di MARIETTO CERNEAZ
“Lo Stato – ha scritto Guglielmo Piombini – deve imporre la vigliaccheria a tutti, per legge. L’unica cosa che devono fare gli individui in situazioni di pericolo è arrendersi oppure scappare, nascondersi e aspettare l’arrivo delle forze dell’ordine. Che siano rapinatori che entrano in casa o che siano terroristi, lo Stato vuole cittadini imbelli”.
Oggi, sappiamo che li vuole tali anche per un virus influenzale. E ce l’ha fatta, grazie alla collaborazione indefessa dei media, intenti a spaventare quotidianamente le folle. Già, le folle.
Gustave Le Bon, autore proprio della “Psicologia delle folle” (1895), un libro amatissimo da tutti i tiranni del Novecento (Mussolini in primis), pare sia stato un altro dei libri, usati a mo’ di manuale, da cui i governanti han preso spunti che sono stati messi in pratica durante gli ultimi 16 mesi. Cosa ci insegna il libro dell’antropologo, psicologo e sociologo francese? Lo riassumiamo, estrapolando alcune frasi dal suo lavoro più famoso. Eccole:
- “Annullamento della personalità cosciente, predominio della personalità inconscia, orientamento, determinato dalla suggestione e dal contagio, dei sentimenti e delle idee in un unico senso, tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite, tali sono i principali caratteri dell’individuo in una folla. Egli non è più sé stesso, ma un automa diventato impotente a guidare la propria volontà”.
- “La folla, non avendo nessun dubbio su ciò che per lei è verità o errore, e avendo d’altra parte la nozione chiara della propria forza, è autoritaria quanto intollerante. L’individuo può accettare la contraddizione e la discussione, ma la folla non le ammette mai”.
- “Le folle non hanno mai avuto sete di verità. Dinanzi alle evidenze che a loro dispiacciono, si voltano da un’altra parte, preferendo deificare l’errore, se questo le seduce”.
- “Le folle non sono influenzabili coi ragionamenti, e non comprendono che grossolane associazioni di idee. Gli oratori che sanno impressionarle, non fanno mai appello alla loro ragione, ma ai loro sentimenti”.
- “L’uomo mediocre aumenta il proprio valore facendo parte di un gruppo; l’uomo superiore lo sminuisce”.
- “Nelle folle, l’imbecille, l’ignorante e l’invidioso sono liberati dal sentimento della loro nullità e impotenza, che è sostituita dalla nozione di una forza brutale, passeggera, ma immensa”.
- “Per molti, libertà è la facoltà di scegliere le proprie schiavitù”.
- “La folla è un gregge che non può fare a meno di un padrone”.
Ci vedete qualche analogia coi tempi che stiamo vivendo?