di PAOLO L. BERNARDINI
Se fossi uno scrittore mi cimenterei con una saga familiare italo-americana, che purtroppo ha avuto un esito – o forse, semplicemente, un momento – tragico.
Per le strade di Manhattan si è consumato un orrendo delitto: il giorno 4 dicembre un giovane uccide a sangue freddo, barbaramente, l’amministratore delegato di una delle principali agenzie assicurative in campo medico degli Stati Uniti, Brian Thompson. Lo colpisce alle spalle. Due colpi, il secondo letale. Il giorno 9 dicembre il killer – o come si ama dire, per correttezza ipocrita, “presunto killer” – viene arrestato in Pennsylvania. Si tratta di un giovane del fiore della gioventù americana, o italo-americana (ma almeno di quarta o quinta generazione), Luigi Mangione. Ventisei anni, scuole d’élite, bello e “fit”. Appartiene al medesimo ceto della sua vittima.
Tra le masse di decerebrati del mondo, moralmente e intellettualmente, diviene un eroe, un Robin Hood, che ruba (ma