di CARLO MELINA
E’ la democrazia, bellezza. Sistema antico dalle innumerevoli virtù. Sistema che consente a ciascuno di parlare di ciò che non sa, senza rischio di censura. Fatto salvo che la sua "impressione" vale quanto quella di chi sa di cosa parla. Nessuno stupore, quindi, se, da una settimana, forse due, siamo tutti vaticanisti. Se spopolano catene di sant’Antonio, foto più o meno ritoccate del Papa e compagnia briscola circondati da candelabri e pastorali dorati (di cui non possono disporre, il concetto sfugge alla società della proliferazione dei diritti). Nessuno scalpore se si rincorrono gli appelli scandalizzati per l'alienazione di ogni bene mobile e immobile della Chiesa in favore dei poveri del mondo (perché non chiedete a Galliani di vendere Ibrahimovic, a Napolitano di vendere il Quirinale, a voi stessi di rinunciare al mojito?). Nessuno scandalo se, sui social network, ambito deputato al democratico confronto, per questo appannaggio esclusivo del "diletta
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