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La missione di un amministratore indipendentista? lo scontro istituzionale

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di GIANFRANCESCO RUGGERI

cesarino montiSe un indipendentista o un sedicente tale viene eletto sindaco, presidente di provincia, quando c’erano, di regione o anche solo alla meno prestigiosa, ma talvolta forse più utile carica di guardiano dei cessi, cosa fa di norma? È storia di tutti i giorni ed è sotto gli occhi di tutti noi, prima litiga col bilancio, cerca di far quadrare i conti, anno dopo anno risponde colpo su colpo ai tagli imposti dallo stato centrale con altri tagli e con nuove tasse, nel frattempo bofonchia qualcosa, in pubblico sbrodola due lamentele politiche e in privato tira giù quattro porconi. Archiviato il bilancio, il resto dell’anno lo perde in mille vicende, buchi nelle strade, pulizia dei giardinetti, c’è persino qualche ingenua anima bella che si occupa di sicurezza, senza capire che polizia e giudici non rispondono a lui. Se poi dei sedicenti, e qui il sedicenti è d’obbligo, indipendentisti hanno la ventura di amministrare la più ricca e popolosa regione, cosa fanno? Passano il tempo a giochicchiare con Expo, come i bimbi con i Lego, ed anche loro ogni tanto bofonchiano qualcosa, due rimostranze le fanno, garbate e sommesse.

Qualcuno suggerirà che un indipendentista giunto al potere deve occuparsi di identità, dare una testimonianza pubblica della sua cultura e della sua storia. Giusto, vero. Li abbiamo sentiti spesso dire che ci sono i cartelli in “dialetto”, si correggono subito, no, non si chiama dialetto, sono lingue naturali, lingue locali, lingue ancestrali: lingue di gatto, no? Inoltre come scritto nel mio ultimo articolo credo che un pubblica testimonianza identitaria la possiamo e la dobbiamo dare anche tutti noi ogni giorno con la secessione individuale, non serve essere guardiani dei cessi per scrivere sopra la porta òmegn o fómne!

Allora cosa deve fare sto benedetto amministratore indipendentista? Deve ovviamente governare bene, così come è doveroso che dia una testimonianza pubblica della sua identità e, se non lo fa o si vergogna, è da prendere a calci nel sedere, però un indipendentista, come dice il nome, dovrebbe darsi da fare principalmente per raggiungere l’indipendenza, per liberarci dallo stato italiano. Questa è la missione, altrimenti è meglio non amministrare, è meglio stare alla larga dalle poltrone; siano i sostenitori dell’italia unita a spiegare ai cittadini il taglio dei servizi e le nuove tasse!

Un amministratore indipendentista non deve dormire la notte, non per inventarsi come far quadrare il bilancio, ma per ideare giorno dopo giorno un modo nuovo per far impazzire il potere centrale. Scopo unico e fondamentale dell’amministrazione indipendentista è cercare lo scontro istituzionale con lo stato centrale, badate bene che non parlo di uno scontro sterile, fine a se stesso o peggio pretestuoso, è necessario che con semplici azioni amministrative vengano alla luce le enormi ingiustizie che subiamo, con azioni concrete si deve porre Roma nella condizione di rendere plateale la sua azione coloniale, la sua spoliazione sistematica, la sua arroganza. È necessario che ogni amministrazione che si dice indipendentista inneschi quello scontro istituzionale tra centro e periferia, ovvero regione contro stato, comune contro stato, guardiano dei cessi contro stato: questa dovrebbe essere l’unica ragion d’essere di chi si dice indipendentista.

Il primo pensiero va alla Lega, partito che ancora si dichiara a favore dell’indipendenza della Padania, che da anni ha fatto il pieno di amministrazioni e anche in questo momento ha due presidenti di regione. Cosa se ne fanno di decine e decine di sindaci che tappano le buche, quando va bene, o che pensano alla seggiolina e basta, quando va male, dove per di più vi siedono spessi agghindati con i tre colori?

La Lega, quando era la Lega, esprimeva soggetti tutti d’un pezzo come Cesarino Monti (nella foto), che non solo amministrava bene, andate a Lazzate e chiedete alla gente cosa pensa del suo lavoro, ma che quando c’era occasione di scendere in battaglia contro Roma non si tirava indietro, anzi ci andava a nozze! Ricordo che il prefetto di Milano ha destituito Cesarino Monti dalla carica di sindaco, solo perché non voleva cedere alle imposizioni di Roma, solo perché non si è fatto impaurire ed è andato fino in fondo con i concorsi padani. Chapeau, Cesarino! E non cercate maggiori dettagli di questa storia sulla wikipedia italiana, gli italiani ovviamente non ne parlano, però trovate tutto sulla wikipedia in lombardo: LEGGI QUI!

In sintesi ogni amministrazione leghista e/o indipendentista dovrebbe avere al punto primo della sua agenda l’obiettivo di creare un contenzioso politico, amministrativo, economico, culturale, identitario con lo stato centrale, insomma piantar grane a Roma, farli diventar matti: devono essere loro a non dormir la notte chiedendosi cos’altro si inventeranno domani quei bastardi lassù in Padania? Io arrivo a teorizzare persino la creazione di un “Assessorato per l’Indipendenza” con la precisa delega alla “ promozione del contenzioso istituzionale continuo con lo stato centrale”. Giù a Roma è pieno di burocrati e di azzeccagarbugli pagati da noi che non fanno un tubo tutto il giorno, diamogli da lavorare, diamogli delle belle gatte da pelare!

Tutto questo per dire che lo scontro istituzionale è ripreso dopo una lunghissima pausa, perché lo stato italiano ha impugnato la legge regionale del Veneto che prevede il referendum per l’indipendenza. Questa legge ha messo Roma in una condizione di oggettiva debolezza, o faceva finta di nulla e i veneti si organizzavano il loro bel referendum seguiti a ruota poi dagli altri, oppure si opponeva e mostrava così il suo volto autoritario, repressivo, antidemocratico. Ovviamente ha scelto di opporsi e così è iniziato lo scontro istituzionale, ora abbiamo due entità dell’ordinamento statuale che si combattono legalmente, che si danno battaglia e non si poteva sperare di meglio.

Amministrare un ente costituzionalmente riconosciuto ha senso solo se si capisce che la rappresentanza democraticamente incaricata di governare è li solo per ufficializzare la Questione, la questione con la Q maiuscola, ovvero la voglia, la necessità, il diritto all’indipendenza. A questo proposito Zaia ha già annunciato che è sua intenzione resistere in giudizio, bravo Luca, non mollare, vai avanti! Non so come finirà questa battaglia, ma il solo fatto che Zaia ci permetta di combatterla è già molto, era tanto tantissimo tempo che aspettavamo di poter riprendere il percorso interrotto. Certo sarebbe meglio se Luca Zaia non venisse lasciato solo, sarebbe bello se certi cuori di leone col fazzolettino verde lo aiutassero, allargando il fronte. Non nutro grandi speranze su Maroni, ciò non toglie che, abolite le province, per lo meno qualche sindaco non resti li con le mani in mano e dichiari l’indipendenza del suo comune dallo stato italiano o almeno deliberi di organizzare un referendum consultivo per l’indipendenza del suo paese o che comunque si inventi qualcosa! E se i sindaci continueranno a dormire, mi accontento anche di un guardiano dei cessi!

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3 COMMENTS

  1. Ottimo articolo.
    Concordo che l’errore maggiore della Lega è stato quello di amministrare bene quando gli è capitato di avere qualche carica, portando benefici allo stato centrale in termine di risorse e di consensi, al contrario si doveva amministrare contro lo stato.

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