“Caruso nacque in modo del tutto casuale: la mia barca si è rotta e ho dovuto fermarmi nel porto di Sorrento. Mentre aspettavo che la riparassero mi diedero la suite dove era morto il tenore. Mi sono fatto raccontare le ultime ore della sua vita, poi ho aggiunto i pezzi in napoletano per dare l’epos giusto”.
Lo raccontava Lucio Dalla nella sua ultima intervista, rilasciata venerdì scorso a “Liberation” in vista del concerto che avrebbe dovuto tenere il 13 marzo all’Olympia di Parigi. L’intervista, pubblicata oggi, è stata ripresa da La Stampa. L’artista, scomparso ieri, ricorda il suo esordio come jazzista: “La musica non ha steccati – sostiene -, ho fatto anche regie di opere liriche, ho prodotto molti artisti”.
Poi parla del suo amore per Napoli (“È la mia seconda città, ma forse anche la prima”), della collaborazione con Francesco de Gregori (“Abbiamo lavorato insieme trent’anni fa, poi non ci siamo più visti. Ci siamo reincontrati per caso e così è ripartito un nuovo tour, bellissimo, insieme”), del rapporto con il Festival di Sanremo (“Quando nel 1971 feci 4-3-43 vinsero tre canzoni che poi diventarono successi mondiali, adesso c’è una mediocrità appena accettabile”).
Interpellato sull’era Berlusconi, Dalla definisce l’ex premier “un amico, è migliore di quello che sembra, non l’ho mai votato, ma umanamente è piacevole”. Poi la conclusione, che appare un pò come la sua filosofia di vita: “I cambiamenti vanno sempre guardati non con sospetto ma con fiducia”.