di MARIETTO CERNEAZ
Mentre Xi Jinpin s’è fatto eleggere ancora una volta segretario generale, il Partito Comunista Cinese ha sancito la sua ferma opposizione all’indipendenza di Taiwan nella sua Carta fondamentale.
Il congresso appena conclusosi ha “accettato di includere nella Costituzione del partito” varie dichiarazioni, tra cui quelle sulla lealtà politica e militare e sulla costruzione di forze armate di livello mondiale, nonché quella sulla “opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano l’indipendenza di Taiwan”.
Lo si legge nella risoluzione approvata dal XX Congresso nazionale del Pcc, diffusa subito dopo la sua conclusione. Chiaramente, si tratta di un messaggio agli Stati Uniti d’America, che nel recente passato si sono detti pronti ad intervenire in difesa di Taipei qualora venisse invasa dall’esercito cinese.
Oltre a consolidare, nella Carta, lo status di Xi come ‘nucleo’ del partito, il Congresso ha sancito l’esclusione dal Comitato centrale di 4 su 7 membri: si tratta del premier Li Keqiang, di Li Zhanshu, di Han Zheng e di Wang Yang, considerato alla vigilia uno dei possibili candidati a raccogliere la premiership nel nuovo quinquennio. Entra invece nel vertice del Pcc l’ambasciatore in Usa Qin Gang, probabile nuovo ministro degli Esteri.