di ARTURO DOILO
Randolph Bourne e Ludwig von Mises furono tra i più acerrimi nemici del bellicismo di Stato, dell'idea interventista, soprattutto perché la Prima Guerra Mondiale diede loro spunto per riflettere sulle atrocità dei conflitti. Il primo, americano, era in totale disaccordo col militarismo Usa; il secondo, austriaco, era radicalmente contrario con la politica estera prevalente in Europa e la sua esperienza al fronte come ufficiale di artiglieria consolidò le sue convinzioni. Come ha scritto Daniel J. Sanchez, ci sono testimonianze importanti nei loro scritti di questo loro atteggiamento.
Bourne, ad esempio, considerò la guerra come "un vasto complesso di forze che distruggono e paralizzano la vita" che "si dedica a sprecare o all'attuale distruzione quanto possibile la vitalità della nazione". La guerra è la salute degli Stati, insomma.
Mises, che dovette fuggire, prima in Svizzera poi in America, anche dai rastrellatori razziali non usò mezze misure