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Da una parte gli pseudo-indipendentisti, dall’altro quelli con un progetto

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partitivenetidi ENZO TRENTIN

Superare il rancore confonde la memoria del torto subìto. Lo ha dimostrato un team di psicologi dell’Università di St Andrews (Scozia). 40 volontari hanno letto una serie di brevi storie in cui una persona subisce un torto (infedeltà, calunnia o furto): dovevano immedesimarsi nella vittima e pensare se, al suo posto, sarebbero stati in grado di perdonare. lnoltre, ad alcuni fu detto di sforzarsi di ricordare tutti i dettagli delle storie, agli altri di dimenticarli. Dopo due settimane è stata esaminata la loro memoria dei fatti: quelli che non avrebbero perdonato conservavano un buon ricordo dei particolari, anche quando il loro compito era di scordarsene. Al contrario, chi si era mostrato più incline al perdono aveva ricordi nebulosi, nonostante lo sforzo per mantenerli impressi nella memoria.

Crediamo che nell’indipendentismo veneto ci sia una mancanza di memoria storica; di ricordi nebulosi, altrimenti appare difficile comprendere certi atteggiamenti ed azioni politiche. È quindi necessaria una digressione storica per comprendere come il collaborazionismo sia l’attività di collaborazione con le autorità nemiche d’occupazione. Il termine è stato usato soprattutto in riferimento alla collaborazione con i nazisti occupanti durante la Seconda guerra mondiale. Paradigmatici in tal senso i casi del governo francese di Vichy guidato da Philippe Pétain e della Norvegia di Vidkun Quisling. Quest’ultimo è diventato universalmente sinonimo di collaborazionismo.

In un’accezione politica, e a scopi polemici, è stato definito collaborazionismo anche la partecipazione al governo da parte di un partito d’opposizione. La parola fu usata prima del fascismo per indicare la partecipazione dei socialisti al governo dell’Italia liberale. Significativa la crisi di fine secolo dove si manifestarono le conseguenze sul piano sociale, come dimostrano i fatti di piazza del Duomo a Milano del maggio 1898 quando il generale Bava Beccaris non esitò a sparare con i cannoni ad alzo zero sulla folla che chiedeva “Pane e lavoro” durante la protesta dello stomaco.

Poiché la democrazia non è un’ideologia, bensì quell’insieme di regole, (diritti e doveri) valide per tutti, che bisogna impiegare per la costituzione di un governo e per la determinazione di decisioni politiche vincolanti per l’intera comunità, gli pseudo indipendentisti veneti non sono riusciti, a tutt’oggi, a rispondere alle domande fondamentali su come un Veneto indipendente sarebbe un luogo migliore dell’Italia in cui vivere. Ovvero, quale nuovo assetto istituzionale renderebbe la vita degli abitanti più socialmente accettabile? Qual è il modello di società veneta a cui tendere?

QUISLINSono, o meno, collaborazionisti coloro che definendosi indipendentisti concorrono alle elezioni italiane ed accettano – se eletti – di operare nelle istituzioni di quello Stato che vorrebbero abbandonare?

Durante la seconda guerra mondiale i cosiddetti collaborazionisti si giustificarono asserendo che senza la loro opera, i nazisti si sarebbero comportati in maniera più feroce ed oppressiva. Tralasciando, in questa sede, di analizzare se ciò sia stato vero o meno; proviamo ad esaminare succintamente se il collaborazionismo degli pseudo indipendentisti veneti – a partire dalla Lega Nord per giungere agli ultimi arrivati – renda il regime democratico rappresentativo italiano più accettabile:

  1. I veneti pagano meno tasse, o con il loro residuo fiscale consentono ad altri italiani di vivere scialacquando e depauperando?
  2. I veneti si avvantaggiano di ampie autonomie presenti in altre 5 regioni italiane?
  3. I veneti, malgrado le asserzioni del loro Presidente di Regione, possono determinare il numero delle accoglienze di profughi in fuga da guerre e/o da sottosviluppo economico? 
  4. Sono, o meno, costretti ad accettare i diktat del governo italiano attraverso i suoi Prefetti?  (Qui) 
  5. I veneti, sempre grazie all’opera dei predetti pseudo indipendentisti, hanno visto una riduzione della criminalità nel loro territorio?
  6. Sono state ridotte le disparità esistenti tra i cittadini in difficoltà? Ovvero i veneti in stato di necessità e bisognosi di sostegno economico, appartenendo alla Repubblica italiana, sono trattati con qualche privilegio o priorità nei confronti di Rom, extracomunitari, profughi o migranti economici? Alcune constatazioni: (Qui  – Qui  – Qui)
  7. La presenza di sedicenti indipendentisti veneti – LN compresa – nelle istituzioni ha dato impulso al dibattito pubblico sui vantaggi, o meno, di un Veneto indipendente?
  8. La presenza di sedicenti indipendentisti veneti nelle istituzioni, unita alla facoltà di ogni cittadino, e a maggior ragione dei rappresentanti istituzionali, ha aumentato le smentite delle informazioni edulcorate del regime partitocratico? Ovvero, i veneti godono allo stato attuale di una maggiore libertà di stampa?
  9. Gli pseudo indipendentisti veneti anziché una informazione di speculazione politica, preferiscono un giornalismo servile, tipico dell’informazione sovvenzionata dallo Stato?
  10. Gli pseudo indipendentisti veneti conoscono e approvano il fatto che i limiti della critica concessi a un giornalista sono più ampi rispetto a quelli ammessi nel caso di privati cittadini tanto più quando contribuiscono a un dibattito su questioni di interesse generale? Come prescrive l’articolo 10 della Convenzione europea che assicura il diritto alla libertà di espressione, e l’articolo 21 della Costituzione italiana nella cui giurisdizione siamo costretti a vivere?
  11. In che modo gli pseudo indipendentisti veneti presenti nelle istituzioni italiane hanno contribuito a sviluppare la pubblica discussione sull’indipendenza del loro territorio o su altri?

Potremmo continuare, ma le risposte sarebbero sempre inevitabilmente negative. La presenza di pseudo indipendentisti veneti nelle istituzioni italiane non migliora la qualità della vita dei residenti. Non ancora almeno!

La mistica cattolica tedesca Teresa Neumann (1898–1962) è nota per alcuni fenomeni e proprietà sovrannaturali, che le sono stati riconosciuti dalla Chiesa Cattolica, disse: «Questa età di Caino dove trionferà l’ignoranza, lo spregio della cultura, l’arroganza, l’orgoglio, la violenza, il materialismo». Intravide ancora: «Ho visto bestie orribili, dei grandi del mondo con teste d’asino e corpo di un serpente. […] Ed ho visto l’asino dare ordini al leone. In quel momento, troppi leoni avranno un cuore d’asino e si faranno ingannare…». Insomma di quale tipo di politici siamo sovraffollati?

Da queste ed altre considerazioni (si legga, per esempio, qui, l’ottimo articolo di Alessandro Morandini) traiamo la convinzione che sia giunto il momento di procedere ad una indispensabile dicotomia: da un lato gli pseudo indipendentisti (i cosiddetti Quisling). Dall’altro coloro che lavoreranno per la realizzazione:

  • prima di un abbozzo di nuove istituzioni;
  • poi per farlo conoscere all’opinione pubblica veneta;
  • contemporaneamente facciano opera diplomatica nel contesto internazionale;
  • ed infine non appena ne ricorrano le condizioni dichiarino la secessione.

 

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