirone – e quindi funzionali ai partiti che tutelano questi interessi, solidali con lo statalismo italiano e ostili all’autodeterminazione.
Noi vogliamo essere una voce anomala, controcorrente, alternativa. Dalla parte della piccola e media impresa, contro gli oligopoli. E siamo consapevoli di imboccare una strada stretta e molto ripida, senza i soldi di padroni munifici e prepotenti, senza il sostegno dei salotti televisivi e le citazioni compiacenti delle cosche giornalistiche trasversali, esposti al perenne ricatto dei monopoli pubblicitari e finanziari. Ma contiamo di farcela se non solo voi, ma soprattutto voi, amici lettori che oggi vi riunite sul Po per dire la vostra rabbia e la vostra voglia d’indipendenza, ci starete vicini, vi abbonerete, cercherete il vostro giornale nelle edicole e pretenderete che non sia boicottato.
Un’altra cosa voglio precisare, dopo le tante falsità apparse su altri organi d’informazione: se il mio progetto arriverà in porto non vi daremo un giornale di partito. Vi daremo un quotidiano d’opinione, deciso a difendere il diritto all’autodeterminazione della Padania ma anche le regole democratiche, e pronto a registrare, se vi saranno, le concessioni federaliste di un governo che finora, in verità, non ha fatto un solo passo, dicasi uno, in questa direzione. Il numero sperimentale che vi offriamo oggi è firmato dal collega Luca Marchi, che ha coordinato l’attività redazionale in questa prima fase, e che sarà al mio fianco alla direzione.
Io firmerò “Nord” dal giorno del suo arrivo in edicola, se nel frattempo saranno stati conclusi gli accordi con i soci finanziatori per garantire l’autonomia della direzione e della redazione, anche attraverso la nomina di un collegio di garanti del lettore: vogliamo assicurarvi un’informazione “nordista” ma indipendente, nella convinzione che nessuno dei nostri lettori, neppure i leghisti irriducibili, duri e puri e indipendentisti, vogliano un organo di partito. Se hanno votato Lega, è anche perché non sopportano i giornalisti al servizio del potere: ne hanno avuto abbastanza di cinquant’anni di Rai.
Eh, se mi ricordo del a volte piccante Daniele. Chissa’ quante risate si fara’ adesso che ci guarda dell’alto verso il basso, che piu’ basso di cosi’..??
Era proprio cosi’ nei primi anni del leghismo: tutti speravano ma pochi si impegnavano.
Naturalmente dopo un piccolo disorientamento lo stato (lo ripeto fin che non saprete odiarmi per davvero) KOMUNISTA e di dx e di sx e di cnt, si e’ dato daffare per far si che il movimento RIVOLUZIONARIO facesse una brutta fine.
Io ero, a quel tempo, impegnato col sindacato lighista e gia’ senza potere ne subii di cotte e di crede. Si pensi che non avevano il coraggio di affrontarmi e cosi’ mi mandavano contro i lavoratori.
Era la strategia di allora.
Cosi’ ho potuto constatare e veramente palpare la situazione che si stava delineando.
Noi di prima linea versavamo grano… piu’ o meno padano perche’ non tutti erano convinti (grazie ai mass media) di essere padani.
Fu il nostro vero PECCATO MORTALE.
Pensavo di avere una mano dai grandi veneti… Gia’, grandi, ma in che kax erano grandi..?
In area occupata dai loro capannoni o dal loro conto bankario?
Si scopri’ poi e si puo’ ben vedere oggi, che i potenti veneti parteggiavano piu’ per il loro OCCUPANTE e RAPINATORE che per i loro PATRIOTI..!
E, CONTINUA..!
Piuttosto di combattere contro l’OCCUPANTE SCAPPANO ALL’ESTERO CON TUTTO IL LORO TESORO: LA PRODUZIONE.
AVRANNO STRADE E PIAZZE A LORO INTITOLATE A RICORDO DEL LORO IMPEGNO COLABORAZIONISTA..!
Se si pensa che ci sono targhe a ricordo della TRUFFA col PLEBISCITO del 1866 lì in Piazza dei Signori…
Passavo sabato scorso e mi sono fermato un attimo leggendo i risultati mi ricordo solo dei due che fanno SCHIFO tanto sono FALSI:
NEGATIVI 2 (negativi proprio quei due… non contrari)
Astenuti 11
In tutta la provincia di Treviso due soli contrari all’annessione..??
Eppure e’ lì la BUGIA DI STATO..!
Ce lo dicono tutti i santi giorni che siamo dei CRETINI..!
Quella piastra di pietra d’Istria (forse no) dovrebbe essere ELIMINATA proprio perche’ NON SIAMO DEI CRETINI..!!
E in quella piazza la’ non c’e’ la bandiera dei veneti, ma la piastra e le bandiere dell’OCCUPANTE..!
PIU’ DI COSI’ SI MUORE, ed infatti, il popolo veneto sta morendo.
Salvo che non ci sia un LEADER che lo SVEGLI..!
Basta seguire i FILO’ TELEVISIVI e non solo per capire che l’OCCUPANTE sta mettendo attuando una feroce campagna contro chi vuole essere LIBERO E INDIPENDENTE..!!
Che kax vi servira’ mo per capirla..??
Che devono RESUSCITARE I MORTI PER DARVI LA SPINTA..??
PSM
WSM
Lungimirante e commovente allo stesso tempo.