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Corsa agli sportelli bancari? La ferocia della Cina fa da apripista

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di MATTEO CORSINI

Nei sistemi bancari a riserva frazionaria la fiducia dei depositanti (dovuta per lo più all’ignoranza sul reale stato delle cose) è un elemento essenziale per evitare una crisi di liquidità che diventa rapidamente insolvenza.

Quando una banca offre tassi di interesse sui depositi ben superiori alla media delle concorrenti può essere perché sta cercando di aumentare la sua quota di mercato, ma molto più spesso è perché cerca di trattenere depositi ed evitare di entrare in crisi.

Il problema è che, ai primi segnali di difficoltà, un numero crescente di depositanti chiede di prelevare o bonificare altrove il proprio denaro, il che genera in breve una corsa agli sportelli e la crisi della banca.

E’ notizia recente che un caso di interruzione dei prelievi è stato disposto dalle autorità cinesi in sei banche rurali dell’Henan e della vicina provincia di Anhui che offrivano tassi di interesse più elevati. Semplicemente, i soldi non c’erano e pare che il capo della società madre delle banche in questione sia in fuga e ricercato per reati finanziari.

Comprensibili le proteste dei depositanti, i quali, però, sono stati anche malmenati dalla polizia. Cosa più interessante e distopica, per diversi di essi è stato manomesso lo stato di salute nell’App di monitoraggio Covid-19, impedendo loro di viaggiare ancorché, in realtà, non malati, né positivi.

Purtroppo la Cina fa da apripista, magari con metodi più ruvidi rispetto ad altri Stati, nella tendenza a controllare sempre di più le persone. In un futuro in cui il denaro diventasse completamente digitale, un “cattivo” cittadino potrebbe perfino scoprire di essere nullatenente dall’oggi al domani. Cose sui cui riflettere, a mio parere.

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