di MARIETTO CERNEAZ
“L’Avana è militarizzata, le linee telefoniche e internet sono bloccate. Aleggia un silenzio surreale, sembra di vivere in un’altra città”. Della dissidenza a Cuba Yoani Sánchez è ormai una delle voci e dei volti più noti, scrive il Corriere. In prima linea fin dagli inizi, quando ancora Fidel era vivo e cedeva il passo al fratello Raul. Oggi, passati più di 10 anni, Yoani è ancora all’Avana e insieme al marito Reinaldo, a sua volta intellettuale e dissidente, fa sentire la sua voce e continua il suo lavoro di giornalista con il portale «14ymedio».
Il lavoro della CIA è dietro alla rivolta cubana? Folle controllate da un’opposizione interna che il governo ha sempre chiamato “piccoli gruppi”? Le migliaia di cubani scesi spontaneamente in piazza domenica 11 luglio a Cuba sono la prova vivente che le proteste pubbliche che, secondo l’Osservatorio cubano dei conflitti, sono quintuplicate nell’isola dallo scorso settembre, non erano né conseguenza della prima ipotesi e tantomeno della seconda. Piuttosto, il regime stesso ha generato nei cubani comuni la sensazione – molto pericolosa per loro – di non avere più nulla da perdere. E la paura s’è fatta da parte. Anche se gli arresti sono a migliaia e la repressione del regime castrista non manca.
Il 2021 è stato un anno in cui la dirigenza castrista ha dimostrato ancor di più l’abbandono del “vecchio patto sociale comunista” di garantire un minimo di servizi in termini di salute, alimentazione e sicurezza sociale ai cittadini in cambio, se non della loro lealtà, almeno della loro passività, ha scritto FhrCuba.
Il sistema sanitario, che era già in piena crisi da anni, con una assoluta carenza di medicinali, forniture, attrezzature, ambulanze e medici (chissà come mai vanno però a fare missioni all’estero?), ha finito per crollare, anche di fronte alla tragica farsa covidiana. Senza antibiotici, antipiretici semplici come la Duralgina, antiinfiammatori, con ospedali senza letti e poche ambulanze, pochi medici sfruttati e con tutti i pazienti di altre malattie lasciati al loro destino. Un dramma di dimensioni catastrofiche e insolite in tempi di pace. Con un decreto tanto urgente quanto emblematico di quanto sia criminale il sistema cubano, il Governo cubano ha autorizzato l’ingresso temporaneo “senza limiti” nel Paese di generi alimentari, prodotti da toeletta e medicinali – merci che scarseggiano nel mercato nazionale – senza il pagamento di tariffe.
Non sorprende che dal “Fino a quando” con cui i cubani hanno ricevuto ogni nuova svolta a cui il governo li ha costretti, siano passati a un massiccio e speranzoso “È finita” sfumato da grida di “Libertà”, “Abbasso la Dittatura”,”Patria e Vita” e “Non abbiamo paura”. Quest’ultima era l’unica cosa rimasta l’hanno già persa.
Insomma, qualcosa di diverso sta succedendo a Cuba. Come finirà? 62 anni di totalitarismo vedranno finalmente la fine?