La gestione di questa pandemia sta mostrando due gravissime mancanze:
1. L’incapacità di implementare procedure volte ad appiattire la curva dei contagi che non siano il poco efficace lockdown (sconsigliato anche dall’OMS a questo livello di diffusione del virus). Locdown di cui si sovrastimano i benefici sanitari e si sottostimano i danni sociali ed economici (anzi non si stimano proprio).
2. L’incapacità di utilizzare correttamente la scienza per valutare l’effettiva correlazione tra positivi asintomatici (di cui peraltro non si conosce il numero reale, ma solo quello derivante dai test effettuati; numero, questo sì, direttamente proporzionale al numero di test effettuati) e le TI necessarie. Si sta in pratica estrapolando acriticamente, per altro in modo lineare, una correlazione “apparente” tra numero di tamponi che risultano positivi e le TI necessarie.
Lo stesso errore che ha portato a prevedere 600.000 terapie intensive per l’Italia e 85.000 terapie intensive per la Svezia in assenza di lockdown. La stima italiana, che non può essere confutata in quanto l’Italia ha fatto il lockdown, avrebbe dovuto essere al più una congettura, invece è stata considerata come una realtà scientifica. Peccato che la congettura italiana sia stata confutata dal caso Svedese, che in assenza di lockdown non si è neanche lontanamente avvicinato alle stime nefaste.
Osservo infine che anche il calcolo dei positivi asintomatici potrebbe essere viziato da gravi errori. Con riferimento alla notizia di Trieste che in una certa casa di riposo sono risultati positivi 38 anziani è infatti circolata una voce che questi abbiano tutti fatto poco prima del test il vaccino antinfluenzale. Non abbiamo elementi per poter accreditare la notizia come autentica, tuttavia, se verificata, varrebbe la pena approfondire se il vaccino possa in qualche modo influenzare il risultato del test.
Queste due gravi inettitudini manageriali purtroppo stanno creando effetti devastanti in corrispondenza di una cultura dirigista, tipica del collettivismo socialista di cui è permeata la nostra classe dirigente, che ha due caratteristiche:
A) si rifiuta di leggere la realtà per quello che è ma la vuole vedere per come desidera DEBBA essere,
B) ha una spocchia tale da bollare chi ragiona in modo diverso come un nemico da abbattere con qualunque arma, anche con la menzogna e la calunnia. Questo spiega ad esempio la campagna di denigrazione di autorevoli scienziati e di un paese come la Svezia e il rifiuto di voler anche solo studiare e considerare le tante cose valide fatte da quel paese che non ha attuato il lockdown.
Per correggere 1) e 2) si potrebbe resettare la struttura di gestione e controllo della pandemia, sostituendo Arcuri e i membri del CTS con persone qualificate e meno ottuse, come ad esempio il dott. Palù. Ma questo non verrà fatto proprio per l’ideologia di cui sopra che causa A) e B) e per il cui superamento serve un cambiamento culturale in senso liberale profondo e tempi più lunghi.
Oggi stiamo assistendo ad una pericolosa escalation dei danni prodotti dai persistenti errori manageriali, errori che potrebbero essere evitati in assenza di una ideologia dirigista di stampo socialista che non consente di imparare dagli errori.
*COAUTORE DEL LIBRO “CORONAVIRUS, STATO DI PAURA”
Si rifiutano di leggere la realtà: quindi negazionisti. Spocchiosi e intolleranti verso chi ragiona (non in modo diverso, contro chi ragiona e basta): dunque fascisti. Si applichino la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione Repubblicana e la Legge Scelba per lo scioglimento del comitato tecnico pseudoscientifico.