Di recente mi sono imbattuto nella classica notizia che fa capire (anche a chi ancora non lo avesse capito) quanto avesse ragione Ludwig von Mises nel sostenere che l’interventismo chiama altro interventismo e che un’economia mista tende progressivamente al socialismo. In un Paese in cui albi e corporazioni, nonostante tutti facciano professione di antifascismo, sono più vivi e vegeti che durante il Ventennio, ogni pretesto è buono per introdurre patenti e barriere all’entrata.
Marco Donati, deputato del PD (partito i cui esponenti ogni tanto parlano a vanvera di “libbberalizzazioni”), ha presentato una proposta di legge per introdurre un patentino obbligatorio per tutti i professionisti dell’immagine personale. In pratica, se la proposta diventasse legge (e non mi stupirei se ciò avvenisse, magari con consensi anche da parte delle opposizioni, come ha scritto Leonardo Facco ieri in merito ai giardinieri), estetisti, parrucchieri, barbieri, tatuatori, truccatori o piercer dovrebbero munirsi di patentino.
Verrebbero anche regolamentate nuove professioni, come i “nail artist”, ossia coloro che si prendono cura delle unghie, che attualmente pare non rientrino in alcuna normativa specifica (sai che problemone!).
Quali sono i motivi che hanno spinto il deputato Donati a presentare questa proposta di legge? In primo luogo, garantire professionalità, igiene e sicurezza. Cosa abbastanza inverosimile, dato che chiunque abbia un’attività aperta al pubblico è già tenuto a mantenere igiene e sicurezza. Quanto alla professionalità, nessun patentino potrà mai sostituire l’apprezzamento (o meno) da parte dei clienti. Nulla vieta, peraltro, che, come già accade, ci siano associazioni private che facciano formazione e rilascino attestati.
Già, la formazione. Diventerebbe obbligatoria per almeno 600 ore e con esame finale per poter esercitare la professione di tatuatore e piercer, e di 300 ore nel caso di make up artist. Insomma, pare che le persone non siano in grado di capire autonomamente se un barbiere o un tatuatore sanno fare il loro lavoro. Serve la certificazione statale.
L’altro obiettivo, che poi mi pare essere il primo, è “combattere l’evasione”, perché sarebbe stato stimato (non si sa come) che esisterebbe un sommerso di 15 miliardi all’anno. Non entro nel merito della questione, anche se il mio punto di vista sulla tassazione dovrebbe essere noto. Mi limito a osservare che non è necessario introdurre patentini e formazione obbligatoria (fornendo lavoro artificiale a chi dovrà offrire questi servizi a scapito di chi sarà costretto a pagarli) per “combattere l’evasione” o quello che è considerato abusivismo.
Poteva poi mancare la proposta di stabilire per legge come debbano essere denominate certe attività? Ovvio che no. E allora ecco che, se questa proposta diventerà legge, non esisteranno più (per legge!) “barbieri” e “parrucchieri”. Tutti saranno “acconciatori”. Non mi stupirei se mettessero sanzioni per chi lasciasse nell’insegna la scritta “barbiere” o “parrucchiere”.
Capite perché il declino è inarrestabile?