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Crescita strutturale e ripresa ciclica, laddove regna la confusione

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decrescitadi GIOVANNI BIRINDELLI

Spesso (e non a caso) nei media mainstream viene fatta confusione fra “crescita” e “ripresa”. Esse vengono viste come se fossero la stessa cosa. In realtà sono due fenomeni opposti: la crescita produce ricchezza; la ripresa porta alla distruzione di ricchezza.

In un articolo ilsole24ore.com per esempio afferma: «All’indomani delle previsioni rosee di Bankitalia, che ha rivisto al rialzo le stime di crescita del Pil, è arrivato il suggello del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan … : “Ci sono più crescita, più investimenti e occupazione, la crescita si sta rafforzando, non è solo un fatto congiunturale”».

Tralasciamo di discutere il fatto che il Pil è uno strumento statistico di propaganda keynesiana e quindi non è un misuratore della effettiva crescita economica. Se si vanno a leggere le «previsioni rosee» della Banca d’Italia si vede che quest’ultima non parla di crescita ma di proiezioni che «prefigurano un progressivo rafforzamento della ripresa ciclica».

Ora, la Banca d’Italia e la BCE ricordano spesso (correttamente) che la banca centrale, mediante manipolazione monetaria e del credito, può intervenire solo a livello di ciclo e non di crescita strutturale, e quindi almeno non fanno confusione fra ripresa ciclica e crescita strutturale. Sebbene tale ripresa sia alquanto fantomatica, la Banca d’Italia ha avuto la parziale onestà intellettuale di chiamarla per quello che eventualmente sarebbe (ripresa ciclica appunto, non crescita strutturale)[1].

Il Ministro dell’Economia, invece, parla guarda caso di «crescita … che non è solo un fatto congiunturale» e che quindi sarebbe strutturale (come vedremo, affermare che possa esserci crescita strutturale quando c’è espansione artificiale del credito esprime la stessa chiarezza d’idee dell’affermare che un fazzoletto di cotone può essere asciutto se immerso nell’acqua).

L’anonimo ‘giornalista economico’ de Il Sole 24 Ore vede un «suggello» del Ministero dell’Economia alle «rosee previsioni» di Bankitalia quando le due istituzioni dicono cose opposte: una parla di ripresa ciclica, l’altra di crescita strutturale. In altri termini, come fanno molti, confonde le due.

L’obiettivo di questo articolo è, da un lato, quello di cercare di chiarire la differenza fra ripresa ciclica e crescita strutturale e, dall’altro, quello di cercare di spiegare perché la prima allontana e impedisce la seconda (e quindi perché le due sono opposte l’una all’altra).

1) La crescita strutturale spontanea

La crescita economica strutturale può essere definita come un aumento della capacità produttiva che sia economicamente sostenibile nel tempo.

Questo aumento della capacità produttiva può essere il risultato dello ‘spontaneo fluire dell’attività economica’ (secular growth); oppure di cambiamenti esogeni dello scenario economico, come ad esempio uno shock tecnologico positivo (p. es. la scoperta del motore a scoppio, quella dell’elettricità o l’invenzione della blockchain); oppure ancora di una modifica delle preferenze temporali delle persone nella direzione di un maggiore risparmio.

Qualunque sia la sua origine, la crescita strutturale richiede che siano soddisfatte contemporaneamente le seguenti due condizioni.

La prima condizione è che ci siano investimenti netti, cioè che ci sia un livello di investimenti che sia maggiore di quello necessario a mantenere il valore della capacità produttiva esistente, altrimenti si avrebbe consumo di capitale, quindi diminuzione di capacità produttiva e di conseguenza decrescita.

La seconda condizione è che gli investimenti siano economicamente sostenibili nel tempo. Gli investimenti economicamente sostenibili sono quelli che non sono in conflitto con le preferenze temporali delle persone. In altri termini, sono quelli che provengono dai risparmi.

Il significato di queste due condizioni, e in particolare quello della seconda, dovrebbe diventare più chiaro nel corso dell’articolo e soprattutto con la discussione di cosa accade quando maggiori investimenti derivano non da maggiori risparmi (cioè da minori consumi) ma da espansione artificiale del credito da parte del sistema bancario.

*   *   *

crescitaPer iniziare a capire il significato della seconda condizione, consideriamo il caso di Yanis, abitante di una bellissima isoletta mediterranea, e di Wolfgang, abitante di una tristissima cittadina nordeuropea.

Supponiamo che Yanis decida di consumare gran parte della sua ricchezza e del suo reddito per godersi le giornate sugli scogli della sua bella isola e quindi di risparmiare poco. Diremo che lui ha una preferenza temporale relativamente alta, nel senso che ha una preferenza per il tempo presente (consumo) relativamente maggiore che per il tempo futuro (risparmio).

Viceversa, supponiamo che Wolfgang decida di consumare solo una piccola parte della sua ricchezza e del suo reddito nelle birrerie locali e quindi di risparmiare molto con l’obiettivo di godersi, in un tempo più lontano, delle lussuose vacanze nell’isoletta di Yanis. Diremo che lui ha una preferenza temporale relativamente bassa, nel senso che ha una preferenza per il tempo presente (consumo) relativamente minore che per il tempo futuro (risparmio).

Va precisato subito che fra le preferenze temporali di Yanis e di Wolfgang non ce ne è una oggettivamente “giusta” e una oggettivamente “sbagliata”. Le preferenze temporali dei due sono giuste o sbagliate a seconda che si accordino o meno con la loro individualità. In quanto segue, supponiamo che vi si accordino e quindi che le rispettive scelte economiche (p. es. quanto consumare e quanto risparmiare nei diversi momenti della loro vita) siano le migliori che, date le loro diverse individualità, i due potrebbero fare nella loro particolare situazione.

Naturalmente, se la gran parte degli abitanti di quella bellissima isoletta mediterranea ha tendenzialmente preferenze temporali simili a quelle di Yanis, in assenza di criminalità organizzata le risorse disponibili per gli investimenti saranno relativamente poche e il tasso d’interesse tenderà a essere relativamente maggiore. Un alto tasso d’interesse indica una prevalenza di alte preferenze temporali fra le persone (in altre parole, attraverso la sua componente “pura”, è indice di una propensione al consumo relativamente alta e quindi di una propensione al risparmio relativamente bassa).

Viceversa, se la gran parte degli abitanti di quella tristissima cittadina nordeuropea ha preferenze temporali simili a quelle di Wolfgang, allora le risorse economiche disponibili per gli investimenti (e dunque per la crescita) saranno relativamente maggiori e il tasso d’interesse tenderà a essere relativamente minore. Un basso tasso d’interesse indica una prevalenza di basse preferenze temporali fra le persone (in altri termini, è indice di una propensione al consumo relativamente bassa e quindi di una propensione al risparmio relativamente alta).

Il fatto che nell’isoletta mediterranea prevalgano preferenze temporali relativamente alte e che nella cittadina nordeuropea prevalgano preferenze temporali relativamente basse vuol forse dire che nella prima non può aver luogo una crescita strutturale spontanea (cioè non prodotta da cambiamenti esogeni dello scenario economico né da cambiamenti nelle preferenze temporali delle persone)? Dipende dal fatto che la prima condizione di cui sopra sia soddisfatta o meno.

Se nell’isoletta greca le preferenze temporali sono talmente alte e prevalgono a tal punto che, p. es. a livello aggregato, il risparmio è insufficiente a mantenere il valore della capacità produttiva esistente, allora si avrà decrescita. Se il risparmio sarà appena sufficiente a mantenere il valore della capacità produttiva esistente si avrà un’economia stazionaria. Se il risparmio, benché minore rispetto a quello della cittadina di Wolfgang, sarà più che sufficiente a mantenere il valore della capacità produttiva esistente allora si potrà avere crescita strutturale spontanea.

Naturalmente, pur assumendo quest’ultimo caso, date le differenze fra le preferenze temporali prevalenti a livello aggregato nell’isoletta di Yanis e nella cittadina di Wolfgang, la crescita strutturale spontanea avrà caratteristiche molto diverse nei due casi. La differenza fondamentale sta nel fatto che la crescita strutturale spontanea dell’isoletta, potendo contare su minori risorse (risparmi) e avendo quindi un tasso d’interesse maggiore, sarà minore, più orientata al breve periodo e più “povera” nel senso che i nuovi investimenti non allungheranno la struttura produttiva, non la renderanno più complessa. Gli investimenti saranno maggiormente orientati ai settori più vicini al consumo. I beni prodotti saranno meno sofisticati e richiederanno meno passaggi e minori inputs di imprese diverse e specializzate per essere prodotti: la crescita strutturale spontanea di quell’isoletta greca potrà materializzarsi per esempio in ombrelloni più belli o in borse di migliore qualità.

Viceversa, la crescita strutturale spontanea della cittadina nordeuropea, potendo contare su maggiori risorse (risparmi) e avendo quindi un tasso interesse minore, sarà più orientata al lungo periodo e più “ricca” nel senso che i nuovi investimenti allungheranno la struttura produttiva tendendo a concentrarsi maggiormente nelle fasi della produzione più lontane dal consumo (i bassi tassi d’interesse consentiranno infatti investimenti di lungo periodo). Questi investimenti tenderanno a rendere la struttura produttiva non solo più lunga, ma anche più complessa. I beni e i servizi prodotti saranno più sofisticati e beneficeranno di inputs di imprese sempre più specializzate. La crescita strutturale di quella cittadina nordeuropea potrà materializzarsi per esempio in nuove tecnologie che renderanno possibile la costruzione di automobili elettriche dalle prestazioni elevate oppure di nuove apparecchiature mediche per la cura dei tumori.

Naturalmente questi due patterns di crescita spontanea sono entrambi sostenibili nel lungo periodo e non producono problemi. I problemi nascono quando, per così dire, si vuole avere la botte piena e la moglie ubriaca. Cioè, per esempio, quando gli abitanti dell’isoletta di Yanis, mantenendo le loro alte preferenze temporali (cioè consumando molto e risparmiando poco), vogliono avere le nuove auto elettriche e le nuove apparecchiature mediche per la cura dei tumori che hanno i concittadini di Wolgang, e inoltre, come se non bastasse, le vogliono avere subito (e addirittura ritengono di avere “diritto” ad averle per motivi di “dignità”).

2) Crescita strutturale maggiore da abbassamento delle preferenze temporali

tempoEvitiamo per il momento di prendere in considerazione questi problemi e quindi di considerare il caso in cui gli isolani vogliono avere la botte piena e la moglie ubriaca. Immaginiamo che essi, per potersi permettere i beni e i servizi che si può permettere Wolfgang, vogliano ottenere una crescita strutturale maggiore di quella spontanea (la quale come abbiamo visto può essere negativa, nulla o positiva a seconda delle preferenze temporali prevalenti). Un modo che hanno a disposizione per farlo è abbassare le loro preferenze temporali, cioè consumare meno e risparmiare di più.

Per inciso, è importante notare che, anche nelle migliori condizioni (p. es. anche se la gran parte degli abitanti dell’isoletta abbassasse le sue preferenze temporali in misura sufficiente e allo stesso tempo), ci vorrebbe comunque del tempo, molto tempo, prima che i nuovi risparmi generino una struttura produttiva e (se va bene) un valore economico tali da permettere agli isolani di scambiare beni e servizi “avanzati” con quelli che vengono prodotti nella cittadina di Wolfgang.

Assumiamo queste condizioni migliori e immaginiamo che gli isolani inizino a consumare di meno e a risparmiare di più e cioè che sull’isola ci sia un generale abbassamento delle preferenze temporali. Vediamo come nel tempo questo produce una crescita strutturale maggiore di quella spontanea e perché tale crescita è sostenibile.

*   *   *

Un abbassamento della preferenza temporale significa che i consumi presenti vengono ridotti e che quindi i risparmi vengono aumentati. Di conseguenza, aumenterà la quantità di risorse economiche disponibili per gli investimenti. Questo si rifletterà in una tendenza del tasso d’interesse a diminuire e quindi il valore degli investimenti e dei beni capitali (e quindi anche dei titoli di borsa che rappresentano questi valori) tenderà ad aumentare[2].

La riduzione della domanda di beni di consumo (e quindi dei prezzi di questi beni in relazione quelli dei fattori di produzione) renderà meno profittevole investire nei settori produttivi più vicini al consumo. Viceversa, l’aumento della domanda di fattori di produzione (e quindi dei prezzi di questi fattori in relazione a quelli dei beni di consumo) renderà più profittevole investire nei settori produttivi più lontani dal consumo e quindi con un ottica di più lungo termine (cosa che è resa possibile dai bassi tassi d’interesse). Le risorse economiche investibili tenderanno quindi a spostarsi dai settori più vicini al consumo (p. es. dalla vendita al dettaglio di ombrelloni), ai settori più lontani dal consumo (p. es. alla costruzione di macchinari) e lo stesso tenderanno a fare i lavoratori: il commesso che ha perso il lavoro perché il negozio di ombrelloni ha chiuso avrà maggiori possibilità di trovare lavoro come addetto alle vendite in un’azienda che produce macchinari. I salari nominali di coloro che lavorano nei settori più lontani dal consumo non tenderanno ad aumentare proprio perché la maggiore domanda di lavoro in questi settori è contrappesata da una maggiore offerta: quella liberata dai settori più vicini al consumo.

La diminuzione della domanda di beni di consumo comporta quella dei prezzi di questi beni e quindi un aumento dei salari reali.

Questo è, a grandi linee, il processo di crescita strutturale sana e sostenibile in assenza di manipolazione monetaria e del credito e in presenza di un volontario aumento dei risparmi.

3) Entra in scena il crimine organizzato: il ciclo economico (boom & bust)

Abbiamo visto sopra che, in assenza di criminalità organizzata (e posto che i risparmi siano più che sufficienti a rimpiazzare il valore del capitale esistente), il tasso d’interesse (che esprime le preferenze temporali delle persone) svolge una funzione di “coordinamento” fra risparmi e investimenti: questo coordinamento fra risparmi e investimenti è quello che rende la crescita strutturale (sia quella spontanea che quella dovuta a una riduzione delle preferenze temporali delle persone) economicamente sostenibile.

Supponiamo adesso che faccia il suo ingresso sulla scena un’organizzazione criminale che, attraverso mezzi coercitivi, produca un’espansione artificiale del credito (o inflazione monetaria). In particolare, questa organizzazione criminale adotta le seguenti misure:

  • Con l’uso della forza, sostituisce il denaro (la merce non arbitrariamente inflazionabile spontaneamente selezionata dal mercato come la più commerciabile: poniamo l’oro) con un pezzo di carta (il “denaro fiat”) che porta i simboli dell’organizzazione criminale stessa. Quindi proibisce con la violenza alle persone l’uso di denaro e impone loro di far uso solo di denaro fiat.
  • Inflaziona sempre di più il denaro fiat, cioè ne aumenta continuamente la quantità mediante l’espansione artificiale del credito. La continua inflazione di denaro fiat serve all’organizzazione criminale per espandersi, per acquistare beni e servizi, per finanziare le sue guerre, per trasferire risorse dai creditori ai debitori [3] (e quindi soprattutto a sé stessa), per comprarsi il favore delle persone che opprime, e altro. In pratica, per fare ciò che vuole.

Come vedremo, tale espansione artificiale del denaro e del credito impedisce al tasso d’interesse di svolgere la funzione di coordinamento fra risparmi e investimenti e questo produrrà una fase di espansione economica insostenibile (boom) seguita necessariamente da una fase di contrazione economica (bust) che riporterà il sistema economico, non al punto dove stava all’inizio del processo di inflazione monetaria, ma molto più indietro.

I meccanismi contabili attraverso i quali avviene l’inflazione monetaria sono complessi e rimando altrove[4] per una loro trattazione esaustiva. Tuttavia, prima di vedere il processo attraverso il quale l’espansione artificiale del credito produce decrescita, è necessario farsi un’idea seppur approssimativa di come avviene tale espansione.

3.1) Cenni generali sui meccanismi di espansione artificiale del credito

credito2Qui basterà ricordare che l’espansione artificiale del credito (e quindi del denaro) da parte del sistema bancario avviene principalmente:

  1. attraverso la stampa di denaro fiat e la creazione di credito dal nulla da parte della banca centrale (contraffazione[5]);
  2. attraverso il prestito ad altri o l’investimento, da parte delle banche commerciali, di una parte del denaro che è stato depositato presso di esse ma che non è stato prestato a esse (sistema della riserva frazionaria: appropriazione indebita[6]).

La riserva frazionaria da un lato consente alle banche commerciali di moltiplicare il credito; dall’altro, rende tutte le banche che la praticano implicitamente in bancarotta. Tuttavia la banca centrale può salvarle semplicemente prestando loro denaro fiat che può creare all’occorrenza letteralmente dal nulla e in modo virtualmente illimitato.

In particolare, la banca centrale (la banca delle banche) ha tre strumenti principali per manipolare arbitrariamente la quantità di credito (e quindi di denaro):

  • la fissazione arbitraria del coefficiente di riserva obbligatoria (quest’ultima è la proporzione di denaro depositato che le banche commerciali non possono prestare ad altri o investire): una diminuzione di tale coefficiente consente al sistema bancario di espandere ulteriormente il credito al di là dei risparmi esistenti;
  • la fissazione arbitraria del tasso d’interesse che la stessa banca centrale pratica sui prestiti che fa alle banche commerciali: una diminuzione di tale tasso d’interesse tenderà ad aumentare l’espansione artificiale del credito; e soprattutto
  • le cosiddette “operazioni di mercato aperto” in cui la banca centrale compra beni o pezzi di carta (p. es. titoli del debito pubblico) semplicemente creando denaro dal nulla.

Al di là delle differenze tecniche fra questi tre strumenti, il punto fondamentale è che tutti e tre servono per aumentare artificialmente la quantità di denaro attraverso il mercato del credito (lending money into existence).

3.2) Il processo attraverso il quale nel lungo periodo l’espansione artificiale del credito produce decrescita

Supponiamo che nella ridente isoletta di Yanis l’organizzazione criminale di cui sopra, magari per ottenere il favore delle persone che opprime, voglia creare l’illusione della botte piena e della moglie ubriaca, cioè di una crescita superiore a quella che è compatibile con le alte preferenze temporali degli isolani. L’organizzazione criminale così comincia a creare denaro dal nulla attraverso l’espansione artificiale del credito. Vediamo in versione semplificata cosa accade.

3.2.1) Boom

L’espansione artificiale del credito produce una diminuzione del tasso d’interesse, nel senso che questo tenderà a essere inferiore a quello che sarebbe stato in assenza di tale espansione. Come nel caso precedente, un minore tasso d’interesse segnalerà maggiori risorse disponibili per gli investimenti (maggiori risparmi) e quindi incoraggerà investimenti di lungo periodo in settori più lontani dal consumo. I prezzi di borsa cominciano ad aumentare.

Tuttavia, a differenza di prima, adesso le risorse disponibili per gli investimenti (cioè i risparmi) non sono affatto aumentate (quindi i consumi non sono affatto diminuiti). Anzi, queste risorse (i risparmi) tenderanno a diminuire a causa del fatto che un minore tasso d’interesse diminuirà il compenso del risparmio. Minori risparmi vuol dire maggiori consumi.

I maggiori investimenti nei settori più lontani dal consumo faranno alzare i salari: infatti, a differenza di prima, la maggiore domanda di lavoro in questi settori non sarà contrappesata da una maggiore offerta derivante dalla minore domanda di lavoro nei settori più vicini al consumo (i consumi infatti non solo non sono diminuiti ma sono aumentati). L’aumento dei salari farà aumentare ulteriormente i consumi. Aumentando la domanda di beni di consumo aumenteranno anche gli investimenti nei settori più vicini al consumo (non solo quelli nei settori più lontani dal consumo).

Quindi da un lato si ha un aumento degli investimenti nei settori più lontani dal consumo; da un altro si ha un aumento degli investimenti nei settori più vicini al consumo; da un altro ancora si ha una diminuzione delle risorse disponibili per gli investimenti e cioè dei risparmi (la differenza fra risparmi e investimenti essendo costituita dall’espansione artificiale del credito). La situazione è chiaramente insostenibile:

I differenti aspetti del processo di mercato messi in moto dall’espansione artificiale del credito … non sono compatibili fra loro. Lavorano in direzione opposta. … Le forze di mercato che riflettono le preferenze dei percettori di reddito da lavoro [income earners] spingono nella direzione di maggiori consumi. Viceversa, le forze di mercato prodotte dall’effetto del credito artificialmente a buon mercato spingono nella direzione di maggiori investimenti … La fase iniziale del processo di mercato scatenato dall’espansione artificiale del credito è determinata dal comportamento contrastante dei consumatori e degli investitori e comporta la sovrapproduzione di entrambe le categorie di beni [beni di consumo e fattori di produzione, n.d.r.][7]

Aumentando la domanda dei beni di consumo aumentano i prezzi di tali beni (diminuisce il potere d’acquisto): quindi, sebbene i salari nominali aumentano, i salari reali diminuiscono.

È il boom, le cui caratteristiche sono investimenti economicamente non sostenibili (malinvestments) ed eccesso di consumo (overconsumption)[8].

3.2.2) … & Bust

fgrPrima o poi la scarsità delle risorse disponibili per gli investimenti viene alla luce. A un certo punto gli imprenditori cominciano a far fatica a trovare credito per continuare i loro progetti. Man mano che gli imprenditori, nel tentativo di portare a termine i loro progetti, competono fra loro per aggiudicarsi le risorse che adesso si rendono conto essere scarse e non abbondanti, il tasso d’interesse sale tendendo a riallinearsi a quello (molto più alto) corrispondente alle effettive preferenze temporali delle persone (cioè ai risparmi esistenti) e addirittura, a causa del panico (distress borrowing), a superare quest’ultimo.

Il significativo aumento del tasso d’interesse porta al fallimento dei malinvestments, cioè di quei progetti imprenditoriali che erano stati fondati sul presupposto di un basso tasso d’interesse (cioè di ampie risorse disponibili per gli investimenti) e che non sarebbero mai stati intrapresi se il tasso d’interesse fosse stato lasciato libero di esprimere le effettive preferenze temporali delle persone e quindi di coordinare risparmi e investimenti. Al crescere del tasso d’interesse diminuisce il valore attuale dei beni capitali: si ha quindi a una riduzione dei prezzi di borsa.

Il fallimento dei malinvestments rende esplicito lo stato di bancarotta delle banche che hanno espanso il credito mediante riserva frazionaria: le imprese a cui hanno prestato i soldi sono fallite e/o non sono in grado di restituire il denaro fiat creato dal nulla e prestato loro grazie alla riserva frazionaria. L’esplicitazione dello stato di bancarotta delle banche incoraggia una corsa agli sportelli. Questa a sua volta tende a far precipitare ulteriormente lo stato di insolvenza delle banche. In assenza di un intervento della banca centrale, le banche sono costrette a dichiarare ufficialmente la bancarotta.

Il fallimento dei malinvestments, peraltro accelerato dal precipitare della situazione di insolvenza bancaria, fa crescere la disoccupazione: le imprese chiudono, aumenta la disoccupazione, diminuiscono i redditi e i consumi, le borse crollano. Il boom si è trasformato in bust. La realtà presenta il conto.

Ed è salato: il sistema economico non torna al punto in cui era prima dell’espansione artificiale del credito, ma molto indietro. Tale espansione del credito infatti ha prodotto investimenti in beni durevoli e specifici che in buona parte andranno perduti: le risorse che per esempio sono finite in macchinari che non potranno più essere utilizzati per altri progetti o convertiti ad altri scopi saranno perse per sempre (quei macchinari saranno lasciati a marcire in qualche capannone). Il sistema dovrà ripartire con molte meno risorse di quelle che aveva all’inizio del processo di espansione artificiale del credito: la strada più breve per la crescita sostenibile (quella tracciata dal libero mercato senza se e senza ma) sarà molto più lunga e molto più in salita di quanto era prima. Sebbene non possa essere resa più corta e meno ripida, questa strada può essere resa ancora più lunga e ancora più ripida continuando a negare la realtà e quindi ostacolando (o addirittura impedendo) al libero mercato di fare il suo lavoro e alla crisi di ripulire il sistema economico dagli effetti delle distorsioni della struttura produttiva indotte dalla manipolazione monetaria e del credito.

3.2.3) La ripresa ciclica

Naturalmente, questo è esattamente quello che l’organizzazione criminale tende a fare: negare la realtà e impedire al libero mercato di fare il suo lavoro. Nelle parole di Murray Rothbard, «Se elenchiamo logicamente i vari modi nei quali lo stato può impedire il processo di aggiustamento di mercato, troveremo che abbiamo elencato esattamente l’arsenale di politiche economiche ‘anti-depressive’ dei governi [segue elenco, n.d.r.]»[9].

Fra le altre cose, lo stato tenterà di risolvere i problemi creati dall’espansione artificiale del credito con ulteriore espansione artificiale del credito, in questo modo producendo ulteriori cicli di boom e bust.

Come dice Friedrich von Hayek, «Combattere la depressione economica attraverso l’espansione forzata del credito vuol dire curare il male attraverso le stesse misure che lo hanno prodotto; dato che il problema è causato dalla distorsione della struttura produttiva [misdirection of production] noi vogliamo creare ancora maggiore distorsione»[10]. Naturalmente, curare il male con le stesse misure che lo hanno prodotto ripeterà il processo distruttivo ma a un livello più profondo: il conto con la realtà viene rinviato a costi esponenzialmente sempre maggiori.

Il rinvio non può andare avanti all’infinito. Quando i problemi creati dall’inflazione monetaria non potranno più essere rinviati con ancora maggiore inflazione monetaria, arriva il collasso, sia che si scelga la strada della ragione (il ritorno al mercato, che produrrà un “collasso costruttivo” cioè una crisi di proporzioni enormi che curerà il sistema economico dalle enormi distorsioni prodotte dall’interventismo) sia che si scelga la strada della follia (l’iperinflazione: il “collasso distruttivo” dell’intero sistema monetario):

Il boom può durare solo finché l’espansione del credito prosegue a un ritmo sempre più accelerato. Il boom si ferma nel momento in cui quantità addizionali di mezzi fiduciari non sono più gettate sul mercato del credito. Ma non può durare per sempre, anche nel caso in cui l’inflazione e l’espansione del credito proseguissero all’infinito. In questo caso incontrerebbe le barriere che impediscono l’espansione senza limiti del credito in circolazione. In particolare, porterebbe al crack-up boom [o flight into real goods: le persone spendono immediatamente il denaro in qualsiasi cosa di reale e durevole pur di limitare i danni della repentina perdita di potere d’acquisto della moneta, n.d.r.] e al collasso dell’intero sistema monetario[11].

*   *   *

RIPRESAOra, ritornando al punto da cui siamo partiti, la cosiddetta “ripresa ciclica” non è altro che una fase di boom che, dato il tentativo da parte dell’organizzazione criminale di risolvere i problemi causati dall’espansione artificiale del credito con ancora maggiore dosi della stessa, segue una fase di bust. Quindi la ripresa è il momento in cui vengono fatti ulteriori errori imprenditoriali “concertati” a causa dell’ulteriore espansione artificiale del credito.

La ripresa ciclica è dunque un fenomeno opposto a quello della crescita strutturale. Quest’ultima è il momento in cui, grazie al coordinamento fra risparmi e investimenti svolto dal tasso d’interesse, si ha creazione di ricchezza. La ripresa ciclica è al contrario la fase in cui, a causa del fatto che l’espansione artificiale del credito impedisce al tasso d’interesse di svolgere la sua funzione di coordinamento fra risparmi e investimenti, vengono fatti ulteriori investimenti economicamente insostenibili o malinvestments e quindi vengono gettate le basi per ulteriore distruzione di ricchezza.

Ed è utile ricordare che questa distruzione di ricchezza non avviene solo se l’espansione artificiale del credito è “sufficientemente ampia” (e oggi è ampia su una scala di grandezza senza precedenti nella storia). Può bastare infatti anche solo una minima espansione artificiale del credito per produrre, nel tempo, effetti sistemici devastanti: «[N]el tempo anche piccole [espansioni artificiali del credito] hanno un effetto significativo e cumulativo sul pattern di allocazione delle risorse. In particolare, … se il tasso d’interesse segnala un piccolo cambiamento [nelle preferenze temporali delle persone, n.d.r.] quando nessun cambiamento in effetti si è verificato (o se non segnala un piccolo cambiamento che in effetti si è verificato), le conseguenze possono essere allocazioni sbagliate delle risorse che alla fine portano a una correzione drammatica[12].

La stampa mainstream, anche assumendo che fosse in grado di farlo, non potrebbe mai rendere esplicita l’opposizione fra crescita strutturale e ripresa ciclica. Se lo facesse, diverrebbe chiaro che l’espansione artificiale del credito supportata da tutte le istituzioni (inclusi naturalmente gli stati che in molti casi finanziano la stampa mainstream e della cui propaganda di fatto quest’ultima si fa strumento di diffusione) sta portando (di nuovo e necessariamente) al collasso sistemico.

4) Conclusioni

La tanto agognata “ripresa” è una cosa negativa. Essa non è una cosa positiva come viene dato per scontato nell’immaginario popolare. Né è una cosa neutra rispetto alla crescita strutturale come la banca centrale (responsabile dell’espansione artificiale del credito) vuole far credere. La “ripresa ciclica” è il seme della decrescita e della devastazione, non solo economica ma anche umana, prodotto dall’espansione artificiale del credito. Quello di cui abbiamo bisogno è crescita strutturale: la “ripresa ciclica” è il modo per non averla.

mondoierizweigIn un meraviglioso e recente articolo, Guglielmo Piombini ha raccontato, attraverso gli occhi di Stefan Zweig, le conseguenze che l’espansione artificiale del credito ha non solo sul comportamento dell’uomo, ma anche sulla sua anima:

Di tutte le ragioni che provocarono l’avvento [per via “democratica”, n.d.r.] di Adolf Hitler al potere, Zweig mette al primo posto il caos morale causato dall’iperinflazione che colpì prima l’Austria e poi, più gravemente, la Repubblica tedesca di Weimar. La distruzione del valore della moneta causata dalla dissennata politica monetaria di quei governi sconvolse da cima a fondo la convivenza sociale e le norme morali. Chi per quarant’anni aveva risparmiato diventò un mendicante, chi era carico di debiti se ne trovò liberato, chi si atteneva alle regole moriva di fame, chi corrompeva era sazio. Il denaro, ricorda Zweig, si disperdeva come fumo e vapore, annullando ogni criterio di misura e valore … Dopo che l’umanità con le trincee aveva regredito sino all’età delle caverne, essa rinunciò anche alla civiltà millenaria del denaro (Guglielmo Piombini).

Può essere solidamente argomentato che l’umanità regredì con le trincee sino all’età delle caverne a causa del fatto che rinunciò alla civiltà millenaria del denaro: il gold standard (cioè la civiltà millenaria del denaro) fu abbandonato nel ’14 per finanziare la Prima Guerra Mondiale attraverso la tassa invisibile dell’espansione artificiale del credito. Se il gold standard fosse stato mantenuto, cioè se il denaro non fosse stato sostituito col denaro fiat, la Prima Guerra Mondiale e quelle successive non avrebbero potuto aver luogo. Come dice Gary North, “per finanziare le guerre i governi avevano necessità di inflazionare la massa monetaria. Lo standard aureo glielo impediva, così i politici e i banchieri centrali lo impedirono per decreto[13].

Il fatto che la stragrande maggioranza delle persone (inclusi molti professori universitari di economia e ministri dell’economia) non conosca la scienza economica mette il potere politico totalitario (specie quello “democratico”) al riparo da sgradite interferenze. Aiutato dalla stampa mainstream, questo potere politico ha trasmesso il messaggio che la ricchezza può essere creata con una stampante o con un tasto di computer. “Intellettuali” o meno che siano, i “moderati”, cioè coloro che per partito preso non mettono in discussione il potere costituito e la sua struttura istituzionale (inclusa quella monetaria naturalmente), non hanno messo in discussione questo messaggio. D’altro canto, i “non moderati”, coloro che oggi costituiscono di fatto l’unica forma di “dissenso monetario” (i vari “no euro”, “no austerità” & Co.), chiedono un aumento dell’espansione artificiale del credito ancora maggiore di quello in atto (che è già di dimensioni mai viste prima). Essi vogliono uscire dall’euro, per esempio, per avere ancora maggiori possibilità di inflazionare il denaro fiat. Per ignoranza economica, sincera convinzione o apatia, i “moderati” e i “non moderati” (che insieme formano la quasi totalità della popolazione occidentale) di fatto oggi costituiscono quelli che Ludwig von Mises chiama “inflazionisti radicali”. Se tu parli loro di abolizione del denaro fiat a corso forzoso (cioè di ritorno al denaro e alla libertà monetaria), dell’abolizione della banca centrale e della riserva frazionaria, ti guardano come se stessi parlando ostrogoto.  A proposito di loro nel 1949 Mises scriveva:

Nella loro opinione la scarsità è creata dai limiti artificiali all’espansione del credito e agli altri modi di aumentare la quantità di denaro in circolazione Essi raccomandano una spesa pubblica illimitata come panacea. Tale è il mito dell’abbondanza sconfinata. La scienza economica può lasciare agli storici e agli psicologi il compito di spiegare la popolarità di questo particolare tipo di veneggiamento [wishful thinking] e di indulgenza nel sognare a occhi aperti.[14]

Dopo oltre sessant’anni gli storici e gli psicologi non hanno spiegato un bel niente perché essi stessi, formati in università pubbliche e/o dipendenti in un modo o nell’altro dallo stato, soffrono delle stesse allucinazioni. La Scuola Austriaca di economia è bandita da ogni università e in campo economico l’opinione pubblica si forma sullo scientismo economico promosso dagli stati totalitari e diffuso dai media mainstream e da quasi tutte le università (cioè sulla negazione della scienza economica coerentemente intesa nel suo complesso come lo studio dell’azione umana).

La mia generazione (così come quella precedente e quella successiva) è cresciuta dentro la gabbia della manipolazione monetaria e del credito. Essendo cresciute al suo interno, molte persone non riescono a vedere questa gabbia, né a sentirla. La hanno interiorizzata, così come hanno interiorizzato l’idea di “legge” che la rende possibile (il positivismo giuridico). Come nel caso della generazione precedente, la stragrande maggioranza delle persone che appartengono a quella attuale trova conforto nel fatto che questa autorità sia costituita da rappresentanti della maggioranza e vede questa come una differenza sostanziale rispetto alle dittature del ventesimo secolo (come se l’espansione artificiale del credito potesse essere meno illegittima e i suoi effetti potessero essere meno devastanti quando viene decisa dai rappresentati di una maggioranza invece che da un dittatore). Non avendo mai vissuto la libertà, queste persone non riescono a immaginarla e non oppongono alcuna resistenza alla propaganda statalista che, per continuare a estendere il suo potere arbitrario, confonde ad arte libertà e democrazia. Esse assorbono completamente questa confusione e riescono a vedere solo i danni prodotti dal totalitarismo, non il totalitarismo. E generalmente ne danno la colpa al libero mercato o capitalismo (la cui assenza ha prodotto i danni di cui soffrono).

Note

[1] La Banca d’Italia e la BCE tuttavia si sbagliano, e di grosso, quando ritengono che la ripresa ciclica da loro cercata possa aiutare la crescita strutturale, p. es. creando le condizioni perché la politica faccia le opportune “riforme”. E si sbagliano per due ragioni. La prima è che, come vedremo, anche ammesso che ci fosse, la ripresa ciclica allontanerebbe e impedirebbe la crescita strutturale, non la favorirebbe né creerebbe le condizioni per le riforme che la consentirebbero (in altri termini, la ripresa ciclica non è neutra rispetto alla crescita strutturale).  La seconda ragione è che le uniche riforme che potrebbero consentire la crescita strutturale sono quelle che né la Banca d’Italia né la BCE (né il potere politico, naturalmente, nazionale o sovranazionale che sia) si sognerebbero mai di proporre in quanto sarebbero quelle che fra le altre cose cancellerebbero le stesse banche centrali e i loro privilegi dalla faccia della Terra.

[2] Infatti il valore attuale dei beni capitali si calcola in base ai flussi di reddito (cash flows) prodotti da quei beni capitali scontati al tasso d’interesse. Quindi il valore attuale dei beni capitali cresce al diminuire del tasso d’interesse. P. es., se si stima che un bene capitale produca un cash flow C1 nell’anno 1 e un cash flow C2 nell’anno 2, il valore attuale (PV, Present Value) di quel bene capitale sarà dato da:

PV = (C1/(1+r1)) + (C2/(1+r2)^2)

dove r1 è il tasso d’interesse annuale per il denaro investito a 1 anno e r2 è il tasso d’interesse annuale per il denaro investito a 2 anni (che sarà maggiore di r1 in base al fatto che, a parità di condizioni – e quindi di tasso d’interesse -, meglio avere 100 euro oggi che 100 euro domani). Per più anni la formula sarà:

PV = ∑Ct/(1+rt)^t

Il valore attuale netto è ottenuto aggiungendo l’investimento iniziale (cash flow negativo) al valore attuale. Vedi per esempio Brealey R.A., Myers S.C., 1996, Principles of Corporate Finance (McGraw-Hill, New York), p. 35.

[3] La ragione per cui l’espansione artificiale del credito (e quindi del denaro: in altre parole l’inflazione monetaria) tende a trasferire risorse dai creditori ai debitori è che, fra le altre cose (e al netto dei cambiamenti dei prezzi relativi), tende a ridurre il potere d’acquisto della moneta. I debitori quindi restituiranno una somma che è uguale, in termini nominali, a quella presa a prestito ma che, in termini reali, è inferiore: dopo che il processo dell’inflazione monetaria avrà fatto il suo corso, la stessa quantità di denaro potrà comprare meno beni di prima.

[4] Vedi Rothbard M. N., 2013 [1983], Il Mistero dell’Attività Bancaria (USEMLAB, Massa); e Huerta de Soto J., 2009 [2006], Money, Bank Credit and Economic Cycles (Mises Institute, Auburn AL).

[5] Vedi per esempio North G., 2010, Cosa è il Denaro (USEMLAB, Massa), p. 21.

[6] Vedi Rothbard M. N., 2013 [1983], Il Mistero dell’Attività Bancaria (USEMLAB, Massa), p. 87; e Huerta de Soto J., 2009 [2006], Money, Bank Credit and Economic Cycles (Mises Institute, Auburn AL), p. 727.

[7] Garrison R.W., 2001, Time and Money, The Macroeconomics of Capital Structure (Routledge, London and New York), pp. 68-71, traduzione mia.

[8] Vedi Mises, L., 2007 [1949], Human Action: A Treatise on Economics (Liberty Fund, Indianapolis), Vol. 2, p. 575.

[9] Rothbard M.N., 2000 [1963], America’s Great Depression (Mises Institute, Auburn AL), p. 19, traduzione mia.

[10] Hayek F.A., 2012 [1933], Business Cycles, Part I (The University of Chicago Press, Chicago), p. 55, traduzione mia.

[11] Mises, L., 2007 [1949], Human Action: A Treatise on Economics (Liberty Fund, Indianapolis), Vol. 2, p. 555, traduzione mia.

[12] Garrison R.W., 2001, Time and Money, The Macroeconomics of Capital Structure (Routledge, London and New York), p. 62, traduzione mia.

[13] North G., 2010, Cosa è il Denaro (USEMLAB, Massa), p. 86.

[14] Mises, L., 2007 [1949], Human Action: A Treatise on Economics (Liberty Fund, Indianapolis), Vol. 2, p. 235, traduzione mia.

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5 COMMENTS

  1. Trovo queste “supposizioni” fin troppo accomunabili a casi reali, ma dev’essere una mia impressione… comunque complimenti per l’articolo come sempre esaustivo, dopo tre o quattro puntate di Focus Economia devo sempre venire qui per respirare un po’ di aria pulita…

  2. Credo di farmi interprete del pensiero di tutti i lettori del Miglioverde ringraziando Giovanni Birindelli per questa grandiosa e straordinaria lezione di economia austriaca.

  3. Raramente ho letto articoli così chiari. Purtroppo la necessaria conseguenza della lettura è un cupo pessimismo perchè è evidente il fatto che difficilmente si riuscirà ad invertire il processo in corso. Il sistema viene drogato sempre di più e richiede sempre più droga ogni volta che ne assume. Il decesso violento pare inevitabile a meno di miracoli.

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