DI GUGLIELMO PIOMBINI*
A cent’anni dall’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale lo Stato italiano ha ancora bisogno, per giustificare la propria esistenza, di ricorrere al mito della Grande Guerra, il sacrificio comune che avrebbe, col sangue di tanti italiani, suggellato per sempre l’unità nazionale. Contro quest’uso della retorica patriottica finalizzato a legittimare le istituzioni vigenti Gilberto Oneto ha scritto un libro documentato e avvincente, Il “Guerrone”. Le nefandezza del 1915-18 (Il Cerchio, € 28,00), che spiega cosa fu realmente la Grande Guerra: un immenso crimine perpetrato dallo Stato contro i propri sudditi, che provocò cataste di morti, una quantità sterminata di feriti e mutilati, immense distruzioni e la rovina completa dell’economia. Milioni di italiani furono mandati a morte certa nell’inferno delle trincee sotto la minaccia del fuoco dei carabinieri e dei plotoni d’esecuzione, per soddisfare le vanità espansionistiche di un