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Diada, junqueras: non ho rimpianti. rifaremo il referendum

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di REDAZIONE

Il più influente leader separatista attualmente in carcere, Oriol Junqueras, ex vice capo del governo catalano ​​in attesa di giudizio per il suo ruolo nel tentativo secessionista del 2017, rispondendo alle domande dell’agenzia Reuters alla vigilia dell’annuale marcia indipendentista in occasione della Diada, ha accusato la Spagna di aver tentato di decapitare il movimento secessionista ma che un altro referendum sull’indipendenza è ancora possibile.

“Sono convinto di essere innocente e di non aver commesso alcun crimine”, ha dichiarato Junqueras, 50 anni, leader del partito di sinistra Esquerra Republicana de Catalunya. “Ciò che lo Stato (spagnolo) pretende con questa (imminente) condanna è decapitare un movimento pacifico e, poiché non riesce a trattenere due milioni di cittadini, ci rinchiude,” ha scritto nelle risposte giunte attraverso il suo team legale. Junqueras infatti può utilizzare un computer ma senza accesso a Internet.

È uno dei 12 leader catalani – nove dei quali incarcerati – accusati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici per il referendum sull’indipendenza e la dichiarazione di indipendenza poi fallita. I pubblici ministeri chiedono condanne da 7 ai 25 anni, solo per Junqueras e una sentenza della Corte suprema spagnola è prevista a breve, probabilmente ad ottobre. Le autorità spagnole hanno ripetutamente affermato che il processo intentato contro i separatisti è stato equo e nel pieno rispetto dello stato di diritto. Come è tradizione ormai dal 2012, gli indipendentisti si sono dati appuntamento oggi per le strade e nelle piazze di Barcellona. Junqueras ha dichiarato di non avere rimpianti e di aver adempiuto a un “mandato democratico” quando due anni fa i leader catalani sfidarono il divieto imposto dai giudici ed effettuarono comunque il voto secessionista e la dichiarazione di indipendenza. Si arrivò allo scontro aperto con la polizia che brandì i manganelli contro la folla che si recava a votare. Uno scontro che spinse l’allora governo conservatore di Madrid a prendere il controllo diretto della regione.

Junqueras sostiene che il referendum sull’indipendenza della Scozia del 2014, autorizzato da Londra, potrebbe rappresentare un modello per il futuro prossimo della Catalogna. Alla domanda se avrebbe escluso di agire nuovamente in modo unilaterale, ha risposto: “Non possiamo scartare alcuna (opzione) democratica e pacifica”. Tuttavia, un sondaggio pubblicato nel luglio scorso da un istituto pubblico catalano ha mostrato come il consenso per una Catalogna indipendente sia al livello più basso degli ultimi due anni, con il 48,3% delle persone contrarie e il 44% a favore. L’Assemblea Nacional Catalana ha minimizzato il peso di questo sondaggio, ammettendo però che questo riflusso potrebbe essere causato dalla mancanza di una chiara tabella di marcia separatista, in un momento in cui i partiti a favore dell’indipendenza sono divisi sul da farsi. (RaiNews)

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1 COMMENT

  1. Oriol Junqueras, a prescindere dai 25 anni che rischia e probabilmente gli infliggeranno, è innocente sui capitoli più eclatanti perchè al massimo gli si può addebitare solo un disturbo aggravato della quiete pubblica e qualche danno erariale. Non lo si può nemmeno biasimare per essere un uomo dalle passioni politiche di sinistra statlista e para collettivista perchè sono beati cavoli suoi.
    Ingenuo però lo è stato e lo è stato in consorzio con altri.
    L’indipendenza è una idea corretta e possibile solo se si prende atto che una maggioranza, nel cuore dei catalani, sarebbe più ampia e liberamente auspicabile se si superassero gli arnesi istituzionali degli ultimi due secoli. Il governo coercitivo di tutti gli aspetti della vita umana in società va ripensato alla luce proprio delle “manganellevoli” istituzioni che ne son sortite e come perfino mia “zia” ha provato sul suo corpo quell’ 1 di Ottobre. Le questioni circa essere intra o extra unionisti in tema di Europa poi sono un falso problema. La frasa dell’unione di governi non è certo giuridicamente una unione di stati.

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