di MATTEO CORSINI
La forte impennata dei prezzi delle materie utilizzate per produrre energia ha già avuto e continuerà ad avere un impatto significativo per cittadini e imprese.
La Commissione europea sta ipotizzando di consentire agli Stati membri di porre in essere misure che rischiano di peggiorare le cose. Si va dalla tassazione sostanzialmente al 100% di quelli che sono considerati extraprofitti realizzati dalle imprese fornitrici, fino all’imposizione di limiti massimi di prezzo. Secondo un portavoce, per far fronte all’emergenza “la Commissione esaminerà tutte le possibili opzioni per limitare l’effetto contagio dei prezzi del gas sui prezzi dell’elettricità, come limiti di prezzo temporanei.“
Ridurre la tassazione che cittadini e imprese sopportano su questi beni (in Italia si paga perfino l’IVA sulle accise, ossia una tassa su un’altra tassa) pare non essere un’opzione presa in considerazione. Il problema dell’imposizione di tetti massimi ai prezzi è che, se la misura si protrae nel tempo, porta inevitabilmente a una rarefazione dell’offerta.
I tempi sono certamente emergenziali, ma il rischio è che le presunte soluzioni aggravino il problema. Il Venezuela insegna…
Le situazioni in cui il mercato non può regolamentare i prezzi sono quelle dove il mercato, quello autentico, non c’è. Perché non è vero mercato quello in cui si formano monopoli e oligopoli grazie alla legislazione: E’ quest’ultima che va abolita, non l’aumento dei prezzi per decreto governativo. I governi non dovrebbero neanche sorvegliare, senza il loro intervento probabilmente non si formerebbe alcun cartello. E se dovesse formarsi per cause naturali non sarebbe necessariamente uno svantaggio per i consumatori. L’essenziale è non abolire il diritto alla concorrenza.
Più semplicemente, se proprio si ravvisa la necessità di un interventi transitorio in attesa di autentiche liberalizzazioni, in luogo della tassazione degli eccessi sarebbe più logica l’immediata abolizione dell’imposta sul valore aggiunto e delle accise che gravano sul prezzo dei carburanti. Troppo semplice per essere attuato da Mario Draghi o da Daniele Franco.
Il discorso che lo Stato non debba intromettersi nella formazione del prezzo è giusto e sacrosanto in concorrenza perfetta. Non regge in mercati mono/oligopolistici dove senza interventi, si arriverebbe a prezzi elevatissimi per prodotti non forniti da altri e necessari. In Italia nei mercati oligopolistici il cartello è la norma e scarsamente ostacolato e combattuto. Pensiamo alle telecomunicazioni, le assicurazioni, le banche, le compagnie petrolifere, i fornitori di energia e gas. Un tempo era notorio e palese al limite del ridicolo che le compagnie petrolifere decidessero tutte insieme di aumentare contemporaneamente i prezzi e formarli in modo da non farsi concorrenza. Ora in questa situazione si è palesato che oltre all’aumento delle materie prime vi è stato un contemporaneo aumento dei guadagni per alcuni settori. Sono favorevole alla tassazione degli extraprofitti che dovrebbe essere permanente, si confronta il prezzo dei prodotti con quelli dei paesi confinanti (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia) si rapporta al salario medio mensile ed al costo della vita e tutto quello che eccede viene tassato al 100% oppure semplicemente si liberalizzano sul serio i mercati, si permette alle assicurazioni francesi di operare in Italia a tariffe francesi, alle compagnie petrolifere slovene di operare in Italia a prezzi sloveni e così via.
Comprensibile e intellegibile il tuo commento, ma ricordo che affinchè i prezzi esistano è perchè in fondo è il mercato che, seppur ridimensionato e regolamentato, li sostanzia.
Purtroppo esistono situazioni in cui il mercato non può regolamentare i prezzi, l’esempio classico è quello dei monopoli naturali (autostrade, ferrovie, ecc.). Essendo io liberista quanto voi mi preoccupa la situazione in cui lasciando mano libera a gente senza scrupoli poi ci si ritrovi in situazioni di prezzi alti e più alti che in paesi europei più ricchi di noi, e di casi ce ne sono già tanti, l’energia elettrica la paghiamo il 20% in più dei francesi e le rc auto il 50% in più e sto parlando della statalista, centralista ed ipertassata Francia, per le autostade basta il confronto con la Svizzera. In poche parole temo e dubito che in certi settori il mercato possa stabilire i prezzi, specie in un paese come l’Italia in cui i mono/oligopolisti finanziano i partiti ed i governi ovvero chi dovrebbe sorvegliarli.