di MATTEO CORSINI
Luca De Meo, amministratore delegato di Renault e capo dell’associazione dei costruttori di auto europea (Acea), ha spesso a che fare con i legislatori (non solo) europei, che con il Green Deal hanno creato più di un grattacapo al settore automotive del Vecchio Continente.
L’approccio conciliante tipico delle lobby consolidate ha però fatto male i conti negli anni addietro: invece di opporsi alla transizione elettrica forzata, ha puntato a ottenere incentivi sia all’offerta, sia alla domanda. Il problema è che incentivare una nicchia può funzionare, ma con un mercato di massa le cose cambiano e i conti non tornano. E in effetti non stanno tornando.
Le case automobilistiche nel frattempo hanno investite paccate di miliardi nella transizione all’elettrico, quindi non possono permettersi di azzerare tutto. Stanno cercando di rallentare rispetto agli obiettivi (irrealistici) che si erano poste qualche anno fa, ma chiedono ancora di avere sostegno per il passaggio all’elettrico, che ritengono ineludibile.
Nel frattempo, la domanda continua a scarseggiare, nonostante gli incentivi, perché gli automobilisti non sono stupidi, né hanno budget illimitati. Non sono stupidi e quindi capiscono che l’auto elettrica è un prodotto che, a tutt’oggi, è inferiore a quella con motore endotermico. Men che meno hanno budget illimitati per coprire la differenza di prezzo tra una elettrica e una auto vera.
De Meo però afferma, in merito all’elettrico: “Non ho mai visto nella mia carriera una tecnologia capace di passare in cinque anni da zero al 15% del mix. Questa è la verità”. Beh, nessuna altra tecnologia è stata spinta per via legislativa allo stesso modo in precedenza. Non stiamo parlando di uno sviluppo di mercato. E in effetti quel 15% è pure deludente, rispetto ai progetti di qualche anno fa quando disgraziatamente prevaleva la dottrina Timmermans in Europa.
Questa è la verità, direi. E continuerà a esserlo per qualche tempo almeno.
Ai costruttori di auto elettriche brucerà il culo non poco, nei prossimi anni. Ma si sa, a pagare veramente saranno le persone comuni, vessate da governi e stati che, debitamente votati ed eletti, implementano, impongono e sovvenzionano queste porcherie green, inquinando il libero mercato ed il regime di libera concorrenza. Ma è per il bene superiore comune, è noto.