Il fatto lascia semplicemente basiti. Il signor Andrea Ghiotto, di Arzignano (Vi) è stato condannato a risarcire un milione di euro all’Agenzia delle Entrate per aver detto che “evadere non è un reato grave”. Gli ho fatto una telefonata per avere conferma di quanto letto sui giornali: “Sì, è così – spiega – L’ho affermato nel 2011, su Rai3, nel programma Presa Diretta. Ai tempi, ero un imprenditore nel mondo della pelle e sponsorizzavo una squadretta di calcio a 5″. Dunque, faceva del bene e creava ricchezza! Ovviamente, Ghiotto ricorrerà in appello (la sentenza è del 7 ottobre scorso), ma è amareggiato: “Beh, direi, mi sento preso per i fondelli. Sento di essere un capro espiatorio. Ma lei sa quanti prima di me, e personaggi anche importanti, han detto le stesse cose”?
Eh sì, caro Ghiotto, lo so eccome, visto che non ho mai smesso un giorno di elogiare l’evasore fiscale e di dare addosso ai parassiti, di cui l’Agenzia delle Entrate rappresenta un vessillo, nonché il braccio armato delle sanguisughe di Stato. Ora, la condanna emessa è stata corroborata da questa motivazione: “l’Agenzia delle Entrate ha subito un danno d’immagine”? Cosa? Ad un covo di aguzzini (che nel 2011 aveva il signor Attilio Befera alla sua testa) sarebbe stata lesa la reputazione? A parte il fatto che la reputazione non è qualcosa che uno possiede, ma qualcosa che altri pensano di quel qualcuno (e qui basterebbe un sondaggio tra i nostri lettori, per avere un’idea), mi chiedo: quale immagine avrebbe un capannello di burocrati noti all’universo mondo per “inviare cartelle pazze”, per “richiedere pagamenti in ritardo con interessi da strozzinaggio” (vedi foto a lato), per “avere dirigenti pagati più del presidente degli Usa”, “per trattare i contribuenti come fossero degli schiavi”? Nemmeno Dracula si indignava per lesa maestà!
Chiarito questo punto, passiamo nel merito alla questione relativa all’evasione fiscale. L’ho scritto fino alla noia e non starò ripetermi oltremodo, ma io non solo sto con Andrea Ghiotto, ma ribadisco il concetto: “Non solo evadere non è un reato grave, ma è un dovere morale”, soprattutto in Italia! Gli evasori hanno una dignità ed un’etica che il dipendente dello Stato si sogna. Sissignori, etico e morale è il comportamento dell’evasore fiscale, che difende il frutto del suo onesto lavoro dalle grinfie degli aguzzini, non quello di chi vive alle spalle degli altri, che con la presunzione di fare il “nostro bene”, mostra quella spocchia tignosa di chi ha l’ardire e l’arroganza di volerci dare persino qualche lezione.
Tra i tanti autori che mi appartengono e che spesso ho citato, riporto qui le parole di Jean-Baptiste Say, che scrisse: “Dio ci guardi dall’attività finanziaria pubblica poiché è spendacciona e consuma tutte le sostanze dei privati. Le consuma improduttivamente e non offre la possibilità a costoro di destinare il reddito alla produzione di ricchezza autentica”. A ciò si aggiunga che i dipendenti pubblici manco pagano le tasse .
Quindi? Quindi dieci, cento, mille Andrea Ghiotto! Nonostante la psicopolizia e la pscicomagistratura.
Lo stato e i suoi accoliti sono forti coi deboli e deboli coi forti.
Colpiscine uno per educarne mille, si attaglia ugualmente all’azione delle caste di potere.
In ogni caso l’agenzia delle entrate e la sua supposta reputazione non conta un cazzo al confronto delle libertà naturali e legittime anche di un solo cittadino che voglia vivere da cittadino e non da pecora.
Ghiotto, spero, non defletta e si mantenga fermo sul suo diritto di esprimere ovunque e comunque il suo pensiero.
Io penso che il termine evasione non sia esatto.
Io utilizzo il termine autodifesa fiscale liberale.
Autodifesa ci sta! 🙂
Sono d’accordo con Leonardo. Meno male che si chiama “giustizia”!