L’idea di mettere fine ai prefetti, istituzione Napoleonica e centralista, viene da lontano, da un liberale: Luigi Einaudi. Scrisse Einaudi, in un saggio del 1944: “… il delenda Cathago della democrazia liberale è: Via il prefetto! Via con tutti i suoi uffici e le sue dipendenze e le sue ramificazioni! Nulla deve più essere lasciato in piedi in questa macchina centralizzata; nemmeno lo stambugio del portiere”.
La Lega Nord, dell’abolizione dei prefetti, ne fece una battaglia politica sin dai suoi esordi, ma tutto rimase inalterato. Roberto Maroni, assurto al ruolo di Ministro degli Interni, coccolò i prefetti manco fossero l’avanguardia della democrazia. Nel Padovano, qualche giorno fa, dopo la bocciatura del referendum sulla “legge Fornero” da parte della Consulta, i sindaci lighisti di Cittadella (Giuseppe Pan) e di San Giorgio in Bosco (Renato Miatello) hanno scelto di indossare la fascia con i colori del Veneto (anziché quella tricolore) e abbassare a mezz’asta la bandiera italiana, in segno di protesta. Il prefetto di Padova li ha subito richiamati all’ordine. In altre occasioni, alcuni primi cittadini veneti hanno “avuto l’ardire” di vestire la fascia con le insegne della Repubblica Serenissima, anche per loro la reprimenda non è mancata.
I prefetti continuano ad essere il braccio armato dello Stato italiano. “Fanno rispettare la legge”, direbbe qualcun altro. Comunque sia, gli indipendentisti hanno scelto di manifestare contro questo atteggiamento repressivo: “Per lo Stato Italiano il Popolo Veneto è ancora un nemico, un pericolo; come lo era 150 anni fa quando con l’inganno e la violenza detto Stato Italiano ha occupato militarmente il Veneto”. Quindi?
Quindi, l’Associazione cultural-politica “Vivere Veneto“ ha indetto una marcia silenziosa per domenica prossima, primo febbraio, proprio a Cittadella (Pd). Affermano: “La violenza e l’arbitrio dello Stato Italiano non uccideranno il Veneto ed il grande pensiero di libertà che da millenni in queste terre si è sviluppato”. Tutti i veneti sono chiamati a presenziare ed a portare la loro solidarietà ai sindaci di cui sopra. L’importante – scrivono in un loro comunicato – l’importante è che nessuno sfili con bandiera di partito, ma rigorosamente col gonfalone di San Marco.
I prefetti e le prefetture sono l’immagine della mancanza di democraticità dello stato italiano.
Con la creazione di questa istituzione si è voluto annullare la volontà popolare così come usciva dalle urne elettorali.
Questa falsa democrazia quel che finge di “concedere” con le elezioni te lo sottrae poi con l’istituzione dei prefetti e la pratica quotidiana.
Siamo liberi di fare quello che vogliono i nostri padroni e questo viene definita: democrazia.
Il bello è che questi succhia sangue democratici, lautamente pagati, ti possono minacciare con le forze dell’ordine pagate sempre da te.
Non bastano le “marce”, bisogna contestualmente stendere dei Codici ai quali rivolgersi, per “ordinare” i comportamenti civili e penali validi per tutti i veneti.
Coloro i quali si reputano veneti dovrebbero di preferenza rivolgersi, per risolvere le loro controversie, a questi tribunali “Nazionali”; così si esautorerebbe la giustizia italiana.
L’Italia, i politici italiani, non riesce a controllare le frontiere dello Stato, entrano tutti, di tutto e di più, ampie zone del Paese sono sottratte alla potestà del governo perché sono in mano alla malavita: “l’anti stato”, come viene definito.
Due delle tre caratteristiche, controllo delle frontiere e potestà su territorio, secondo il Diritto Internazionale, per poter poter riconoscere l’esistenza di uno Stato.
L’Italia, secondo il Diritto Internazionale, non dovrebbe esistere.
A poco serviranno le “marce” se non ci si appresta a sostituire questo stato Infame e le sue leggi con altre che si richiamino al Diritto More Veneto.
Se si dovrà pagare qualche “costituzionalista” sono pronto a “contribuire” con una piccola parte dell’importo; diciamo €20.
Prima si comincerà a normarci con le nostre Regole prima si arriva alla meta.