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Conte, dalle scatolette di tonno alla “rivoluzione gentile”

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di MATTEO CORSINI

Gli ultimi sondaggi resi noti davano conto di una risalita del consenso del M5S, ancorché a livelli molto lontani (meno della metà) dai massimi delle scorse elezioni politiche. Giuseppe Conte, presidente del M5S, sta usando un giorno sì e l’altro pure i toni dell’Avvocato del popolo, come amava definirsi ai tempi del governo gialloverde.

A suo dire, il M5S è “un partito nato come forte innovatore e trasformatore della società, che vuole una rivoluzione gentile mentre qualcuno è rimasto infatuato di Draghi e della sua agenda”, con chiaro riferimento alla fuoriuscita di Luigi Di Maio.

I tempi delle scatolette di tonno avrebbero quindi lasciato il posto a una rivoluzione gentile, che al lato pratico si manifesta mediante la concessione di sussidi e forti dosi di statalismo. E infatti, Conte aggiunge che la loro missione “non è dare fiducia al migliore dei migliori, ma ai cittadini.”

Come no: più che fiducia, assegni mensili in cambio della promessa ad accettare un lavoro che navigator e agenzie pubbliche per primi non propongono. Ovviamente c’è anche una parte di cittadini che paga il conto (circa 10 miliardi annui finora), ma quello è un dettaglio trascurabile, evidentemente.

Fatto sta che mentre gli altri partiti dichiarano di voler eliminare o comunque ridimensionare il reddito di cittadinanza (peraltro per spendere quei soldi in altro modo), Conte promette che nulla verrà toccato. Credo che non ci si allontani dal vero se il principale motivo della risalita nei sondaggi sia questo.

Purtroppo, come accennavo, anche i suoi concorrenti promettono spese miliardarie a favore di questo o quel gruppo di interessi. Questa, in fin dei conti, è l’essenza della contesa elettorale. Ahimè.

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